
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
sembra uno scherzo, eppure… un ristorante di Lucerna ha fatturato 10 franchi supplementari a una coppia che ha ordinato un solo dessert, ma con due cucchiai. Il proprietario parla di un errore, anche se nel locale il supplemento viene effettivamente fatto pagare se i commensali dividono un piatto principale.
E se fosse stato un modo per rendere ancora più romantica la condivisione del dolce? Non ne sono proprio convinta... Per andare sul sicuro, però, eviterò da ora in avanti di condividere il dessert al ristorante (ogni scusa è buona!).
Vi lascio ora alla lettura delle notizie del giorno.

L’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS porta alla nascita di una mega banca sul mercato finanziario svizzero e mondiale. Diversi parlamentari elvetici hanno però espresso preoccupazioni.
“La Svizzera è troppo piccola per banche così grandi. Dobbiamo trovare un modo per minimizzare il rischio”, ha per esempio dichiarato il copresidente del Partito socialista (PS) Cédric Wermuth alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF.
Secondo informazioni in possesso del Financial Times, inoltre, esistevano altre opzioni: la società statunitense BlackRock, il maggiore gestore patrimoniale al mondo, avrebbe presentato un’offerta d’acquisto. SWI Swissinfo.ch ha inoltre saputo da una società finanziaria rossocrociata che nelle settimane precedenti il crollo due banche europee avrebbero mostrato interesse per l’acquisto di Credit Suisse.
E mentre il Governo elvetico fa sapere che intende completare l’acquisizione dell’istituto di credito entro la fine dell’anno, negli Stati Uniti le autorità stanno indagando sui rapporti di Credit Suisse e UBS con facoltosi personaggi russi vicini a Cremlino. Le due banche avrebbero – prima della loro fusione – aiutato alcuni oligarchi a eludere le sanzioni internazionali, in particolare quelle che riguardavano il congelamento dei loro beni.
- “La mega banca UBS è un male per la Svizzera?”: un articolo del mio collega Matthew Allen.
- Da TVS Tvsvizzera.it la notizia delle indagini statunitensi nei confronti ti Credit Suisse e UBS.
- Un sondaggio sui sentimenti che il caso Credit Suisse sta suscitando nella popolazione elvetica
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Sanzioni agli oligarchi, denuncia contro il Credit Suisse”.

Continua l’esportazione di chip e macchinari di precisione elvetici verso la Russia: lo rivela un’indagine della cellula inchieste della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI. Stando a informazioni raccolte dai colleghi, il passaggio avverrebbe tramite Paesi come Cina e Turchia.
Le aziende elvetiche produttrici affermano di fare tutto il possibile per evitare che componenti da loro fabbricati finiscano nel sistema militare russo, ma che non sempre è possibile evitarlo: i microchip possono per esempio “essere smontati da prodotti come bici elettriche e auto e poi essere installati su droni”, spiega il CEO di una di queste ditte.
Prima dello scoppio del conflitto in Ucraina e dell’introduzione delle sanzioni la Svizzera poteva inviare in Russia componenti elettronici per uso civile, ma non militare. Dal 4 marzo 2022 l’esportazione è del tutto vietata, ma questo non ha impedito a Mosca di procurarseli.
I componenti vengono acquistati da società cinesi, che poi commerciano con la Russia. L’inchiesta della RSI ha però rivelato che spesso si tratta di “cinesi russi”: aziende di facciata con sede in Cina, ma alla cui testa ci sono cittadini russi.
- In questo articolo pubblicato su RSI NewsCollegamento esterno tutti i dettagli dell’inchiesta.
- La lista completa delle sanzioniCollegamento esterno imposte dalla Svizzera nei confronti di Mosca.
- “Le armi russe in Ucraina e la difficile caccia alle componenti occidentali”: un articolo del mio collega Simon Bradley.

Il Parlamento elvetico ha accolto questo venerdì la prima sessione di persone con disabilità. Al termine dei dibattiti sarà adottata una risoluzione volta a rafforzare la loro rappresentanza politica e la loro inclusione.
Sono 44 le persone che sono state appositamente elette per questo evento dopo una votazione online che ha raccolto 20’000 voti, ha annunciato l’associazione ProInfirmis, organizzatrice dell’evento, che sottolinea che è stata rispettata la rappresentanza dei tipi di disabilità, del genere e delle regioni linguistiche.
In Svizzera sono affette da disabilità 1,8 milioni di persone (il 22% della popolazione) e queste subiscono numerose forme di discriminazione nella vita quotidiana e la loro rappresentanza politica è particolarmente debole, denunciano le organizzazioni per la loro difesa.
Secondo queste ultime, la recente richiesta del Consiglio federale per una revisione parziale della Legge sui disabili non è sufficiente. Le persone con disabilità devono poter partecipare attivamente alle decisioni che le riguardano ed è per questo che è stata organizzata questa sessione parlamentare.
- La notizia riportata dal portale bluenewsCollegamento esterno.
- La richiesta di revisione della Legge sui disabili su RSI NewsCollegamento esterno.
- La pagina di ProInfirmisCollegamento esterno.

In 10 anni (dal 2010 al 2019), il tempo d’impiego di svizzere e svizzeri tra i 15 e i 64 anni d’età è aumentato di circa 1,5 giornate lavorative. Lo rivela uno studio dell’Ufficio federale di statistica.
Le donne hanno dato un contributo importante in questo ambito: con il passare degli anni il loro grado di occupazione è aumentato continuamente, nonostante restino la parte della popolazione che più spesso ricorre al lavoro a tempo parziale.
Se per le donne il tempo di lavoro è aumentato del 7% nel corso di un decennio (1’026 ore annue), quello degli uomini è diminuito del 3%, attestandosi a 1’544 ore in un anno. Gli uomini Millennial (nati tra il 1980 e il 1996) e della Generazione Z (1997-2012) svolgono più attività extralavorative rispetto agli appartenenti della Generazione X (1965-1980). Per questo motivo prediligono il lavoro a tempo parziale. Per quanto riguarda le donne, le differenze generazionali sono meno marcate.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano Aargauer Zeitung da Daniel Kopp del Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), esperto del mercato del lavoro, la minore attrattività del lavoro a tempo pieno non è da imputare a un’ipotetica stanchezza cronica dei giovani, bensì alla durata degli studi, spesso affiancati da lavori part time, che si protrae sempre di più.
- La notizia su RSI NewsCollegamento esterno.
- La notizia e l’intervista a Daniel Kopp sull’Aargauer ZeitungCollegamento esterno (in tedesco, solo per abbonati).
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Figli o carriera, scelte difficili per le donne svizzere”.

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