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Dumping, più controlli per frenare l’incremento dei frontalieri?

Oltre all'iniziativa "Prima i nostri" i ticinesi sono chiamati alle urne per esprimersi sulla proposta lanciata dall'MPS e il controprogetto del Gran Consiglio

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Anche l’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” si inserisce nella tematica del mercato del lavoro sotto pressione per la concorrenza di frontalieri e padroncini. Tanto da far dire a Pino Sergi – primo firmatario dell’oggetto in votazione questo fine settimana – che è la sua proposta il vero controprogetto all’iniziativa “Prima i nostri”, che tanto fa discutere anche oltre confine.

Solo agendo sulle condizioni contrattuali e salariali della manodopera, è la tesi espressa dalla piccola formazione ticinese Movimento per il socialismo (MPS) che ha lanciato l’iniziativa, è possibile porre un argine alla pressione dei lavoratori provenienti dalle province lombarde e piemontesi, disposti a lavorare a stipendi mediamente inferiori rispetto ai residenti nella Confederazione. E questo senza dover introdurre normative discriminatorie o di dubbia compatibilità con l’accordo di libera circolazione sottoscritto con l’Unione europea.

La proposta sostenuta da MPS, PS e Verdi non sembra avere opposizioni di principio, tanto che non c’è nessun gruppo organizzato che difende le ragioni dei contrari. Ma nel parlamento cantonale la maggioranza dei partiti (Lega, UDC, PLR e alcuni socialisti) ha deciso di mettere a punto un progetto meno oneroso e complesso che viene sottoposto al vaglio dei cittadini insieme all’iniziativa.

In estrema sintesi l’iniziativa si prefigge di potenziare gli uffici dell’Ispettorato del lavoro fino a giungere a una quota di funzionario ogni 5’000 persone attive e prevede la notifica di ogni contratto individuale stipulato, l’allestimento di una statistica cantonale e l’istituzione di delegati di controllo in ogni azienda per il controllo dell’evoluzione dei salari.

Per la maggioranza dei partiti la proposta, che comporterebbe l’assunzione di quasi 100 persone (di cui 75 ispettori), costerebbe quasi 10 milioni di franchi all’anno e gli stessi obiettivi potrebbero essere raggiunti attraverso il coinvolgimento e il coordinamento di soggetti ed enti già presenti sul campo (come le commissioni paritetiche) e il potenziamento mirato di alcune autorità di sorveglianza, per una spesa di soli 2,5 milioni. Domenica dopo le 12 sapremo quale di queste due tesi finirà per prevalere.

Leonardo Spagnoli

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