
Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
visto che Pasqua si avvicina vi chiedo se sapete quante uova producono all’anno le galline in Svizzera? No? Ve lo dico io: sul mercato elvetico arrivano 1,1 miliardi di uova indigene. Queste uova coprono circa il 70% del fabbisogno nazionale. Un dato in continua crescita. Solo dieci anni fa superava a malapena il 50%.
Aumentano soprattutto le uova prodotte biologicamente. Nel 2022 sono state 224 milioni, ovvero il 20% dell’intera produzione elvetica. Si tratta di un nuovo record.
Ora che sapete anche questo, vi auguro una buona lettura.

Uno svizzero su quattro è pronto a cambiare la propria banca. Le più gettonate sono le banche cantonali.
No. Non c’entrano nulla le disavventure di Credit Suisse e la conseguente perdita di fiducia dei risparmiatori negli istituti bancari. I cittadini elvetici vogliono per contro cambiare la propria banca per approfittare di tassi d’interesse più alti offerti da altri istituti. Se poi lo chiedete a un giovane, uno su tre vi risponderà affermativamente. Più fedeli gli over 56 e i ticinesi. Sono dati estrapolati da un sondaggio condotto dal servizio di confronti internet Comparis.
In un anno la Banca nazionale svizzera ha rialzato per ben 4 volte il tasso guida. Nonostante ciò, le banche fanno fatica a remunerare i risparmi dei propri clienti. In poche parole, Comparis spiega che “i tassi a favore dei risparmiatori si adeguano troppo lentamente, il che è frustrante soprattutto in periodi di forte inflazione”.
Oltre a sottolineare la maggiore propensione al cambiamento tra i giovani e la spiccata fedeltà degli anziani, il sondaggio mette in luce anche importanti differenze regionali: pronti a saltare il fosso, passando a un’altra banca sono il 33% dei romandi e il 24% degli svizzeri tedeschi, ma solo il 10% dei ticinesi. Ma dove tengono i propri risparmi gli svizzeri? Il 23% presso una banca cantonale. Al secondo posto si trova Raiffeisen (22%), seguita da PostFinance e UBS (entrambe al 16%).
- La notizia completa sul sondaggio la potete leggere sulla RegioneCollegamento esterno.
- Pochi giorni fa la BNS ha ulteriormente alzato i tassi guida come scrive il Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Il comunicato e il sondaggio condotto da comparis.chCollegamento esterno.

In Svizzera il razzismo è sistemico, il diritto all’aborto è minacciato e le misure contro il riscaldamento globale sono insufficienti.
Critiche severe quelle mosse contro la Svizzera da Amnesty International nel suo rapporto annuale pubblicato oggi. In occasione della sua visita in Svizzera, Amnesty ha riscontrato tracce di razzismo sistemico, soprattutto nell’ambito delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario. Un caso esemplare secondo Amnesty è quello di “Carlos”, detenuto nel penitenziario di Regensdorf (Zurigo), che per un determinato periodo è stato confinato 23 ore al giorno nella propria cella.
Per quanto riguarda il diritto all’aborto, Amnesty ritiene che esso sia minacciato. Da chi? Da due iniziative popolari lanciate nel dicembre 2021 dall’Unione democratica di centro (UDC) con l’obiettivo di ostacolare l’accesso all’aborto. Inoltre il Parlamento elvetico non è ancora riuscito a trovare un’intesa sulla ridefinizione del concetto di “stupro”. L’approccio “solo sì è sì” sarebbe quanto auspicato da Amnesty.
Infine, Amnesty nel suo rapporto ritiene che la Svizzera non stia facendo abbastanza sul fronte del clima. Il fatto che la proposta parlamentare di inserire nella legge l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 e di definire nuove misure per i vari settori è sospesa fino al voto popolare del prossimo 18 giugno non ha aiutato a migliorare lo sguardo sulla Confederazione da parte di Amnesty.
- Le severe critiche di Amnesty alla Svizzera sul portale della RSICollegamento esterno.
- Il rapporto annualeCollegamento esterno di Amnesty International e lo sguardo rivolto alla SvizzeraCollegamento esterno.
- L’aborto resta nel Codice penale svizzero come si legge in un contributo su tvsvizzera.it.

Gli svizzeri che vivono nella patria del cioccolato, consumano sempre di più quello prodotto all’estero.
Non sembra vero scritto da uno svizzero, eppure la popolazione elvetica consuma sempre più spesso cioccolato proveniente da oltre frontiera. Come comunica l’associazione di categoria Chocosuisse, lo scorso anno degli 11 chili consumati pro capite, 4,7 chili erano importati. Rispetto al 2021, vi è stato un incremento dello 0,6% della parte di cioccolato importato.
Da dove arriva questo cioccolato estero? La maggior parte di questo cioccolato è prodotto in Germania che fa la parte del leone, con una quota di mercato del 44% per un volume di 17’431 tonnellate nel 2022. Ciò che però va sottolineato è il notevole balzo in avanti delle aziende italiane produttrici di cioccolato. Nell’arco di dieci anni, infatti, le esportazioni dall’Italia verso la Svizzera sono cresciute di oltre il 36%, passando da 2’475 tonnellate nel 2013 a 3’386 l’anno scorso.
Ovviamente, l’aumento dell’import preoccupa le aziende elvetiche. Malgrado la crescita delle importazioni però, la bilancia commerciale in materia di cioccolato rimane comunque ampiamente positiva per la Svizzera. Praticamente i tre quarti della produzione Made in Switzerland sono smerciati all’estero.
- L’approfondimento del mio collega Daniele Mariani su tvsvizzera.it.
- Il comunicato dell’Associazionedi categoria chocosuisseCollegamento esterno (in tedesco).
- La storiaCollegamento esterno del cioccolato svizzero.

Quando il pane venduto pesa meno di quanto indicato e il prezzo è incompleto, errato o assente.
Il pane in Svizzera è particolarmente buono e chi lo compera, come il sottoscritto, spesso non chiede neppure il prezzo o il peso. Male. Infatti, in una campagna effettuata nel corso del 2022 dall’Istituto federale di metrologia (METAS) e dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) risulta che in oltre una panetteria su tre l’indicazione dei prezzi dei prodotti è sbagliata. Inoltre, una pagnotta su dieci è più leggera di quanto indicato.
Non è però tutto nero. In base alla valutazione dei Cantoni, le lacune sono spesso dovute a una mancanza d’informazione. Nel dettaglio, l’indicazione dei prezzi delle merci all’interno delle panetterie e delle pasticcerie era incompleta o errata nel 36% dei punti vendita. Le indicazioni nelle vetrine non erano complete o erano sbagliate nel 22% dei casi.
Per quel che concerne il pane stesso, nell’11,3% dei casi il loro peso era inferiore al peso nominale dichiarato, un dato quasi identico a quello riscontrato dieci anni fa. In particolare, lo scarto è del 14,4% per le panetterie artigianali, del 10,4% per quelle industriali e del 5,7% per le stazioni di servizio. Visti i risultati, la SECO precisa che saranno effettuati ulteriori controlli a sorpresa in particolare presso le aziende non conformi.
- L’indagine della SECO e di METAS la trovate su tio.chCollegamento esterno.
- Il comunicato della SECOCollegamento esterno.
- In Svizzera sono in vendita oltre 200 tipi di pane diversoCollegamento esterno.

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