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vista su palazzo federale

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Ventidue anni dopo il fallimento di Swissair, un altro terremoto ha profondamente scosso questo fine settimana l'economia elvetica. Come avete sicuramente già avuto modo di apprendere, Credit Suisse è stato acquistato da UBS per tre miliardi di franchi. L'operazione, conclusa in poche ore sotto l'egida del Consiglio federale, "è la migliore soluzione per ristabilire la fiducia dei mercati finanziari", ha dichiarato domenica sera il presidente della Confederazione Alain Berset.

Un'operazione che pone fine a una lunga storia iniziata nel 1856, quando a Zurigo l'industriale Alfred Escher fondò la banca, che contribuì allo sviluppo economico e industriale della Svizzera. Fu Credit Suisse, ad esempio, che negli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo finanziò in parte la costruzione della linea ferroviaria del San Gottardo. Una storia che ieri ha preso fine.

vista su palazzo federale
Keystone/Alessandro Della Valle

L’operazione che ha portato UBS ad acquisire Credit Suisse per tre miliardi di franchi continua a far scorrere fiumi di inchiostro in tutto il mondo.

Il salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS permetterà di non contaminare altre piazze finanziarie? La nuova entità avrà successo? Quali saranno le conseguenze per gli investitori? E per i contribuenti svizzeri? Le misure d’emergenza adottate dal Governo elvetico sono giustificate? Quanti posti di lavoro scompariranno? La lista delle domande che suscita il matrimonio forzato contratto domenica su pressione del Consiglio federale è molto lunga.

Una cosa è però certa: questo weekend si è assistito alla morte in diretta di un istituto della veneranda età di 166 anni che ha contribuito alla creazione della Svizzera moderna. Un vero e proprio simbolo nato grazie all’ingegno dell’industriale zurighese Alfred Escher e che ha permesso, tra le altre cose, di finanziare opere come la linea ferroviaria del San Gottardo sul finire del XIX secolo, un cantiere su cui lavorarono anche moltissimi italiani.

La débâcle di quella che era la seconda banca svizzere non mancherà di avere strascichi politici in quest’anno in cui sono in programma le elezioni federali. Sia da destra che da sinistra sono già piovute critiche sull’operato del Governo e, soprattutto, su quello di Credit Suisse. Il Parlamento potrebbe presto riunirsi per una sessione straordinaria, come già chiesto dai Verdi e dal Partito liberale radicale.

coppia con pallone a forma di cuore
© Keystone / Ennio Leanza

Nei sei mesi dopo l’introduzione del matrimonio per tutti e tutte sono convolate a nozze in Svizzera 749 coppie omosessuali.

Accettato dall’elettorato nel settembre 2021, il matrimonio per tutti e tutte è entrato in vigore nel luglio dello scorso anno. Da allora 394 coppie di uomini e 355 coppie di donne si sono dette sì, stando ai dati comunicati lunedì dall’Ufficio federale di statistica. A titolo di paragone, nel 2021 i matrimoni tra persone di sesso diverso erano stati 36’410.

Inoltre, 2’234 coppie hanno convertito la loro unione domestica registrata (l’unione civile in vigore prima del matrimonio per tutti e tutte) in matrimonio a tutti gli effetti.

Tra i dati diramati dall’UST, vi sono anche quelli relativi al cambiamento di sesso. Dal primo gennaio 2022, ogni persona residente in Svizzera ha infatti la possibilità di modificare amministrativamente l’indicazione del proprio sesso. Durante questi primi dodici mesi sono stati ufficializzati 1’171 cambiamenti di sesso. Il 53% dei casi riguarda il passaggio da uomo a donna, mentre la transizione contraria rappresenta il 47% del totale.

  • La notizia su tvsvizzera.it.
  • Il comunicatoCollegamento esterno dell’Ufficio federale di statistica.
  • “Ci sposiamo per tutte le persone che si sono battute per questo diritto”: su swissinfo.ch, il ritratto di due coppie omosessuali che si sono recentemente sposate.
gruppo di persone con l acqua sino alle ginocchia
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Le attività umane sono la causa “inequivocabile” del riscaldamento globale, ha ribadito il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) nel rapporto di sintesi presentato oggi a Interlaken, in Svizzera.

Se gli scenari sono inquietanti e assumeranno la forma di eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi, con un impatto crescente sulla natura e le persone, non tutto è perduto per evitare il peggio. Secondo l’IPCC, ci sono diverse opzioni “fattibili ed efficaci” per ridurre le emissioni, adattarsi al cambiamento climatico e al contempo arrecare beneficio alle popolazioni.

Ad esempio, l’accesso alle energie pulite e alle tecnologie migliora la salute, specialmente di donne e bambini. L’utilizzo di elettricità rinnovabile, i trasporti pubblici e anche il semplice spostarsi in bicicletta contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria, a creare posti di lavoro e a eliminare le disparità, sostiene il gruppo intergovernativo.

Il rapporto presentato oggi a Interlaken, nel Canton Berna, è il capitolo conclusivo del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC. Una prima parte condensa le principali prove scientifiche sui cambiamenti climatici nelle ricerche pubblicate tra il 2018 e il 2022. Il secondo – un documento di circa dieci pagine – è il riassunto destinato alle autorità dei Paesi del mondo intero.

  • L’articolo sul tema del mio collega Luigi Jorio.
  • Il focus di swissinfo.ch sulle emissioni di CO2 e la Svizzera.
  • In quest’altro dossier ci occupiamo invece di scioglimento dei ghiacciai.
persone che mangiano una fondue
Keystone / Jean-christophe Bott

La Svizzera è l’ottavo Paese più felice al mondo, stando all’undicesima edizione del World Happiness Report.

Da ormai undici anni, il World Happiness Report, redatto da un gruppo di esperti ed esperte indipendenti, stila una classifica mondiale della felicità, in concomitanza con la Giornata internazionale della felicità, istituita dall’ONU. Dopo aver capeggiato questa graduatoria nel 2016, la Svizzera ha perso qualche posizione e si trova ora all’ottavo posto.

A dominare la classifica sono ancora una volta i Paesi nordici. La Finlandia figura infatti al primo posto, seguita da Danimarca e Islanda. Il dominio del Nord Europa è interrotto solo dall’intrusione di Israele alla quarta piazza. In quinta posizione arrivano i Paesi Bassi, seguiti da Svezia e Norvegia. L’Italia scivola di due caselle, passando dal 31esimo al 33esimo posto.

Dei 137 Paesi analizzati, il più infelice al mondo, e non è una sorpresa, è l’Afghanistan, dilaniato dalla guerra e controllato dal regime talebano. Appena prima il Libano, colpito da una crisi economica senza precedenti e da una profonda instabilità politica. Il World Happiness Report usa sei fattori per stilare la classifica sulla felicità dei Paesi presi in considerazione, ovvero l’aspettativa di vita in buona salute, il prodotto interno lordo pro capite, il sostegno sociale, un basso livello di corruzione, la generosità della comunità in cui le persone si prendono cura l’un l’altro e la libertà di prendere decisioni chiave nella propria vita.

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