
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
È successo: una compagnia aerea neozelandese, la Air New Zealand, chiederà a partire da oggi ai suoi passeggeri e passeggere di pesarsi prima dell'imbarco. Nessun obbligo (per ora). E nessun sovrapprezzo per chi pesa… più del dovuto. La Air New Zealand lo fa per determinare il peso medio dei passeggeri, un dato importante per i piloti e che aiuterà a calcolare in maniera più precisa il consumo di carburante. Per ottenere una media affidabile, la compagnia dovrà pesare almeno 10'000 persone, ma – è stato assicurato – si tratta di dati completamente anonimi e che non saranno visibili da nessuna parte.
E se diventasse la norma? E se un giorno il nostro peso influisse sul prezzo del biglietto? E se low cost iniziasse a far rima con low weight? Come si dice: non succede, ma se succede…
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Giovedì mattina la camera bassa del Parlamento elvetico (Consiglio nazionale) si è allineata alla Camera alta (Consiglio degli stati) approvando con 105 voti a 74 e 11 astensioni un compromesso sulla definizione di consenso per quanto riguarda lo stupro. La formulazione “no significa no” integrerà lo stato di shock della vittima.
Finora le due Camere si erano opposte su questo aspetto centrale del dossier, pur riconoscendo che l’attuale definizione di violenza carnale fosse obsoleta. Il Nazionale aveva dapprima insistito nel voler passare al “solo sì significa sì”, mentre inizialmente gli Stati avevano preferito la formulazione negativa, prima di adottare il compromesso lo scorso marzo.
Con la nuova versione, nel Codice penale verrà considerato anche il cosiddetto “freezing”. In questo modo si terrà conto anche dei casi di aggressione sessuale o di violenza carnale in cui la vittima si trova in uno stato di immobilità tonica.
Con il compromesso, il plenum ha adottato anche l’obbligo per gli autori di reati di seguire programmi di prevenzione ed educazione. Gli Stati avevano scelto una formulazione solo facoltativa, mentre il Nazionale eccezioni solo in casi individuali. La Camera del popolo si è allineata a quella dei cantoni anche per quanto riguarda l’entità della pena: almeno un anno per il reato di violenza carnale con coazione.
- La notizia riportata da TVS Tvsvizzera.it.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Gli uomini in Svizzera non possono essere violentati” e “Quando dire ‘no’ al sesso non basta”.
- La pagina di Aiuto alle vittime dedicata alla violenza sessualeCollegamento esterno.

“È stato un mese molto intenso”: così ha definito i 31 giorni di presidenza elvetica al Consiglio di sicurezza dell’ONU il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis.
Martedì il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) è intervenuto al Consiglio su invito della Svizzera per annunciare un piano in cinque punti per salvare la centrale atomica di Zaporizhia in Ucraina da un disastro nucleare. Questa riunione, ha spiegato Cassis, “abbiamo iniziato a prepararla due settimane fa”.
Cassis, che ha aperto e chiuso il mese di presidenza, nel corso del quale si sono recati a New York anche il presidente della Confederazione Alain Berset e la responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport Viola Amherd, si dice soddisfatto di questa prima presidenza elvetica (la prossima sarà a settembre 2024).
“Ho aperto il mese di presidenza con una discussione su chi siamo e su come possiamo ricostruire la fiducia”, ha dichiarato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI. Alain Berset ha dal canto suo presieduto le riunioni riguardanti la protezione dei civili in collaborazione con la Croce Rossa internazionale. La consigliera federale Viola Amherd ha invece onorato il 75esimo anniversario dei caschi blu. “Devo dire che siamo al limite delle capacità del sistema, perché non ci si rende conto di quanta preparazione richieda ogni singola riunione” di questo organo delle Nazioni Unite”, ha concluso Cassis.
- L’intervista a Ignazio Cassis su SWI Swissinfo.ch e sul portale RSI NewsCollegamento esterno.
- Il primo mese di presidenza il mio collega Dorian Burkhalter ha pubblicato un articolo per spiegare cosa implica il ruolo ricoperto dalla Confederazione nel corso del mese di maggio.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Quando il mondo parla della Svizzera”

