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Brexit, “Londra può rinunciarvi unilateralmente”

La Corte di giustizia europea ha stabilito che il Regno Unito è libero di revocare in modo unilaterale la Brexit, sancita dal referendum del giugno 2016.

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Alla vigilia del voto della Camera dei Comuni sul trattato di divorzio concordato con Bruxelles, l’alta corte europea, che era stata attivata da alcuni deputati “dissidenti” scozzesi, ha sentenziato lunedì che il Regno Unito può decidere autonomamente di rinunciare a separarsi dal resto dell’Unione, senza necessità del parere di altri paesi.

“Con la revoca”, si legge nella sentenza, “il Regno Unito resterà nell’Ue mantenendo il suo status di Stato membro” e la possibilità di revocare il ritiro esiste fino a quando l’accordo di divorzio non entrerà in vigore (29 marzo 2019).

La decisione è destinata a portare acqua al mulino dei filoeuropeisti che sembrano tentati di chiedere un secondo referendum alla luce degli ultimi sondaggi che vedono in crescita gli oppositori della Brexit nel paese.

Da parte sua la premier Theresa May ha affidato ogni commento al fedele ministro dell’ambiente Michael Gove il quale alla BBC ha detto che “non vogliamo restare nell’Ue”. Per Gove la sentenza della Corte di giustizia “non cambia nulla riguardo al risultato del referendum del giugno 2016 o all’intenzione chiaramente espressa da questo governo di partire”.

Ma intanto lo spettro di un voto negativo del parlamento martedì sera, sul testo concordato con Bruxelles dopo 17 mesi di difficili trattative, si fa sempre più concreto viste le opposizioni anche all’interno dello schieramento conservatore e tra i nazionalisti nordirlandesi (Dup), il cui sostegno è indispensabile per la tenuta della maggioranza.

Nessuno nasconde che una sconfitta parlamentare su un argomento cruciale come questo aprirebbe la via alle dimissioni della premier e a possibili nuove elezioni il cui esito potrebbe rimettere in discussione la stessa Brexit, soprattutto se dovessero cambiare gli equilibri politici. E proprio su questi scenari stanno insistendo i fedelissimi di Theresa May che si sono detti contrari anche alla possibilità di riaprire le trattative a Bruxelles, dove la premier si recherà per un vertice nel prossimo fine settimana, come chiesto da numerosi esponenti Tories.

Ma, come ha osservato sempre il ministro Michael Gove, il rilancio dei negoziati non metterebbe Londra al riparo da nuove pretese dell’Ue e l’eventuale rigetto dell’accordo, con conseguente uscita non concordata dall’Unione, avrebbe conseguenze economiche pesanti per il Regno Unito. Martedì sera si saprà se queste preoccupazioni saranno state raccolte dai parlamentari a Westminster.    

 

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