La televisione svizzera per l’Italia
Il logo di UBS e sullo sfondo quello del Credit Suisse scritto al contrario.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

in questi giorni non si fa altro che parlare dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. E anche noi non possiamo far finta di nulla. Nel nostro bollettino parleremo dei posti di lavoro in pericolo mentre in questo nostro saluto iniziale volevo raccontarvi delle stranezze del mondo della finanza.

Domenica UBS ha acquistato Credit Suisse per 3 miliardi di franchi. Oggi sulla scia dell’ottimismo, il titolo di UBS ha fatto un balzo del 10% facendo guadagnare oltre 7 miliardi di franchi alla banca elvetica. Diciamo che l’acquisto miliardario di domenica in due giorni è già stato ammortizzato...

Un cartello di lavori in corso davanti a una sede di Credit Suisse.
© Keystone / Georgios Kefalas

UBS-Credit Suisse, ora i riflettori sono puntanti sul mantenimento dei posti di lavoro.

Dopo l’annuncio dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS e la nascita nel contempo di un colosso bancario, l’Unione sindacale svizzera (USS) ricorda che non spetta ai dipendenti pagare per gli errori commessi da manager e autorità. Per questo motivo chiede alla futura dirigenza di concentrarsi sul mantenimento dei posti di lavoro.

L’USS sottolinea che la posta in gioco è colossale per cui “le due banche hanno il dovere di evitare tagli brutali”. BAK Economics ha stimato che le due grandi banche offrono complessivamente 37’000 impieghi in Svizzera (17’000 presso Credit Suisse). A medio termine, lo smantellamento della rete di filiali e altre misure di razionalizzazione comporteranno probabilmente la perdita di circa 9’500-12’000 posti di lavoro.

Già prima dell’avvio dell’acquisizione da parte di UBS, Credit Suisse stava valutando un piano di taglio di 9’000 posti di lavoro nel tentativo di salvarsi. Secondo l’agenzia stampa Bloomberg questo potrebbe essere solo l’inizio. La fusione tra i due colossi bancari crea infatti significative sovrapposizioni. Le due banche insieme impiegano quasi 125’000 persone, di cui come detto circa 37’000 in Svizzera.

Lo sgombero degli animali aiutato adll esercito.
Keystone/ennio Leanza

Condannato a otto mesi con la condizionale l’allevatore della “fattoria degli orrori” di Hefenhofen, in Turgovia.

Rischiava fino a sei anni di prigione. Oggi è giunta la sentenza di primo grado: il 54enne è stato giudicato parzialmente colpevole di maltrattamento di animali, ma è stato assolto da molti altri capi d’imputazione. Il Tribunale di Arbon non ha imposto un divieto assoluto di allevare animali e ha riconosciuto un risarcimento di 6’000 franchi per il discredito che il 54enne ha subito attraverso i media.

Il caso era scoppiato il 3 agosto 2017 e fece molto scalpore. Il quotidiano zurighese Blick aveva pubblicato le foto di animali lasciati morire di fame o maltrattati, scattate da una ex dipendente dell’allevatore. Con lo sgombero forzato della fattoria furono salvati circa 250 animali tra cavalli, maiali, bovini, pecore, capre e lama.

Durante il processo tenutosi due settimane fa, il Ministero pubblico aveva richiesto 6 anni a 4 mesi di detenzione. Per l’accusa, l’imputato era colpevole di aver tenuto le sue bestie in spazi troppo piccoli, trascurandole, non nutrendole adeguatamente e maltrattandole. La difesa si è invece battuta per un’assoluzione completa, accusando le autorità di negligenza e violazioni delle regole in relazione al sequestro della fattoria.

Un contadino raccoglie un finocchio.
© Keystone / Gaetan Bally

Cresce la quota di mercato degli alimenti biologici in Svizzera, cala per contro il giro d’affari.

Il bio piace agli svizzeri. Lo scorso anno la quota di mercato di questi prodotti è passata dal 10,9 all’11,2 percento. Lo indica uno studio dell’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG). Piace soprattutto la verdura bio che conquista il 22,5% del mercato. Seguono le uova (20%) e la frutta (15,9%). Il fatturato però è calato del 2,2% (a 3,3 miliardi).

L’Ufficio federale dell’agricoltura prevede anche per il futuro un’espansione del consumo di prodotti bio anche grazie all’ampliamento dell’assortimento biologico. Ma i crescenti costi di sostentamento potrebbero per contro frenare la domanda.

In un sondaggio che ha coinvolto un migliaio di persone in tutta la Svizzera, gli alimenti bio godono di un’immagine positiva anche perché spesso sono percepiti come prodotti sostenibili. Perché allora il bio non conquista tutti i consumatori? Il freno a questa espansione è il prezzo di questi prodotti ritenuti ancora cari o troppo cari.

Il segnale stradale che limita la velocità a 30 km/h.
© Keystone / Christian Beutler

Limitare la velocità a 30 km/h sulle strade svizzere ha abbassato sensibilmente il numero di feriti gravi.

L’Ufficio prevenzione infortuni (Upi) ha comunicato questa mattina che l’introduzione di zone limitate a 30 km/h in Svizzera ha contribuito a ridurre del 38% in media il numero di feriti gravi. Si è arrivati a questa conclusione grazie al fatto che l’Upi ha potuto valutare per la prima volta quasi 600 singole misure infrastrutturali che hanno avuto un impatto positivo sulla sicurezza stradale.

Da questa analisi emerge come detto, che “gli incidenti gravi sono diminuiti in media del 38% nelle zone 30 di nuova realizzazione”. Questo dato, sempre secondo l’Upi, dimostra l’enorme potenziale delle zone con il limite di velocità massimo di 30 km/h in materia di sicurezza che portano a una riduzione sensibile del numero delle vittime”.

Visto i risultati più che incoraggianti, l’Upi ritiene che il limite di velocità massimo di 30 km/h debba essere introdotto ovunque la sicurezza stradale lo esige: sulle strade di quartiere come anche sui tratti di strada destinati alla circolazione generale. Molte città hanno già introdotto questa misura e altre stanno seguendo.

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