Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
vi sentireste tranquilli se vi dicessero che il vostro Paese potrebbe essere colpito da un attacco nucleare ordinato da Mosca? Nella Confederazione sta facendo discutere la frase dell’ex direttore della radiotelevisione pubblica nazionale SSR, Roger de Weck che in un’intervista rilasciata all’autorevole Neue Zürcher Zeitung ha detto che la Svizzera, in quanto non appartenente alla NATO, potrebbe essere oggetto di un attacco preventivo da parte della Russia.
Non mi dilungherei sulle argomentazioni a supporto della sua tesi, in particolare quelle riguardanti i limiti della neutralità elvetica, che nel nuovo contesto geopolitico planetario potrebbe non garantire più il successo modello svizzero. Quello che preoccupa è che si parli di uno scenario che solo pochi anni fa sarebbe stato ritenuto fantascienza.
Ma ora vi parliamo di eventi molto più concreti e banali, avvenuti oggi nella Confederazione. Vi invitiamo dunque a proseguire nella lettura.
C’è un lieto fine nell’”avventura” che ha coinvolto – suo malgrado – il personale dell’ambasciata elvetica a Khartum, città al centro di una guerra tra opposte fazioni in Sudan. Questa mattina alle 6.05 è atterrato a Belp (Berna) il Falcon 900 del Consiglio federale con i dipendenti rimpatriati sani e salvi.
Sei funzionari della rappresentanza diplomatica, tra cui l’ambasciatore Christian Winter, e tre loro familiari si erano diretti all’ambasciata francese da dove hanno proseguito con un convoglio di autobus verso un aeroporto militare, scortati dai paramilitari governativi delle RFS (Forze di supporto rapido).
Non sono mancate i controlli e le difficoltà per l’uso, da parte della spedizione organizzata dalla Francia, della base aerea da cui i diplomatici occidentali hanno potuto lasciare il paese per riparare in Gibuti. Altri tre elvetici sono giunti in Etiopia (due con l’aiuto della Croce Rossa) e tre persone (tra cui due militari addetti allo sminamento) sono fuggite a Port Sudan e sono ora al sicuro.
Resta sul posto una quarantina di dipendenti locali dell’ambasciata e una trentina di svizzeri e svizzere. Alcuni di questi ultimi, che hanno la doppia nazionalità, non possono lasciare il Paese africano poiché al momento non vengono rilasciati permessi di uscita per cittadini sudanesi.
- La notizia la potete trovare su tvsvizzera.it.
- L’editoriale del CdTCollegamento esterno si sofferma sulle possibili fonti di instabilità innescate dal conflitto sudanese.
- Le ultime news sul sito del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)Collegamento esterno.
Il giorno dopo Credit Suisse anche UBS – la banca beneficiaria dell’operazione di salvataggio della prima condotta dalle autorità federali – ha illustrato i suoi conti trimestrali che presentano un utile netto dimezzato rispetto a dodici mesi fa di 1,03 miliardi di dollari.
Questa evoluzione, spiega la principale banca elvetica, va interpretata alla luce delle riserve create allo scopo di affrontare le controversie legali negli Stati Uniti (665 milioni) e delle rettifiche per rischio di credito (38 milioni). Al netto di queste pendenze l’utile ante imposte, sottolinea UBS, è stato di 2,35 miliardi (-22% in un anno).
A rallegrare le e gli azionisti della banca è l’afflusso di capitali, su cui non sono certo estranee le recenti traversie di Credit Suisse, per un importo di 28 miliardi di dollari nel ramo della gestione patrimoniale (7 dopo l’annuncio dell’acquisto della concorrente). Il totale dei patrimoni gestiti a fine marzo ammonta a 4’160 miliardi di dollari (erano 3’957 a fine 2022).
In proposito il nuovo ceo Sergio Ermotti ha espresso soddisfazione per i risultati, al di sotto delle attese degli analisti, in ragione del difficile contesto vissuto nel primo trimestre, con incertezze costanti in merito all’inflazione, alla politica monetaria delle banche centrali e alla crescita economica. Le tensioni geopolitiche, è stato evidenziato, potrebbero condizionare l’evoluzione congiunturale in corso.
- Sull’utile in forte calo di UBS l’articolo di tio.chCollegamento esterno.
- In borsa il titolo UBS viene penalizzato pesantemente. Lo si può leggere su blue NewsCollegamento esterno.
- La lunga intervista al ceo Sergio Ermotti pubblicata su rsi.chCollegamento esterno.
- Tutta la vicenda Credit Suisse raccontata su swissinfo.ch.
La spesa sanitaria nel 2021 è aumentata del doppio rispetto al solito e questo è dovuto in parte alla pandemia di Covid-19 che ha colpito anche il nostro Paese.
I costi affrontati dal sistema sanitario due anni fa, ha indicato l’Ufficio federale di statistica (UST), sono stati pari a 86,3 miliardi di franchi, vale a dire 4,8 miliardi in più in dodici mesi. L’incremento è quindi stato del 5,9%, un tasso assai più elevato della media quinquennale (3%). A crescere sono state in particolare le spese di prestazioni che sono state assunte dallo Stato. L’aumento complessivo di questa voce nell’arco di un anno è stato del 74,6% (+1,8 miliardi). Seguono le spese ospedaliere (+1,3 miliardi, +4,4%,) e quelle degli studi medici (+0,3 miliardi, +2,6%).
Riguardo invece le varie fonti di finanziamento del settore della salute è sempre l’ente pubblico ad avere visto crescere maggiormente il proprio contributo (+10,1%). Le spese coperte dalle compagnie assicurative (casse malati) sono lievitate del 5,3% e quelle delle famiglie del 4,2%.
In soldoni per ogni residente la spesa mensile per prestazioni sanitarie è stata di 827 franchi, di cui 296 a carico delle assicurazioni obbligatorie, 190 dallo Stato, 74 dalle assicurazioni sociali (AVS, AI, infortuni), 54 da altre assicurazioni private. Oltre al premio di cassa malattia le famiglie hanno dovuto pagare di tasca propria 184 franchi al mese.
- Gli articoli sul tema di tvsvizzera.it e di rsi.chCollegamento esterno.
- Ne parla anche il portale economico moneymag.ch.Collegamento esterno
- Sulle caratteristiche del sistema sanitario elvetico l’approfondimento della collega Sibilla Bondolfi.
Nonostante sia la terza forza politica nella Confederazione (almeno nella Camera del popolo) il Partito liberale radicale (PLR) è in testa nei municipi delle città elvetiche.
Suoi rappresentanti, indica la statistica condotta dall’Ufficio federale di statistica (UST) in collaborazione con l’Unione delle città svizzere (UCS), occupano infatti il 25% dei posti negli esecutivi locali, davanti ai municipali socialisti (21%) e a quelli del Centro (15%) e dell’Unione democratica di centro (UDC).
Quest’ultima, che è il partito di maggioranza relativa a livello federale, negli esecutivi delle città è scavalcata – con il 10% – addirittura dai municipali “senza partito o diversi” (12%). Discorso analogo riguarda i sindaci, 55 dei quali sono liberali radicali e 38 socialisti.
Le donne restano sottorappresentate sia nei municipi (32%) che nei consigli comunali (39%), nonostante siano aumentate le città, da 22 nel 2021 a 25, dove vi sono maggioranze rosa negli esecutivi.
- Ne parla tio.chCollegamento esterno.
- I dati citati si possono trovare sulla pagina dell’Ufficio federale di statistica (USTCollegamento esterno).
- Un approfondimento del collega Peter Siegenthaler.
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