
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
è ufficiale: il Tour de France 2027 non partirà dal Ticino. "Beh, non essendo il Ticino in Francia, è logico", penserete voi (come, ammetto, ho pensato anche io). E invece no: si tratta solo di una questione finanziaria. Il Cantone, nell'attuale contesto d'incertezza economica, ha preferito non intaccare i conti per finanziare l'organizzazione della tappa, che sarebbe costata 5 milioni di franchi. Da diversi anni ormai la gara ciclistica più prestigiosa del mondo parte fuori dalla Francia (quest'anno la prima tappa sarà a Bilbao e nel 2024 toccherà a Firenze).
Se invece preferite notizie sportive belle, come non parlare della storica vittoria del Ginevra Servette, che ieri sera per la prima volta nella sua storia è diventato campione svizzero, battendo in finale i rivali del Bienne per 4 a 1. Il titolo, che l'anno scorso (come anche quello precedente) è stato conquistato dallo Zugo, torna così nella Svizzera francese dopo 50 anni di assenza.
Non solo di sport, però, parliamo oggi. Ecco alcune delle principali notizie della giornata.

La Svizzera dimostra passività in materia di politica estera: a dirlo è il cancelliere federale Walter Turnherr in un’intervista rilasciata al quotidiano zurighese NZZ. “La politica estera va oltre la gestione delle relazioni estere più qualche tweet a settimana”, ha detto.
Nel nostro passato, aggiunge, non abbiamo fatto grandi imprese a livello internazionale, ma abbiamo fatto di un piccolo Paese periferico un’oasi di “stabilità, benessere e pace sociale”. “Ora però dobbiamo essere maggiormente coinvolti laddove vengono prese decisioni che ci riguardano”.
La Confederazione, che negli ultimi tempi è stata da più parti criticata per non aver preso posizione in questioni internazionali (in particolare, almeno all’inizio del conflitto, per quanto riguarda l’Ucraina), ha ricordato Turnherr, non ha un leader vero e proprio, per sua tradizione politica. Le decisioni spettano al Consiglio federale, “che si occupa dell’intero processo legislativo, dalla stesura alla votazione”. Ma anche al Parlamento “che è quasi più potente di tutti gli altri organi”. Paradossalmente, aggiunge, “sia il Parlamento che il Consiglio federale ritengono che il potere appartenga sempre maggiormente all’altro”.
La Svizzera ha vissuto per decine di anni nella calma, ma gli sviluppi geopolitici mondiali (come la guerra in Ucraina, il sempre crescente antagonismo tra Cina e Occidente, l’indebolimento delle organizzazioni internazionali, le crisi climatica e migratoria e altre – forse – in arrivo) hanno portato uno scompiglio che sarà difficile calmare in tempi brevi. E non viene più riverita e rispettata come un tempo, aggiunge Turnherr.
- L’intervista rilasciata da Walter Thurnherr alla NZZCollegamento esterno (in tedesco)
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “In Svizzera non si dirige, si coordina”
- “Quanto è neutrale davvero la Svizzera?”: un contributo della mia collega Sibilla Bondolfi

Il Tribunale federale (TF) ha confermato l’invalidazione, da parte del Parlamento friburghese , di un’iniziativa popolare per introdurre la gratuità dei trasporti pubblici nel Cantone. Il testo è contrario alla Costituzione, hanno detto i giudici, la cui sentenza avrà conseguenze anche in altri cantoni.
Il TF ha respinto il ricorso presentato contro la decisione di invalidazione dai Verdi, dal Partito socialista e da tre privati, ricordando che la carta fondamentale stabilisce, all’articolo 81a comma 2Collegamento esterno, che “i costi dei trasporti pubblici sono coperti in misura adeguata dai prezzi pagati dagli utenti“. Il testo di questa disposizione, votata nel 2014 ed entrata in vigore nel 2016, è chiaro, è stato sottolineato al momento della sentenza.
L’articolo costituzionale – rileva la più alta istanza giudiziaria svizzera – persegue due obiettivi contrastanti. Da un lato, la mobilità non deve essere troppo economica perché farebbe esplodere la domanda e porterebbe a costi sempre più elevati che potrebbero finire per soffocare il sistema. Dall’altro, il trasporto pubblico non deve essere troppo costoso poiché ciò ostacolerebbe il trasferimento dei passeggeri dalla strada alla rotaia. Una ricerca di equilibrio che secondo la Corte esclude il fatto che gli utenti dei mezzi pubblici non sostengano alcun costo.
L’iniziativa popolare cantonale “Per la gratuità dei trasporti pubblici” è stata depositata nel dicembre 2020 corredata da oltre 8’600 firme. Proposte simili sono state lanciate in diversi altri cantoni, tra cui Neuchâtel, Vaud e Ginevra. In questo contesto, la decisione del TF era molto attesa.
- La notizia riportata da RSI NewsCollegamento esterno.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Mezzi pubblici gratuiti? Non in Svizzera”
- La sentenzaCollegamento esterno del TPF

