
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
l'anno scolastico è ormai iniziato ovunque in Svizzera, per la grande gioia (?) di docenti, genitori e allieve e allievi. Non è una gioia generalizzata, però. Stando a uno studio, infatti, il 3-5% di scolare e scolari in Svizzera soffrono di fobia scolastica. Un fenomeno che interessa soprattutto gli e le adolescenti, ma che sta toccando sempre di più anche chi frequenta le scuole elementari. Assenteismo e descolarizzazione sono le conseguenze principali di questo fenomeno, che potrebbe essere molto più diffuso di quanto non emerga dalle cifre ufficiali.
Personalmente, la scuola mi è sempre piaciuta, ma non so se ci tornerei. A eccezione di quella volta all'anno in cui arriva il momento di compilare la dichiarazione delle imposte. Allora vorrei tornare solo a preoccuparmi dei compiti di matematica/italiano/scienze.
A voi lascio il compito (facoltativo, eh) di leggere le notizie del giorno.

Il sud della Svizzera sarà un po’ meno isolato dal resto del Paese da venerdì sera: la galleria autostradale del San Gottardo, chiusa dal 10 settembre a causa di un danno alla soletta intermedia, verrà infatti riaperta, anche se il limite di velocità sarà ridotto a 60 km/h (normalmente è di 80 km/h) per motivi di sicurezza.
Lo ha comunicato oggi l’Ufficio federale delle strade (USTRA), che ha precisato che i lavori d’installazione della struttura sostitutiva in acciaio e i test dell’impiantistica di esercizio e sicurezza (fra cui sistemi di illuminazione e ventilazione) “si concluderanno in giornata”.
Fino al 4 ottobre il tunnel rimarrà chiuso al traffico nelle notti da lunedì a venerdì, tra le 20.00 e le 5.00. Tali chiusure non sono in alcun modo correlate a quanto accaduto lo scorso fine settimana, sottolinea l’USTRA. Si tratta di chiusure previste e che avvengono su base annuale. Tuttavia queste finestre temporali saranno sfruttate anche per effettuare interventi minori nella zona danneggiata.
Ricordiamo anche che attualmente la galleria ferroviaria di base del San Gottardo è anch’essa chiusa a causa del deragliamento di un treno merci avvenuto lo scorso 10 agosto e che il traffico passeggeri è stato deviato sulla vecchia linea ferroviaria, con tempi di percorrenza più lunghi.
- La notizia della riapertura su TVS Tvsvizzera.it.
- Da SWI Swissinfo.ch: “Sette cose da sapere sul San Gottardo”.
- Le varie chiusure rilanciano le discussioni sull’apertura invernale del Passo del San GottardoCollegamento esterno.
- Il comunicato dell’USTRACollegamento esterno.

Ha fatto discutere l’affermazione del consigliere federale Ignazio Cassis che, durante un discorso tenuto durante un evento elettorale del suo partito (Partito liberale radicale) ha dichiarato di non leggere più i giornali: “Non mi serve a niente, non mi danno nulla, ma proprio nulla, e non mi aiutano neanche a trovare l’energia per andare avanti e fare le cose giuste. Da quando non lo faccio più vado tre volte più forte”.
“Ci pensiamo noi a informarlo”, ha spiegato Nicolas Bideau, capo della comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), di cui Cassis è il direttore, ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera romanda RTS.
“Un consigliere federale non può leggere tutti i giornali, che sono un centinaio in tutte le lingue possibili e immaginabili”, ha sostenuto il funzionario. “Un consigliere federale deve essere informato e lui è informato, tutte le mattine, dai miei servizi e da me stesso. Seguo la rassegna stampa della RTS, più una buona parte dei giornali che contano nel mondo. Il consigliere federale Cassis è informato della situazione della Svizzera e del mondo, si rassicuri”, ha aggiunto rivolto alla giornalista che lo stava intervistando.
Alla domanda se non è sorprendente che il ticinese rinunci ai giornali, Budeau ha risposto: “Non si può dire che non consumi i media, ne tiene conto, evidentemente. Senza media non vi è democrazia, in particolare una democrazia diretta. Immaginatevi la giornata di un consigliere federale, che comincia alle 5 del mattino e finisce spesso alle 23, se in più deve leggersi tutti i giornali del Paese è molto difficile. È informato, come deve essere un consigliere federale, e decide in funzione delle informazioni” che gli vengono fornite, ha concluso.
- La notizia riportata dal portale RSI NewsCollegamento esterno.
- Dal portale Naufraghi/e: “L’artiglieria di Cassis contro i giornalisti”Collegamento esterno.

