Si profilano nuovi guai per UBS e Credit Suisse, che è stata appena rilevata dalla prima. Le autorità statunitensi stanno infatti indagando sui loro rapporti con facoltosi personaggi russi vicini al Cremlino.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Più precisamente il Dipartimento di Giustizia americano starebbe conducendo accertamenti su presunti aiuti che gli oligarchi russi avrebbero ricevuto dai due grossi gruppi bancari, prima della loro fusione, per eludere le sanzioni internazionali che gravavano nei loro confronti in seguito al conflitto in Ucraina, in particolare quelle che prescrivevano il congelamento dei loro beni presso gli istituti finanziari.
Secondo l’agenzia BloombergCollegamento esterno, che cita sue fonti, le due banche farebbero parte della lista stilata dagli inquirenti federali riguardante gli istituti finanziari in merito ai quali è stata inoltrata una formale richiesta di informazioni. Secondo indiscrezioni di stampa Credit Suisse gestiva una cifra superiore ai 30 miliardi di dollari riconducibili a clientela proveniente dalla Federazione Russa, vale a dire circa la metà di quella gestita da UBS, prima che chiudesse questo tipo di attività lo scorso mese di maggio.
Al Dipartimento di Giustizia statunitense preme soprattutto identificare i funzionari delle banche che hanno intrattenuto relazioni con i clienti oggetto di sanzioni. Riguardo a questi ultimi viene avanzata anche la richiesta relativa alle verifiche effettuate dagli istituti bancari nei loro confronti negli anni precedenti.
Una volta ottenuti questi chiarimenti le autorità americane si riservano di procedere a ulteriori indagini sui banchieri e i consulenti individuati per esaminare l’eventualità che siano state infrante norme di legge.
In proposito né UBS, né Credit Suisse hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Secondo però indiscrezioni a questo punto la seconda potrebbe rivedere l’elenco dei clienti di Credit Suisse cui dovrebbe garantire la continuità delle relazioni bancarie.
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