La Confederazione e i Cantoni vogliono abolire gradualmente i piccoli rifugi antiatomici con meno di sette posti presenti in circa 100’000 case unifamiliari in Svizzera. Troppo vetusti per essere rinnovati, oggi vengono usati soprattutto come cantine, locali hobby o depositi. In futuro l’idea è di costruire rifugi più grandi e più facilmente gestibili dalla Protezione civile (PC).
A rivelare il cambiamento di rotta è un’inchiesta condotta dalla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF. La “Concezione dei rifugi” dell’Ufficio federale della protezione della popolazione, non ancora pubblicato, prevederebbe l’abolizione di queste piccole strutture, mantenendo comunque l’obbligo per quelle più grandi.
Il presidente della Conferenza dei responsabili cantonali della protezione della popolazione Urs Marti ha confermato questa informazione, citando un altro motivo oltre la vetustà degli impianti: “Sono difficili da gestire in caso di incidente. La Protezione civile [responsabile anche di questi rifugi, ndr] non può coprire un numero così elevato di piccole strutture”. È molto più facile gestire quelle più grandi, da almeno 25 a 50 posti.
La “Concezione dei rifugi” trae utili conclusioni anche dalla guerra in corso in Ucraina: in particolare, quelli antecedenti al 1987 devono essere dotati di cuccette e servizi igienici a secco a spese dei proprietari. Inoltre, Confederazione e Cantoni non vogliono più concedere eccezioni per i nuovi grandi edifici. Questi saranno obbligati a costruire rifugi con un numero adeguato di posti-letto.
- La notizia su TVS tvsvizzera.it.
- Le rivelazioni di SRFCollegamento esterno (in tedesco)
- Dalla serie ‘Curiosità rossocrociate’: “L’obbligo tutto elvetico di avere ognuno il proprio bunker”

Il dissesto di Credit Suisse (CS) e la sua acquisizione da parte di UBS non devono portare a “conclusioni affrettate” sulla regolamentazione bancaria, ma un’analisi approfondita è necessaria. Lo ha affermato all’assemblea generale della Banca nazionale svizzera (BNS) il suo presidente Thomas Jordan.
“I recenti eventi giustificano – ha comunque sottolineato – la necessità di rivedere la regolamentazione e la supervisione” degli istituti di credito. Alla luce delle “drammatiche giornate di metà marzo”, il rafforzamento della vigilanza in ambito bancario appare ora ovvio.
L’inasprimento riguarderebbe soprattutto la costituzione di garanzie aggiuntive per evitare il ricorso al diritto di necessità, come avvenuto per il salvataggio di CS. Per il presidente della BNS, la normativa dovrebbe obbligare gli istituti a detenere fondi propri sufficienti “che possano essere dati in pegno o trasferiti in qualsiasi momento e senza restrizioni”.
Il 19 marzo la BNS ha liberato a favore di CS un sostegno aggiuntivo di liquidità di 100 miliardi di franchi. Con questo prestito si è però giunti “al limite di quanto sia ammissibile”, sostiene Jordan. Questo prestito è accompagnato da un privilegio in caso di fallimento di Credit Suisse. Il salvataggio della banca era comunque necessario, ha sottolineato, e ha consentito di scongiurare il rischio di una “crisi finanziaria ed economica di livello mondiale”. “Secondo noi, non sarebbe stato responsabile arrivare a questo punto”.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Le conseguenze del salvataggio di Credit Suisse in questo articolo del mio collega Fabio Canetg.
- Tutte le ultime notizie sul dissesto di Credit Suisse.

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