Malgrado le sanzioni imposte a seguito dell’invasione dell’Ucraina, diversi oligarchi russi continuano ad avere legami con la piazza finanziaria svizzera. Lo rivela un’inchiesta realizzata dalla Radiotelevisione della Svizzera Romanda RTS.
Tra di loro c’è anche il patron di un’azienda direttamente implicata nel conflitto, appartenente ad Alexander Ponomarenko, responsabile di una società pubblica russa specializzata nel trattamento delle acque reflue e grande amico del vicesindaco di Mosca. I vertici dell’azienda avevano anche incoraggiato i dipendenti ad arruolarsi per combattere al fronte.
A giugno 2022 la figlia di Alexander Ponomarenko ha aperto un conto presso la banca svizzera Reyl, dove ha depositato 9,5 milioni di dollari. Entro la fine dell’anno i milioni appartenenti alla famiglia Ponomarenko sono diventati 46, tutti gestiti da Finaport – istituto che gestisce oltre due miliardi di euro con sede nel cuore di Zurigo e che è sponsor ufficiale dell’Open di Zugo – e depositati su diversi conti svizzeri.
Ma com’è possibile che questi soldi siano arrivati in Svizzera malgrado le sanzioni imposte da Berna? Contattate da RTS le banche implicate si appellano alla riservatezza che devono alla loro clientela. Il gestore patrimoniale Finaport -invece- si rifiuta di concedere interviste, ma precisa che nessuno dei suoi clienti è o è stato colpito direttamente dalle sanzioni.
- L’indagine a cura della trasmissione Temps PrésentCollegamento esterno di RTS (in francese).
- La notiziaCollegamento esterno riportata dal portale tio.ch.
- Dal portale online del Corriere del Ticino: “Task force sugli oligarchi russi, il PLR a favore dell’entrata della Svizzera”Collegamento esterno.
- Dal portale blue News: I Verdi: “La Svizzera aderisca alla task force per rintracciare i soldi degli oligarchi russi”Collegamento esterno.

Yuri Harauski, ex membro di una squadra di killer del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, l’unità SOBR, sarà sotto processo il 19 e 20 settembre in un tribunale svizzero in relazione alla sparizione forzata di tre figure dell’opposizione bielorussa nel 1999: l’ex ministro degli interni bielorusso Yury Zakharenka, l’ex vicepremier Viktar Hanchar e Anatoly Krasouski, uomo d’affari e amico di Hanchar. Harauski, reo confesso, ha tenuto la vicenda segreta fino al 2019.
Il caso è emerso dopo che parenti di due delle vittime hanno sporto denuncia penale con il supporto delle ONG TRIAL international e Federazione internazionale dei diritti umani (FIDH), entrambe con sede a Ginevra, e il centro per i diritti umani bielorusso Viasna. Le organizzazioni hanno a loro volta sporto denuncia penale. In un comunicato stampa, TRIAL International ha descritto questo caso come “rivoluzionario”.
Il processo si tiene nella Confederazione poiché è qui che vive Harauski da quando ha fatto richiesta d’asilo nel 2018. La FIDH spiega che l’uomo è apparso nei media nel 2019, raccontando alla Deutsche Welle del suo coinvolgimento nelle sparizioni, fornendo dettagli precisi sui rapimenti e sulle uccisioni. TRIAL International ha investigato e ha potuto confermare la sua presenza nel Canton San Gallo.
Inoltre, stando alla legge elvetica, il crimine di sparizione forzata, che consiste nel privare “una persona della libertà su mandato o con l’approvazione di uno Stato o di un’organizzazione politica”, può essere perseguito sotto i principi della “giurisdizione universale”. Harauski è quindi perseguibile anche se i reati da lui commessi non sono stati in territorio svizzero.
- Tutta la vicenda raccontata dalla mia collega Julia Crawford in questo suo articolo.
- L’intervista che Harauski ha rilasciato nel 2019 alla Deutsche WelleCollegamento esterno (in tedesco).
- Dagli archivi del portale tio.ch, un’analisi della pluridecennale presidenza di Alexander LukashenkoCollegamento esterno.

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