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Nord Stream 2, il gasdotto della discordia

Il nuovo gasdotto Nord Stream 2, che permetterà di trasportare gas naturale russo direttamente in Germania, non piace a tutti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 aprile 2019
tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 9.4.2019)
Il nuovo gasdotto passerà sui fondali del Mar Baltico, evitando Ucraina e Polonia. Keystone / Bernd Wüstneck

Sono decisamente tempi duri per i gasdotti. In Puglia, il progetto Tap è confrontato con l'ostilità di parte della popolazione. In Germania, invece, le ragioni sono geopolitiche.

Lungo 1'230 chilometri, il gasdotto si snoda sui fondali del Mar Baltico e termina a Lubmin, un piccolo paese nella regione del Meclemburgo-Pomerania Anteriore. I lavori sono vicini alla conclusione e dall'anno prossimo il nuovo gasdotto trasporterà circa 55 miliardi di metri cubi di gas dai giacimenti in Russia direttamente in Germania, evitando Ucraina e Polonia.

Ed è proprio questo nuovo tragitto via mare che suscita polemiche. La Polonia e l'Ucraina temono di perdere la loro importanza strategica.

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Dipendenza dalla Russia

Il progetto, portato avanti dal gigante russo dell'energia Gazprom con la partecipazione di diverse aziende europee, non è visto di buon occhio neppure dalla Commissione europea e dagli Stati Uniti. Appena qualche giorno fa, il Parlamento europeo ha approvato una revisione della direttiva sul mercato del gas, che dovrebbe permettere di regolamentare meglio questo progetto.

La revisione legislativa prevede che anche i gasdotti provenienti da paesi terzi siano coperti dalla legislazione comunitaria. "D'ora in poi, tutti i gasdotti provenienti da paesi terzi, compreso Nord Stream 2, dovranno essere conformi alle norme UE: accesso di terzi, separazione proprietaria, tariffe non discriminatorie e trasparenza. Ciò si traduce in una maggiore sicurezza energetica nel nostro continente", ha spiegato il relatore del testo per il Parlamento, il polacco Jerzy Buzek.

Durante le celebrazioni per il 70esimo anniversario della Nato, il vicepresidente statunitense Mike Pence aveva dal canto suo fortemente criticato l'attitudine della Germania. "Se i nostri alleati diventano sempre più dipendenti dalla Russia, non potremo assicurare la difesa dell'Occidente", aveva dichiarato. "Se Berlino persiste nella costruzione del gasdotto Nord Stream 2, diventerà letteralmente prigioniera della Russia".

Critiche che il portavoce di Nord Stream 2, Jens Müller, respinge con fermezza: "La Germania copre attualmente circa il 30% del suo fabbisogno energetico attraverso l’importazione di gas dalla Russia – afferma ai microfoni della Radiotelevisione svizzera. Questo non significa però che siamo dipendenti dalle forniture russe. Si tratta di una decisione pragmatica legata alle logiche di mercato e alle regole della libera concorrenza. Il gas russo è semplicemente più competitivo e conveniente. E quello che conta di più per i consumatori - per le imprese come per le famiglie - è il prezzo dell’energia".

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