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lupo

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori 

L'estate non è ancora iniziata e già bisogna fare i conti con i problemi ad essa legati. Qualche zanzara l'abbiamo già uccisa qua in Ticino, ma non è di questi… simpatici… insetti che vi voglio parlare. I lidi di Caslano e del Golfo d'Agno (sud del Ticino) sconsigliano la balneazione a causa di un'importante presenza di alghe in acqua. Un problema che di solito si presenta ad agosto inoltrato…  

Vabbe'… se questo fine settimana non si potrà fare il bagno, ci si potrà rinchiudere in casa (o andare in piazza o al bar) a guardare la finalissima di Coppa Svizzera, che vedrà l'FC Lugano affrontare i bernesi dello Young Boys. I ticinesi riusciranno a tenersi la coppa per un altro anno, dopo averla conquistata nel 2022? Lo scopriremo domenica a partire dalle  14:00. 

Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno.  

allievi in classe
© Keystone / Christian Beutler

Il sistema educativo elvetico è inclusivo, ma ha i suoi tempi, che sono lenti, secondo le associazioni che difendono i diritti delle persone con disabilità. Opposto il pensiero dei e delle docenti, che considerano che il sistema sia troppo veloce. 

Nella Confederazione bambine e bambini portatori di handicap vengono spesso affidati a scuole specializzate: “Non possiamo quindi parlare di scuola inclusiva in Svizzera”, dichiara  il giurista di Inclusione Handicap Cyril Mizrahi. Un aspetto per il quale sono giunte critiche anche da parte dell’ONU, che sottolinea che in Svizzera le scuole regolari non dispongono ancora dei mezzi necessari per promuovere l’educazione inclusiva, per esempio attraverso l’insegnamento supportato dalla lingua dei segni. 

Il corpo insegnanti fa notare, però, che una scuola inclusiva implica anche una maggiore mole di lavoro, ma il personale manca. Secondo Silvia Pool Maag, professoressa di pedagogia specializzata presso l’Università di Zurigo, è preferibile parlare di “sistema educativo orientato all’inclusione” piuttosto che di inclusione pura e semplice. “La sfida centrale è riuscire a sviluppare ulteriormente questo orientamento all’inclusione, riducendo al minimo i momenti di esclusione”. E per farlo, le scuole devono disporre di più risorse e promuovere la collaborazione tra personale specializzato. 

Sistema che, per il momento, però, non funziona nel migliore dei modi. Ad affermarlo,  è la giornalista Marah Rikli, mamma di una bambina con disabilità. “Nella nostra società – dice – la disabilità viene associata a qualcosa di negativo. È quasi una parolaccia. E invece dovrebbe essere vista come una caratteristica, come il colore degli occhi o dei capelli”. Sua figlia frequenta una scuola speciale: “È la soluzione migliore sia per me che per lei. Nelle scuole regolari non ci sono risorse a sufficienza. Le classi sono troppo grandi per promuovere l’inclusione di bambini con esigenze particolari”. 

pesticida viene spruzzato in un c ampo
© Keystone / Christian Beutler

Diversi grandi produttori di pesticidi, fra i quali anche Bayer e la svizzera Syngenta, non avrebbero trasmesso alle autorità sanitarie europee degli studi sugli effetti neurotossici di alcuni loro prodotti. A rivelarlo è un’inchiesta condotta da un pool giornalistico a cui ha partecipato anche la Radiotelevisione svizzerao tedesca SRF e che cita uno studio condotto da due svedesi, la professoressa in tossicologia Cristina Rudén e il chimico Axel Mie

“I test sui quali ci siamo concentrati riguardano lo sviluppo di tossicità a livello neurologico, principalmente su come queste sostanze possono influenzare lo sviluppo del cervello e in generale se c’è un’interferenza quando il cervello si sviluppa in fase fetale, quindi quando la madre è esposta a tali sostanze o attraverso l’allattamento”, ha spiegato Mie. I prodotti in questione sono usati in particolare nelle coltivazioni d’insalata, mele e patate

