Il ponte ferroviario italiano sulla linea finanziata dalla Svizzera sta cadendo a pezzi
Berna aveva sostenuto con 133 milioni di franchi la realizzazione del corridoio di quattro metri sulla linea che da Bellinzona porta a Gallarate. Ma un ponte si trova in pessime condizioni. Un ingegnere interpellato dalla stampa svizzero tedesca ha lanciato l'allarme, mentre le autorità locali "non ne sapevano nulla". Il tema è già arrivato in Parlamento attraverso un'interpellanza del leghista Lorenzo Quadri.
“Davvero non ne sapevamo nulla, abbiamo appreso la notizia dalla stampa svizzera e siamo venuti subito di persona a capire la portata dell’allarme”. Queste le parole del sindaco di Porto Valtravaglia, Ermes Colombaroli.
Da Porto Valtravaglia, in provincia di Varese, passa infatti la tratta ferroviaria Gallarate-Luino-San Gottardo e, in particolare, vi si trova un ponte che oggi verserebbe in condizioni allarmanti a causa di mancanza di manutenzione da parte italiana.
Cosa c’entra la Svizzera? La tratta che dall’interporto di Busto Arsizio-Gallarate passa per Luino e prosegue fino alla linea del San Gottardo è un tassello fondamentale per il trasporto ferroviario delle merci. Berna ha finanziato con 133 milioni di franchi la realizzazione del corridoio di quattro metri, che permette di far transitare convogli con semirimorchi con un’altezza agli angoli appunto di quattro metri.
È proprio su questa tratta che si trova il ponte incriminato, oggetto di un articolo pubblicato negli scorsi giorni dalla SonntagszeitungCollegamento esterno, ripreso poi da altre testate svizzerotedesche e ticinesi, in cui se ne denuncia lo stato fatiscente.
A fare da eco alla stampa si aggiunge anche l’interpellanzaCollegamento esterno che il consigliere nazionale Lorenzo Quadri ha inoltrato al Consiglio federale. Nell’atto parlamentare, il deputato leghista, in considerazione anche del finanziamento elvetico, chiede se realmente il ponte “verserebbe in condizioni allarmanti a causa di mancanza di manutenzione da parte italiana”.
I timori, le prime azioni messe in campo
Il sindaco Colombaroli ha compiuto una prima ispezione con il comandante della polizia locale, Alessandro Casali. “Naturalmente non entro nel merito di temi politici legittimamente esposti dal deputato della Lega dei ticinesi circa i soldi elargiti della Confederazione. Ne condivido invece le preoccupazioni dapprima per la sicurezza dei cittadini e poi per possibili improvvise chiusure non previste. Per questo motivo abbiamo scritto subito a Rete Ferroviaria Italiana che gestisce l’infrastruttura, segnalando loro l’allarme arrivato dalla Svizzera”.
L’esperto che ha rilasciato l’intervista al gruppo Tamedia – si tratta di Heinz Aeschlimann, ingegnere e specialista nella costruzione di ponti – ha affermato che la struttura secondo lui dev’essere ispezionata immediatamente da specialisti, soprattutto se l’acqua dovesse penetrare al suo interno.
Chiaro, il sindaco non è un tecnico e quindi, al contrario dell’ingegnere citato dalla Sonntagszeitung, non ha strumenti specifici per dire se le perdite d’acqua in alto o la crepa nel basamento del ponte siano poi meritevoli di lavori. Ma da Porto Valtravaglia credono che almeno un controllo approfondito vada effettuato.
Di questa vicenda è stata messa al corrente anche la Prefettura. “Non appena avremo notizie le condivideremo anche con il Ticino – precisa a conclusione il sindaco – perché, ribadisco, preme a tutti noi la sicurezza di questa struttura, un suo stop sarebbe un problema internazionale, ed è giusto andare fino in fondo a questo allarme”.
I contributi svizzeri, i lavori italiani
Dall’Italia, a più riprese, hanno fatto sapere che i contributi erogati da Berna per realizzare il corridoio di quattro metri sono stati utilizzati, e i lavori sono stati ultimati da tempo. Gallerie e ingressi nelle stazioni di Maccagno, Porto Valtravaglia, tra Castelveccana e Laveno Mombello, per citare quelle che portano allo snodo di Gallarate, sono state adeguate.
In questa fase, soprattutto sul Verbano, il gestore ferroviario italiano è impegnato a eliminare una quindicina di passaggi a livello per permettere non solo il transito in sicurezza ma anche uno scorrimento più fluido di treni merci lungo una linea che avrà sempre dei limiti infrastrutturali.
Già, perché questo corridoio a binario unico passa in alcuni punti in mezzo a rocce, montagne, boschi ripidi che sempre più spesso sul versante lombardo vengono colpiti da dissesto idrogeologico dopo abbondanti piogge, con caduta massi, fango o alberi.
Sempre meno passaggi a livello
A proposito di passaggi a livello soppressi con investimenti milionari da parte di RFI e Regione Lombardia, Laveno Mombello proprio in queste settimane sta affrontando vere e proprie rivoluzioni viabilistiche permanenti in città per la soppressione dei passaggi a livello, per agevolare il traffico merci. Soppressione che interessa anche Luino con due di questi passaggi, tre a Ispra, altrettanti a Sangiano, uno a Maccagno con Pino e Veddasca e tre tra Taino e Angera.
Togliere dalla strada TIR e mezzi pesanti è un desiderio anche dei Comuni rivieraschi italiani lungo questa dorsale, la Bellinzona-Gallarate via Luino. I sindaci partecipano a progetti Interreg per aumentare la mobilità pubblica tra Ticino e Lombardia, per favorire l’uso dei mezzi come il TILO e sono in programma anche piste ciclabili per incentivare alla mobilità lenta i frontalieri e le frontaliere che lavorano in aziende prossime al confine.
Una notizia che giunge in un momento chiave
Il contributo elvetico per la tratta luinese non rappresenta un caso unico. Per fare qualche esempio restando sul confine italiano, nel 2020 Berna ha concesso un sostegno di 148 milioni di franchi per un corridoio ferroviario sulla linea del SempioneCollegamento esterno.
La polemica legata al ponte in questione giunge però in un momento particolare. Sui banchi del Parlamento svizzero è infatti pendente una mozione Collegamento esternoche chiede al Governo di avviare dei negoziati con la Francia per la realizzazione di un corridoio per il trasporto combinato sulla linea Basilea-Strasburgo. Come per il Sempione e Luino, parte dei lavori verrebbero finanziati dalla Confederazione.
Un primo “sì” all’atto parlamentare è giunto martedì dal Consiglio nazionale.
Ma la vicenda del ponte italiano ha fatto capolino nei dibattiti: “La Svizzera ha concluso nel 2014 un importante accordo con l’Italia, investendo 133 milioni di franchi”, ha sottolineato il deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Benjamin Giezendanner, contrario alla concessione di un finanziamento alla Francia. “E cosa è successo? I ponti sono in uno stato fatiscente. Ora si vuole fare lo stesso in Francia quando per Parigi questa linea non ha importanza?”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.