Epizoozie, un primo “sì” in Parlamento per misure ad hoc
Un testo del parlamentare ticinese Fabio Regazzi che chiede l'adozione di misure di compensazione per macelli, cacciatori, impianti di trasformazione ed eliminazione in caso di epizoozie, è stato accolto dal Consiglio degli Stati, contro il parere del Governo svizzero.
La peste suina africana (PSA) si avvicina sempre di più alla Svizzera e la sua comparsa sembra ormai essere inevitabile, poiché alcuni casi sono già stati accertati nel Nord Italia. Ora una mozione del senatore ticinese del Centro Fabio RegazziCollegamento esterno chiede che macelli, stabilimenti di sezionamento e trasformazione, impianti di eliminazione e chi è dedito alla caccia vengano compensati meglio per i costi sostenuti in caso di epizoozieCollegamento esterno come, appunto, la PSA. Situazione che porterebbe all’abbattimento non solo degli esemplari malati, ma anche di quelli sani. Il testo è stato accolto dal Consiglio degli Stati (la Camera alta del Parlamento elvetico) con 33 voti contro 4 e 4 astenuti. Il dossier va ora al Nazionale.
La malattia si sta avvicinando: “Il problema non è sapere se arriverà, ma quando”, ha sostenuto Regazzi. Una questione “non solo emotiva, ma anche finanziaria”. Un’epizoozia può essere combattuta solo con misure severe e costose, che comporterebbero costi molto elevati per le aziende interessate: “Misure rigorose e dispendiose che comportano ingenti oneri supplementari, come per esempio impiego di personale, [le operazioni di] pulizia e disinfezione [e] processi operativi e di trasporto più complessi”, si legge nel testo che ha portato in Parlamento. Questa situazione comprometterebbe la sicurezza dell’approvvigionamento della Svizzera, ha sostenuto.
Il Consiglio federale conosce i rischi
Va notato che la mozione è stata accolta nonostante il parere contrario del GovernoCollegamento esterno. La consigliera federale e direttrice del Dipartimento federale dell’interno Elisabeth Baume-Schneider ha sottolineato, rispondendo al parlamentare ticinese, che il Consiglio federale è consapevole dei rischi inerenti questa patologia. Tuttavia, le aziende di macellazione, lavorazione e smaltimento dovrebbero sostenere i rischi di un’epidemia o assicurarsi contro di essa. Le perdite di animali dovute alla macellazione ordinata dalle autorità sono già compensate, ha dichiarato la ministra. Gli animali affetti da PSA verrebbero inoltre uccisi direttamente negli allevamenti senza nemmeno passare dai macelli. Secondo la ministra, l’adozione di provvedimenti ad hoc rischia d’incoraggiare altri settori a chiedere lo stesso trattamento. “Se gli allevatori non hanno diritto a un indennizzo per la perdita di reddito, sembra incoerente che il settore della macellazione o i cacciatori lo abbiano”.
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Regazzi però ha sottolineato che non esiste la possibilità per le persone interessate di stipulare un’assicurazione privata, a causa “dell’entità del danno in questione”. Il ticinese ha sostenuto che, come la legge sull’agricoltura consente di pagare un equo indennizzo alla parte lesa se si verifica un danno a seguito di una decisione presa dalle autorità, la stessa possibilità dovrebbe essere creata per i casi di epizoozie. Le risorse finanziarie, ha detto, sono già disponibili, in quanto potrebbero essere detratte dai proventi non assegnati della vendita all’asta di contingenti tariffari parziali sulle importazioni di carne.
Le misure in Svizzera
La PSA è fatale per maiali e cinghiali, ma non per l’essere umano. Si tratta di un virus molto resistente che può sopravvivere nelle carcasse degli animali per diversi mesi. Anche nei prodotti a base di carne congelati, salati o essiccati (come per esempio prosciutto crudo o insaccati), il cui consumo è privo di pericoli per gli esseri umani, l’agente patogeno può sopravvivere per mesi.
Per cercare di limitarne (se non fermarne) la diffusione, la popolazione è invitata a partecipare attivamente alle misure stabilite dalle autorità. Se risulta difficile – se non impossibile – impedire agli animali selvatici malati di entrare in Svizzera, è più facile chiedere alle persone di eliminare in maniera sicura i prodotti contaminati. I panini comprati nelle regioni colpite dalla PSA, per esempio, non vanno gettati nell’ambiente o in cestini aperti nelle aree di sosta (facilmente accessibili dai cinghiali, che ne sono attratti).
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Qualora dovesse essere rilevato un focolaio del patogeno in territorio elvetico, la strategia delle autorità prevede tre fasi d’intervento: creare una zona di rifugio per evitare un’ulteriore diffusione della malattia, cercare di eliminare le carcasse per evitare la sopravvivenza del virus nell’ambiente e, se necessario, ridurre intensivamente la popolazione di cinghiali. I Cantoni possono poi vietare l’accesso a foreste e zone a rischio, introdurre il divieto di gettare rifiuti alimentari nella natura o uscire dai sentieri contrassegnati, introdurre l’obbligo di tenere i cani al guinzaglio e interrompere la caccia.
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