La televisione svizzera per l’Italia
Il Monolite di Jean Nouvel nel lago di Morat: uno dei simboli dell ultima esposizione Expo02.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

lo ammetto subito: i serpenti mi fanno particolarmente senso. Anche solo a parlarne. Però non posso non raccontarvi di un pitone lungo 2,5 metri trovato a Zugo. Nella notte scorsa verso le 3, infatti, agenti della polizia cantonale hanno scoperto il rettile dopo una regolare perquisizione del baule di un’auto.

Ovviamente i passeggeri non erano in possesso di nessuna autorizzazione per detenere un rettile simile. Quel che conta ora è che il pitone, del peso di 15 chilogrammi, è in buona salute.

Un cuoco nella cucina di casa.
Keystone / Magali Girardin

Intesa tra Svizzera e Italia: i frontalieri e le frontaliere potranno lavorare da casa fino al 25% del loro tempo di lavoro. 

La validità dell’accordo amichevole del giugno 2020 che ha consentito a chi fa la spola tra i due Paesi di lavorare da casa, pur figurando come persona impiegata nella Confederazione ai fini fiscali e previdenziali, è cessata il 31 gennaio 2023. L’intesa era stata prorogata al 30 giugno. Ma entro quel termine non è stato trovato nessun accordo. Da allora si vive in una situazione di incertezza giuridica

Oggi l’annuncio della “ministra” delle finanze Karin Keller-Sutter che Svizzera e Italia hanno raggiunto un’intesa duratura sull’imposizione del telelavoro dei frontalieri italiani: i cittadini italiani impiegati in Svizzera potranno svolgere fino al 25% del loro tempo di lavoro da casa senza subire alcuna modifica circa il loro status impositivo e di “frontaliere”. L’accordo entrerà in vigore all’inizio del 2024. 

L’ipotesi più accreditata nei mesi scorsi era che i Governi di Italia e Svizzera avrebbero negoziato un accordo che avrebbe permesso di lavorare da casa fino al 40% del proprio tempo lavorativo (come concesso ai frontalieri francesi). Secondo Karin Keller-Sutter, però, il 25% è una soluzione di compromesso accettabile, tenuto conto anche delle resistenze in Ticino: il telelavoro discrimina chi lavora nell’industria, che non può avvalersi di questa opportunità. 

  • La notizia del trovato accordo sul telelavoro dei frontalieri nel comunicato Collegamento esternodel Ministero dell’economia e delle finanze italiano.
  • Il telelavoro per i frontalieri fuori legge dal primo luglio. Un mio contributo su tvsvizzera.it.
  • L’accordo con la Francia dove i frontalieri possono lavorare da casa fino al 40%. Un articolo del collega Daniele Mariani sempre su tvsvizzera.it.
Una donna su una carrozzella a bordo di un treno.
© Keystone / Gaetan Bally

I trasporti pubblici elvetici non sono ancora totalmente accessibili alle persone con disabilità come invece prevede la legge. 

In Svizzera, la piena accessibilità dei trasporti pubblici, che secondo la legge dovrebbe essere raggiunta entro la fine di quest’anno, è ancora lontana: a fine dicembre solo tre stazioni su cinque (60%) e un terzo delle fermate saranno infatti state adattate. Lo hanno sottolineato oggi a Berna le loro organizzazioni di categoria. 

Nonostante molti progressi, le aziende di trasporto pubblico, i cantoni, le città e i comuni non sono pronti “a causa della complessità e della portata del compito”. La legge federale per le pari opportunità dei disabili è entrata in vigore il 1° gennaio del 2004, i proprietari di veicoli e fermate del trasporto pubblico hanno quindi avuto vent’anni di tempo per attuarla

Nel dettaglio, per quanto riguarda autobus e tram, un terzo delle oltre 23’000 fermate in Svizzera sarà conforme entro la fine del 2023. Quanto alle ferrovie, solo il 60% delle stazioni sarà privo di barriere architettoniche. Tutti gli attori coinvolti promettono però che entro il 2024 le persone disabili potranno trovare soluzioni alternative in tutte le stazioni e le fermate non ancora convertite, ad esempio grazie all’assistenza del personale o ai servizi navetta. 

Il Monolite di Jean Nouvel nel lago di Morat: uno dei simboli dell ultima esposizione Expo02.
Keystone / Gaetan Bally

I politici vogliono accelerare i tempi per decidere e pianificare la prossima Esposizione nazionale

La prossima Esposizione nazionale è prevista per il 2030. In vista di questo importante evento (sarebbe il settimo nella storia) occorre accelerare i tempi per pianificare al meglio la manifestazione. È il parere della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale che sostiene una mozione in tal senso del Consiglio degli stati. 

Secondo la Commissione, le condizioni quadro della prossima Esposizione nazionale devono essere fissate entro il 2026 e non come previsto oggi entro il 2028. L’obiettivo è chiarire al più presto la procedura di selezione dei progetti e definire le basi finanziarie. In questo contesto potranno anche essere stabiliti i criteri applicabili ai progetti e la necessità di nuove basi legali. 

Le idee non mancano. Ad esempio, “Svizra27”, una mostra nazionale della Svizzera nordoccidentale sostenuta dai cantoni di Argovia, Soletta, Giura e Basilea. Oppure “Nexpo”, che riunisce le dieci maggiori città svizzere e i comuni di 17 cantoni. O ancora “X27”, un progetto per una mostra nazionale presso l’aeroporto di Dübendorf. Infine, i cantoni Vallese, Berna, Grigioni, Uri e Ticino vorrebbero organizzare “Muntagna” un’esposizione decentralizzata in tutta la regione alpina sull’arco di diversi anni. 

Fruits et pot de gingembre venduto per 33,5 milioni di dollari
Keystone / Sarah Yenesel

Il museo Langmatt di Baden vende tre Cèzanne per 40 milioni di franchi per garantirsi il futuro. 

Tempi duri anche per i musei. Per assicurarsi l’avvenire a lungo termine, il museo Langmatt di Baden, nel Canton Argovia, avrebbe dovuto ricavare almeno 40 milioni di franchi con la vendita di tre tele di Paul Cèzanne. Obiettivo raggiunto: le tele battute all’asta a New York sono state aggiudicate per un totale di 44,8 milioni di dollari, circa 40,3 milioni di franchi al cambio attuale. 

Nel dettaglio, il dipinto più famoso “Fruits et pot de gingembre” (vedi foto) è stato venduto per 33,5 milioni di dollari (un po’ meno di quanto previsto). Le altre due opere dell’artista francese, “Quatre pommes et un couteau” e “La mer à l’Estaque”, hanno trovato acquirenti per rispettivamente 8,7 milioni e 2,6 milioni di dollari. Un buon risultato, secondo gli esperti, tenendo conto della situazione tesa del mercato

La vendita all’asta di dipinti di un museo ha suscitato forti critiche, anche a livello internazionale: avrebbe infatti messo in discussione il sacro principio dei musei di non rimaneggiare le collezioni. Il Museo Langmatt possiede un’importante collezione di opere degli impressionisti francesi esposte in una villa costruita intorno al 1900 da un cofondatore della Brown Boveri & Cie, l’attuale ABB. 

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