La televisione svizzera per l’Italia
centrale atomica

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori, 

l'avete seguita la notte degli Oscar? Un'edizione che si è distinta per essere stata una sorta di rivincita. Rivincita di attori che, forse, non ci speravano più: Jamie Lee Curtis, Brandan Fraser, Ke Huy Quan e Michelle Yeoh. A parte Fraser in The Whale, gli altri hanno lavorato insieme in Everything Everywhere All at Once. Quello di Ke Huy Quan e Michelle Yeoh è anche un trionfo della minoranza asiatica che, da alcuni anni, complice anche il successo planetario di Squid Game e, prima ancora, di Parasite, è arrivata sotto le luci della ribalta e intende restarci. 

Nessun premio per la Svizzera, purtroppo, e a me piace immaginare che sia perché la nazione rossocrociata avrebbe stonato con la scelta dell'Academy (da più parti criticata) di sostituire il celebre tappeto rosso con un più neutrale beige.  

Vi lascio ora alla lettura delle notizie della giornata. 

berset a palazzo federale viene ripreso da un cameraman
© Keystone / Peter Klaunzer

Per il presidente della Confederazione Alain Berset, un giorno ci dovranno essere dei negoziati di pace con la Russia: “Prima è meglio è”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata al settimanale svizzero-tedesco NZZ am Sonntag nella quale ha parlato del conflitto in corso in Ucraina.  

Non mette in dubbio la neutralità elvetica, che continua a rappresentare “l’impegno per i diritti umani, la protezione della popolazione civile e la protezione delle Convenzioni di Ginevra”. La neutralità, però, deve adattarsi: “Dobbiamo chiederci dove saremo come Paese, dove sarà l’Europa tra cinque, dieci, trent’anni. Tutto ciò che decidiamo oggi deve essere misurato rispetto a questo, e l’obiettivo dev’essere: cosa possiamo fare per proteggere la popolazione civile in Ucraina?” 

Il capo del Dipartimenti federale dell’interno (DFI) ha inoltre ribadito la posizione del Governo riguardo alla riesportazione di armi: “La posizione del Consiglio federale è chiara. Corrisponde anche al mio atteggiamento personale. Le armi svizzere non devono essere utilizzate nelle guerre”. 

Oggi, ha anche dichiarato Berset, a Berna c’è chi si fa “intossicare” da una “frenesia bellica”, senza però puntare il dito contro nessuno di preciso. Che si riferisse alla ministra della Difesa Viola Amherd? La consigliera federale negli scorsi giorni ha infatti dichiarato: “Nessuno dei miei colleghi capisce che [con il divieto di riesportazione delle armi] stiamo impedendo ad altri Paesi di fornire all’Ucraina le armi e le munizioni di cui ha tanto bisogno”. 

papa francesco
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In un’intervista esclusiva rilasciata alla Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI in occasione dei 10 anni di pontificato, Papa Francesco ha definito la Svizzera un Paese che ha “una personalità propria”, ma che è allo stesso tempo “universale”.  

Nel corso dell’incontro il Pontefice ha parlato anche della guerra, descrivendo quella in Ucraina come una “guerra mondiale”: “Le grandi potenze [mondiali] sono tutte invischiate. E il campo di battaglia è l’Ucraina”. I conflitti, ha ricordato il Papa, sono una questione di soldi: “Se per un anno non si producessero le armi, si risolverebbe il problema della fame nel mondo”.  

E la neutralità elvetica in tutto questo? È vista dal Papa come una “vocazione di equilibrio e di unità”: ” Quando nelle guerre la Svizzera rimane neutrale non è acqua distillata, non è lavarsene le mani”.  

Un Paese, la Confederazione, con il quale il Vaticano ha dei rapporti stretti, anche grazie alla presenza delle Guardie svizzere il cui compito principale è proprio quello di occuparsi della sicurezza del Pontefice: “Io voglio bene agli svizzeri. È curioso: ogni provincia ha la propria personalità. Lo vedo qui nelle guardie. Quelli che vengono dal Ticino sono più vicini a noi, quelli di Ginevra sono più francesi, e quelli della parte tedesca hanno un’altra personalità, ma sono bravi. Gli svizzeri hanno una bella umanità”. 

centrale atomica ripresa dall alto
© Keystone / Gaetan Bally

L’energia nucleare gode di un ampio consenso in Svizzera: è quanto emerge da un sondaggio svolto dall’istituto Sotomo i cui risultati sono pubblicati lunedì dal quotidiano svizzero-tedesco Blick. Il 55% dei circa 9’000 svizzere e svizzeri aventi diritto di voto intervistati – provenienti dalle parti tedesca e francese del Paese – ritiene centrale il ruolo dell’energia atomica per risolvere l’annosa questione dell’approvvigionamento energetico. 

Il sondaggio svolto dall’istituto di ricerca Sotomo mette in evidenzia che solamente gli impianti fotovoltaici e idrici, che hanno riscosso rispettivamente il 77% e il 74% dei voti favorevoli, sarebbero soluzioni preferibili a quella del nucleare.  

Nei confronti dell’abbandono dell’atomo entro il 2037 proposto dai Verdi, il 55% dei e delle partecipanti al sondaggio si è detto contrario e il 25% favorevole: a questi vanno aggiunti il 9% di “piuttosto contrari” e l’11% di “piuttosto favorevoli”.  

Un sondaggio, quello di Sotomo, che arriva proprio all’inizio dei tre giorni di dibattiti previsti al Nazionale per la legge su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. Al centro delle discussioni ci saranno il potenziamento dell’idroelettrico e la questione dei biotopi. Il Consiglio nazionale – a differenza degli Stati – potrebbe infatti mantenere il diritto vigente secondo cui nei biotopi d’importanza nazionale “non sono ammessi nuovi impianti per l’impiego di energie rinnovabili”.  

uomo seduto davanti a una statua
© Keystone / Alessandro Della Valle

L’artista francese Abraham Poincheval, rimasto isolato per sette giorni, 24 ore su 24, in una riproduzione del 15esimo secolo rappresentante San Bartolomeo al Museo d’arte e di storia di Friburgo, è uscito oggi dalla scultura. La performance aveva lo scopo di interrogarsi sulla nozione di isolamento nel quadro della mostra “Corpus”. 

Non è la prima volta che il 51enne si cimenta in un exploit di questo tipo: Poincheval è infatti noto per prestarsi regolarmente a performance che necessitano un impegno totale del corpo e della mente, spesso in spazi ristretti. Performance il cui scopo è quello di far riflettere sulle nozioni di tempo, reclusione e immobilità.  

“Sento come se stessi tornando da un altro mondo”, ha dichiarato l’artista dopo essere uscito dalla statua. Dopo aver risposto ad alcune domande dei media presenti al museo, si è sottoposto a un esame medico. “Sono al contempo felice di essere tornato, e nostalgico che la performance sia terminata. È come una piccola morte. So che non tornerò in questa scultura”, ha detto. 

Nel corso della settimana di performance, il pubblico e le classi scolastiche sono stati invitati a visitare l’esposizione e a interagire con Poincheval. “Alcuni allievi, molto giovani, hanno posto domande piuttosto profonde e filosofiche prima di interessarsi agli aspetti pratici della performance”, ha spiegato il direttore del museo Ivan Mariano. 

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