Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
non c'è crisi solo nel mondo della finanza (leggi la prima delle notizie dioggi), ma anche in quello… di Topolino. È infatti di oggi la notizia che la multinazionale Walt Disney taglierà 7'000 posti di lavoro (ossia il 3% del totale) nell'ambito di una ristrutturazione volta a un risparmio di 5,5 miliardi di dollari. Chi pensava che l'acquisto dell'impero Star Wars e derivati portasse fortuna al gigante dell'intrattenimento (che gestisce, tra le altre cose, parchi divertimento, produzioni originali, servizi di streaming e merchandising vario), si deve insomma ricredere.
Io, da buona fan ed ex lettrice accanita di tutti i numeri di Topolino che mi capitavano tra le mani, non mi lascerò abbattere e continuerò a consumare avidamente le produzioni disneyane, che – ammettiamolo – hanno fatto sognare tutte e tutti noi a un certo punto della nostra esistenza.
Buona lettura.
Credit Suisse ha chiuso l’esercizio 2022 con una perdita netta di 7,3 miliardi di franchi. Nel solo quarto trimestre, in cui la grande banca in difficoltà è stata confrontata con un deflusso patrimoniale di oltre 110 miliardi, il “rosso” è stato di 1,4 miliardi. Solo nel 2008 l’istituto di credito aveva registrato un risultato peggiore, quando il buco finanziario era stato di 8,2 miliardi.
L’anno scorso è stato caratterizzato da un forte calo degli utili, ma anche da ristrutturazioni e cambiamenti nel management. Nel 2021 Credit Suisse aveva già registrato una perdita annuale di 1,6 miliardi di franchi dopo il dissesto legato al fallimento dell’hedge fund Archegos e alla liquidazione dei fondi Greensill.
In occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre, a fine ottobre dello scorso anno l’istituto ha illustrato la nuova strategia aziendale 2022-2025. Strategia che prevede misure drastiche, come i 9’000 licenziamenti in Svizzera e all’estero, l’intenzione dell’istituto di credito di concentrarsi sul private banking che diventerà la sua attività principale (riducendo così il rischioso e costoso investment banking, fonte negli ultimi anni di numerosi problemi per la banca) e non da ultimo un aumento di capitale di 4 miliardi di franchi.
Oggi è inoltre stato annunciato che per risparmiare ulteriormente, i e le dipendenti di Credit Suisse riceveranno bonus molto più bassi per l’anno conclusosi da poco. Il loro ammontare complessivo è stato infatti ridotto del 50%, ha indicato il responsabile delle finanze del gruppo, Dixit Joshi.
- La notizia su TVS tvsvizzera.it.
- Il rapportoCollegamento esterno di Credit Suisse (in inglese).
Un terzo delle persone che lo scorso anno abitavano in Svizzera ha subìto discriminazioni o violenze principalmente per motivi etno-razziali. Il dato globale è stabile rispetto agli scorsi anni, ma è peggiorato per i e le giovani. Lo rivela uno studio dell’Ufficio federale di statistica (UST).
Il 53,5% delle 2’900 persone di età compresa tra 15 e 24 anni interpellate nel corso dell’indagine sulla convivenza in Svizzera, realizzata ogni due anni da un decennio, ha indicato di aver affrontato un atteggiamento discriminatorio o con violenza fisica o psicologica. Un dato in crescita del 6% rispetto al 2020.
Chi ha vissuto episodi di discriminazione, li riconduce nella maggior parte dei casi a moventi etno-razziali, legati soprattutto alla nazionalità (50%), ma anche alla lingua, a un dialetto o a un accento (34%), al colore della pelle o a segni corporei (19%), alla religione (17%) o all’origine etnica (15%). Le persone con un passato migratorio sono particolarmente colpite: tra loro, la quota di chi dichiara di aver fatto i conti con discriminazioni o violenze è del 40%.
