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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

la magica notte degli Oscar non vedrà tra i premiati e le premiate le pellicole elvetiche. Il lungometraggio "Foudre" dell'esordiente ginevrina Carmen Jaquier è stato infatti scartato dalla lista dei 15 film che si contenderanno la statuetta del concorso per il miglior film internazionale (il 23 gennaio il lotto si ridurrà ulteriormente a 5 titoli).

Tra i possibili favoriti il prossimo 10 marzo figurano invece "Io capitano" del romano Matteo Garrone e "Perfect Days" del tedesco Wim Wenders. Vedremo poi se ci saranno sorprese nelle altre categorie.

Ma da Los Angeles torniamo ora in Svizzera, con le altre notizie dalla Confederazione,

buona lettura.

Lupo
© Keystone / Michael Buholzer

Si moltiplicano i ricorsi contro l’offensiva promossa da Berna, su sollecitazione dei Cantoni, per ridurre il numero di lupi nella Confederazione. È di oggi la notizia che l’associazione CHWOLF si è rivolta alle autorità di vigilanza per fermare le uccisioni in corso.

Il motivo legale impugnato dall’organizzazione animalista riguarda la mancata pubblicazione del decreto di approvazione delle richieste di Ticino, Grigioni, San Gallo, Vallese e Vaud e la mancata revoca dell’effetto sospensivo dei ricorsi (ne sono già stati presentati due in Vallese e Grigioni al Tribunale amministrativo federale).

Per CHWOLF l’attuale politica di Berna viola la volontà popolare e la Convenzione di Berna secondo cui il lupo è una specie protetta.

Lo scorso 28 novembre l’Ufficio federale dell’ambiente aveva autorizzato temporaneamente – dal 1° dicembre al 31 gennaio 2024 – la soppressione preventiva di 12 dei 13 branchi presenti nei cinque cantoni, come proposto dalle rispettive autorità locali. L’eliminazione di esemplari del predatore, secondo l’associazione, è quindi da considerarsi illegittima.

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© Keystone / Martial Trezzini

Il numero elevato di militari (11’000) che ogni anno decidono di dismettere la divisa per svolgere il servizio civile preoccupa i vertici delle forze armate.

La leva obbligatoria, che si fondo sul principio di milizia, viene effettuata in Svizzera su più anni – scuola reclute (124 giorni) e sei corsi di ripetizione (19 giorni) – durante i quali una quota crescente di coscritti preferisce svolgere mansioni civili.

Un fenomeno che si è ampliato – e che sta creando problemi di organico – da quando per i cosiddetti obiettori di coscienza non è più richiesto un colloquio individuale (il 60% di soldati che lasciano l’esercito passano al servizio civile mentre il 30% lo fa per motivi medici). 

Per questi motivi il Dipartimento della difesa ha commissionato una ricerca, di cui è stato informato oggi il Governo, all’Interface Politikstudien Forschung Beratung che dovrà mettere in luce le cause degli abbandoni e proporre soluzioni per migliorare l’attrattività delle forze armate.

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Keystone / Bob Edme

Le svizzere e gli svizzeri diranno la loro sul foie gras che, c’è da scommetterlo, troverà spazio in molte delle tavole imbandite per le imminenti feste natalizie.

Alliance Animale Suisse ha reso noto che le sue due iniziative popolari – l’altra riguarda le pellicce – hanno raccolto le firme necessarie e saranno depositate il 28 dicembre alla Cancelleria federale. La soglia fissata dalla Costituzione (100’000 sottoscrizioni) per chiamare alle urne il corpo elettorale, è stato comunicato, è stata ampiamente superata per entrambi gli oggetti.

Ingozzare oche e anatre in Svizzera è una pratica ritenuta crudele ed è vietata da 40 anni ma ogni anno vengono importati 200’000 chilogrammi di foie gras, un quantitativo che comporta sofferenze per 400’000 anatre e 12’000 oche. Un commercio che Alliance Animale Suisse vuole ora vietare.

Così come si vuole interdire l’acquisto all’estero di pellicce, 350 tonnellate delle quali vengono annualmente importate nella Confederazione. Per ottenere tale volume, osserva sempre l’organizzazione animalista, devono essere uccisi 1,5 milioni di animali, che in certi Paesi (come la Cina, per esempio) vengono spesso scuoiati vivi.

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Keystone / Georgios Kefalas

Sono 35’000 le aziende che hanno beneficiato di sovvenzioni pubbliche durante l’emergenza pandemica del Covid-19 in Svizzera. È quanto emerge dal rapporto commissionato dal Governo federale.

Per compensare l’economia confrontata con chiusure e restrizioni decise dalle autorità politiche per circoscrivere l’emergenza sanitaria, sono stati stanziati 5,3 miliardi di franchi. Quasi la metà degli aiuti sono andati alla ristorazione e all’industria alberghiera.

Dallo studio condotto dal Controllo federale delle finanze, indica una nota, si desume che i sostegni per i cosiddetti casi di rigore sono stati efficaci e hanno avuto un impatto positivo per la maggior parte delle imprese. Inoltre, grazie ai criteri adottati e ai controlli effettuati si è riusciti a tenere bassa la percentuale di abusi, alcuni dei quali sono finiti in aule di tribunale.

In caso di crisi analoghe in futuro il Controllo federale delle finanze consiglia di definire in modo chiaro le finalità degli aiuti e di evitare che i criteri di erogazione delle sovvenzioni consentano di versare importi eccessivi. Margini di miglioramento vengono inoltre individuati nei tempi di reazione.

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