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Il Nobel per la fisica torna in Italia

La medaglia del Premio Nobel.
La medaglia del Premio Nobel. Afp Or Licensors

Il Premio Nobel per la Fisica 2021 è stato assegnato per metà congiuntamente all'americano Syukuro Manabe e al tedesco Klaus Hasselmann, e per l'altra metà al fisico italiano Giorgio Parisi.

Manabe, dell’università americana di Princeton, e Hasselmann, dell’Istituto Max Planck per la Meteorologia di Amburgo in Germania, sono considerati i “padri” dei modelli climatici che hanno previsto il riscaldamento globale e dimostrato l’impatto dell’uomo sul clima. Parisi è invece stato premiato per le sue ricerche sui sistemi complessi.

Giorgio Parisi

Giorgio Parisi al telefono.
Giorgio Parisi Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved.

Una carriera scientifica ricca di successo è anche quella del fisico teorico italiano Giorgio Parisi, 73 anni: dal bosone di Higgs al comportamento dei sistemi complessi, come le reti neurali, il sistema immunitario o il movimento di gruppi di animali, con i meccanismi alla base delle perfette formazioni degli uccelli in volo e le cui regole potrebbero spiegare anche comportamenti umani complessi, come gli andamenti elettorali o le turbolenze dei mercati azionari.

Il suo lavoro si è svolto in massima parte in Italia, come docente di Fisica Teorica nell’Università Sapienza di Roma, come ricercatore associato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) ed è stato presidente dell’Accademia dei Lincei dal 2018 al 2021.

Sono stati numerosi i contributi determinanti e ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale che ha dato nei campi della fisica delle particelle e della meccanica statistica, della fluidodinamica e della materia condensata, fino ai supercomputer.

Manabe e Hasselmann

Nato nel 1931 nella prefettura di Ehime, in Giappone, Manabe si trasferì negli Usa subito dopo aver concluso gli studi e lì si dedicò allo sviluppo di modelli fisici in grado di spiegare le dinamiche dell’atmosfera, in particolare per comprendere i meccanismi che ne guidano il riscaldamento.

I suoi studi pionieristici, fatti usando i computer dell’epoca, hanno rilanciato alcune delle intuizioni proposte decenni prima dal chimico e fisico svedese Svante Arrhenius arrivando a dimostrare come l’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sia in grado aumentare le temperature della superficie terrestre. Già premiato nel 2018 con il Crafoord Prize e dalla Società Americana Meteorologica Manabe è oggi professore a Princeton e il suo lavoro ha posto le basi per lo sviluppo degli attuali modelli climatici.

A raccogliere il testimone affinandone il lavoro negli anni successivi è stato poi Hasselmann, nato dall’altra parte del globo, ad Amburgo, a distanza di appena un mese. Laureatosi in Fisica e Matematica e poi specializzatosi in fluidodinamica, lo scienziato tedesco ha dedicato gran parte della sua carriera a cercare di connettere il meteo al clima e rendere affidabili i modelli climatici.

Negli anni ’80 Hasselmann riuscì a dimostrare come i fenomeni meteorologici caotici possano essere descritti come rumore in rapida evoluzione, ponendo così le previsioni climatiche a lungo termine su solide basi scientifiche. Ha inoltre sviluppato metodi per identificare l’impatto umano sul riscaldamento globale. Nel complesso i due ricercatori hanno permesso di verificare inequivocabilmente che la Terra si sta scaldando e che questi cambiamenti 

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