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Un treno lungo la sponda occidentale del Lago Maggiore per uscire “dall’isolamento”

vista dall alto su un lago
Tra Locarno e Verbania, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, non esiste una linea ferroviaria. © Keystone / Gaetan Bally

Dopo che alcuni consiglieri comunali locarnesi hanno avanzato un’interpellanza sul tema, si torna a parlare dell’eventualità di costruire una linea ferroviaria che unisca la città rivierasca ticinese a Verbania.

Trentasei chilometri: sono quelli che, in linea d’aria, dividono Locarno dalla piemontese Verbania. O, per essere più precisi, che separano le stazioni ferroviarie delle due città. Lambite entrambe dalle dolci acque del lago Maggiore, le due località rivierasche sono oggi collegate soltanto da una strada: la principale 13, in Italia chiamata statale 34. Il treno, in questo lembo di lago Maggiore, invece non arriva.

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La richiesta: “Riallacciamo i contatti”

L’assenza della ferrovia lungo la sponda occidentale del lago è una faccenda di lunga data. Di ipotesi e di tentativi se ne sono fatti diversi e di inchiostro, per progetti e lettere, di certo non se n’è lesinato. A partire dalla metà dell’Ottocento, arrivando fino a oggi: a metà gennaio dodici consiglieri comunali di Locarno, di diversi gruppi politici, hanno firmato un’interpellanzaCollegamento esterno per chiedere al Municipio “quando e con quali tempistiche” intenda “stabilire contatti con le autorità italiane per istituire un comitato che si occupi di rispolverare il progetto di linea ferroviaria” tra le due località.

I motivi, sostengono i sostenitori dell’interpellanza, tra cui il primo firmatario Mauro Belgeri (Il Centro), sono diversi: c’è una coincidenza temporale, poiché a fine 2023 si è celebrato il centenario dell’entrata in funzione di un’altra linea ferroviaria internazionale, la Locarno-Domodossola; c’è una questione di attualità, dovuto alle problematiche della galleria di base del San Gottardo; e c’è soprattutto un aspetto politico, quello che Belgeri definisce “un isolamento economico” della regione del Sopraceneri rispetto all’area di Lugano, dovuto alla carenza di infrastrutture di trasporto. “Di sicuro – si legge nell’interpellanza – con la scelta del traforo ferroviario del San Gottardo, propiziata anche da notabili locarnesi, invece di quello del Lucomagno o dello Spluga si è relegato il Locarnese a una collocazione defilata dalla quale, in buona sostanza, non è ancora uscito”.

Tentativi sfortunati

Come anticipato, parlare di costruire una linea che colleghi Locarno a Verbania non è certo una novità. La prima volta risale alla metà dell’Ottocento, quando la sponda piemontese del lago godeva di una certa ricchezza dovuta alle proprie industrie, in particolare nel settore del cotone. Poter contare sui trasporti rapidi garantiti dal treno avrebbe significato notevoli vantaggi per le attività produttive locali, ma gli interessi del mondo economico non bastarono: la ferrovia si fece, ma non sul lato piemontese del lago. Si privilegiò la sponda lombarda, che dal 1882 è servita dal treno.

E sulla sponda piemontese? Il progetto, messo a punto dall’ingegnere Achille Mondino e pagato con i fondi dei comuni lacustri e degli industriali locali, non fu bocciato: ma il governo italiano, dovendo suddividere le linee ferroviarie del Regno in base alla loro importanza, inserì quella piemontese nell’ultima fascia, privandola di parte dei finanziamenti necessari alla costruzione. Si sarebbe potuta costruire, ma chi l’avrebbe avuta in concessione si sarebbe dovuto far carico del 40% dei costi. Troppo, così non se ne fece nulla.

Non ebbe miglior fortuna il tentativo compiuto pochi anni dopo, quando a bloccare lo sviluppo furono nuovamente ragioni economiche, né il terzo e ultimo progetto, che risale ai primi anni del Novecento. In questo caso, a impedire che i lavori partissero fu lo scoppio della Prima guerra mondiale.

Se le ambizioni di veder collegate le due città da un treno rimasero deluse, non andò meglio a chi, convinto che la linea ferroviaria sarebbe presto divenuta realtà, investì tutti i propri risparmi: “Un cittadino di Verbania – ricorda lo storico Leonardo Parachini – costruì in mezzo alla campagna di Pallanza un grande palazzo che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuto diventare l’albergo della stazione”. Peccato che il treno, da quelle parti, non arrivò mai. Lo sventurato imprenditore fallì e finì sotto processo. Non solo: per distruggere quell’edificio che tanti guai gli aveva procurato, tentò persino di farlo saltare in aria con la dinamite.

Andrà meglio questa volta?

È presto per immaginare che, questa volta, il sogno di unire Locarno e Verbania con un treno diventi realtà. Le difficoltà non mancano e i costi sarebbero alti. “Competerà ad altri soggetti, la Regione Piemonte, il Cantone Ticino e poi ai governi, trovare una unità di intenti – sostiene Belgeri – per trovare i finanziamenti che, come è facile immaginare, costituiscono l’ostacolo principale alla realizzazione di questo sogno”.

L’interpellanza presentata dai consiglieri comunali di Locarno, intanto, verrà discussa con ogni probabilità nella seduta del prossimo 19 febbraio. “Tutti i sogni sono partiti come chimere e tantissime realizzazioni sono diventate effettive nel tempo”, conclude il primo firmatario.

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