Il contante sta perdendo terreno come mezzo di pagamento in Svizzera, secondo il sondaggio della Banca Nazionale Svizzera (BNS). Per le spese quotidiane, banconote e monete rappresentano solo poco più di un terzo (36%) delle transazioni.
Il declino è però rallentato negli ultimi due anni, ha precisato oggi la BNS. Nel 2017, la quota del contante raggiungeva il 70%, per poi scendere al 43% nel 2020. L’uso delle carte di debito e di credito è rimasto stabile, rappresentando ancora un terzo (33%) ciascuna. Una transazione su due viene effettuata su un terminale di pagamento, nella maggior parte dei casi (75%) utilizzando la funzione contactless (senza contatto).
Diventano sempre più popolari, invece, le app di pagamento: il loro uso è più che raddoppiato in due anni, passando dal 5% all’11% del numero di transazioni registrate dalla BNS.
Per le spese quotidiane, il contante rimane comunque una sicurezza. Secondo i risultati del sondaggio condotto dalla BNS su un campione di 2’000 persone residenti in Svizzera, la maggioranza preferisce ancora nel portafoglio banconote e monete. Per gli intervistati e le intervistate, il contante dovrebbe rimanere disponibile come mezzo di pagamento, nonostante la popolarità delle carte e delle applicazioni. Ammettono però che utilizzerebbero meno monete e banconote se l’infrastruttura fosse ridotta.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- “Contanti o carta? La Svizzera preferisce lasciare la libera scelta”: un approfondimento della mia collega Marija Miladinovic.

Il tasso di interesse di riferimento applicabile ai contratti di locazione in Svizzera è stato aumentato di 0,25 punti percentuali passando dall’1,25% all’1,5%, per la prima volta dalla sua introduzione nel 2008. La decisione comporterà un incremento dell’affitto per circa la metà degli inquilini. Una cattiva notizia che ne porta altre con sé: è previsto un nuovo adattamento al rialzo del tasso in autunno o nel 2024. Lo ha annunciato oggi l’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB).
Quando è stato introdotto nel 2008, il tasso d’interesse di riferimento era del 3,5%. Da allora è sceso costantemente fino a raggiungere l’1,25% da marzo 2020. “Di conseguenza, i locatori hanno in linea di principio (…) il diritto di aumentare l’affitto di circa il 3%, a condizione che il canone attuale sia basato sul vecchio tasso di riferimento dell’1,25%”, ha spiegato l’UFAB. Il tasso di riferimento si basa sul tasso di interesse medio ponderato per le ipoteche in Svizzera, calcolato ogni trimestre, ed è uno dei principali strumenti per stabilire l’importo degli affitti nella Confederazione.
Questo incremento preoccupa inquiline e inquilini, la sinistra e le organizzazioni benefiche che, temendo abusi da parte dei proprietari di abitazioni, invocano misure politiche, come per esempio una moratoria sugli affitti. A destra, anche il Partito liberale radicale vuole evitare un aumento delle pigioni. Non con provvedimenti nei confronti dei proprietari immobiliari, però. I liberali radicali vorrebbero venisse facilitata la costruzione di nuovi alloggi.
Secondo l’organizzazione Caritas, questo aumento rischia di far crescere la precarietà nella classe media inferiore e di far passare sotto la soglia della povertà numerose persone che finora vivevano appena al di sopra di essa. I locatari sono dal canto loro invitati a valutare attentamente le decisioni di aumento per capire se sono giustificate e a rivolgersi alle associazioni nel caso sospettino un abuso.
- La notizia sul portale RSI NewsCollegamento esterno
- Affitti, “gli inquilini devono reagire in fretta”Collegamento esterno: un altro contributo di RSI News
- Il comunicato stampaCollegamento esterno dell’Associazione svizzera inquilini

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