Gli studi sui pericoli per la salute umana, però, non sono stati nascosti completamente: sono stati consegnati solo alle autorità statunitensi, ma non – come detto – a quelle dell’UE. La ragione? “Se a livello europeo si prova che quanto testato porta le persone a sviluppare un problema neurologico, può essere immediatamente vietato sul mercato europeo. È quindi facile immaginare il rischio finanziario che corrono questo tipo di aziende se sottopongono i test alle autorità competenti”, dice Rudén. Nove le molecole incriminate, di cui tre sono state ritirate dal mercato, ma diversi anni dopo gli esami che ne hanno dimostrato la pericolosità.  

L’inchiesta che ha portato a queste rivelazioni è stata condotta dalla Radiotelevisione della Svizzera tedesca SRF in collaborazione con i media Bayerischer Rundfunk, Spiegel (entrambi in Germania), The Guardian (Regno Unito) e Le Monde (Francia). 

sminatore cammina in campo con indicazioni ATTENZIONE MINE
Keystone / Dominic Lipinski

Le mine anti-uomo non fanno ancora parte del passato: lo dimostra il loro uso nella recente guerra in Ucraina, ma non solo. Finché esisteranno questi ordigni, esisterà anche il Centro internazionale di Ginevra per lo sminamento umanitario (GICHD). “Non ci si può permettere di smettere di combattere”, ha dichiarato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI il suo direttore, il ticinese Stefano Toscano

Dialogo e diplomazia, afferma Toscano, sono fondamentali, anche perché attualmente sono solo 164 gli Stati che hanno aderito al trattato di OttawaCollegamento esterno, che vieta la produzione, la vendita e l’uso di questi ordigni. I grandi assenti tra i firmatari sono Stati Uniti, Russia, Cina, India, Pakistan, Egitto o ancora Iran. 

Si tratta di un’arma che miete vittime soprattutto fra i civili e le cui conseguenze si protraggono anche per anni dopo i conflitti, poiché molti dei terreni dove vengono disseminate non possono più essere usati per scopi agricoli.  

La banca mondiale stima a 400 milioni di dollari le spese di sminamento umanitario nel solo 2023 e soltanto in Ucraina. L’ex Repubblica sovietica, però, non è l’unica a dover fare i conti con questo materiale bellico: in 60 Paesi di tutto il mondo questi ordigni causano 16 vittime al giorno.  

lupo
Keystone / Marco Schmidt

Il Consiglio federale ha deciso oggi che da inizio luglio sarà più facile l’abbattimento di esemplari problematici di lupi. Il numero crescente di questi animali (attualmente nella confederazione se ne contano 250) rappresenta un serio problema, soprattutto per le regioni di montagna.  

Grazie alla revisione parziale dell’ordinanza sulla caccia approvata oggi – nell’attesa che entri in vigore la legge sulla caccia riveduta – sarà possibile abbattere animali singoli, non appartenenti a un branco, anche all’interno dei territori del branco, spiega una nota governativa. Una decisione frutto delle osservazioni che hanno mostrato negli ultimi anni che singoli esemplari possono addentrarsi nel territorio di un branco e causarvi danni. 

Nel caso dei lupi singoli presenti nelle regioni in cui in precedenza sono già stati registrati danni, è stato ridotto da dieci a sei predazioni di animali da reddito la soglia determinante per l’uccisione. Inoltre, singoli lupi possono ora essere abbattuti se costituiscono un grave pericolo per le persone e se questo pericolo è immediato, si può procedere all’uccisione senza l’approvazione dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). 

La soglia di danno è stata ridotta anche per la regolazione dei branchi. I Cantoni possono ora presentare all’UFAM una domanda di abbattimento per fini di regolazione già a partire da otto (e non più dieci) predazioni di animali da reddito. Nelle regioni in cui sono presenti più branchi, i Cantoni possono intervenire in misura più incisiva. 


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