Oltre il 53% delle persone toccate dal fenomeno ha sperimentato discriminazione sul lavoro e nella ricerca di un impiego. Nella graduatoria degli ambiti sensibili ci sono poi gli spazi e i trasporti pubblici e le scuole. Inoltre, circa una persona sondata su sette ha percepito la discriminazione durante la ricerca di un appartamento, in relazione a un atto amministrativo o nella sfera privata, per esempio in famiglia. Il 9% ha citato anche internet e le reti sociali.
- La notizia viene riportata dal portale tio.chCollegamento esterno.
- L’indagine sulla convivenza in SvizzeraCollegamento esterno dell’UST.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: “Anche la Svizzera deve confrontarsi con il suo razzismo”
La Svizzera è un Paese in cui cittadini e cittadine riciclano molto, ma se da una parte le quantità di rifiuti raccolti e trattati sono ben note, dall’altra c’è poca trasparenza a livello di flussi finanziari e di qualità della raccolta. È la conclusione cui giunge un rapporto del Controllo federale delle finanze (CDF), secondo cui sono necessari miglioramenti. La mancanza di trasparenza rallenta infatti l’efficienza delle risorse attribuite al riciclaggio
Consumatrici e consumatori finanziano il sistema di riciclaggio dei rifiuti mediante tasse o contributi volontari del settore privato. Fondi che poi vengono raccolti dalle organizzazioni per la gestione dei rifiuti e distribuiti ai Comuni e alle aziende responsabili della raccolta, del trasporto e del riciclaggio.
Il monitoraggio di questo sistema è responsabilità dell’Ufficio federale per l’ambiente (UFAM) che in particolare deve determinare se lo Stato debba intervenire mediante tasse qualora i contributi volontari non bastassero. I controlli dovrebbero anche garantire che i rifiuti non solo vengano raccolti, ma anche effettivamente riciclati.
A tale riguardo, il CDF rileva una mancanza di trasparenza nei flussi finanziari. Mentre l’UFAM esercita la vigilanza su vetro e batterie, deve attendere che le organizzazioni per la gestione dei rifiuti pubblichino i rispettivi dati o richiedano le informazioni sui contributi volontari. Conoscere i costi effettivi del riciclaggio, fa sapere il CDF, è importante, soprattutto nell’attuale periodo di aumento dei prezzi delle materie prime, e ciò per valutare l’ammontare delle tasse e dei contributi, nonché le situazioni di monopolio.
- La notizia sul portale RSI NewsCollegamento esterno.
- Il rapportoCollegamento esterno del CDF (in francese).
- Un mestiere molto svizzero: il “detective dei rifiuti”.
Dick Marty, in un’intervista rilasciata al quotidiano romando Le Temps, si dice “deluso dalla Svizzera ufficiale”. L’ex procuratore pubblico del canton Ticino racconta in un libro uscito oggi (Sous haute protection, “Sotto alta protezione” in italiano) la sua vita sotto la protezione della Polizia federale.
Protezione che è stata implementata in seguito alle minacce alla sua vita giunte prima dalle file serbe e che oggi arrivano da ultranazionalisti albanesi in seguito alle rivelazioni sul traffico di organi portato avanti dai separatisti albanesi del Kosovo nel corso della guerra del 1998-99.
Nella sua ultima opera parla di una Svizzera che non lo ha sostenuto nel corso delle sue indagini. Ma anche di una neutralità elvetica troppo favorevole agli USA: “Non critico [la Confederazione]. Critico però l’ipocrisia nel dire che non si prende posizione quando invece non è così. Per me la neutralità è un mito che non ha più valore”.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, Marty afferma di opporsi alla fornitura di armi da parte della Confederazione, ma di essere favorevole affinché quest’ultima “s’impegni maggiormente nello sminamento delle zone colpite dalla guerra, nella ricostruzione delle infrastrutture e nell’assistenza alla popolazione soffrente”.
- L’intervista completa a Dick Marty su Le TempsCollegamento esterno (In francese, accesso solo per gli abbonati).
- Dagli archivi di TVS tvsvizzera.it: Dick Marty: “La Svizzera ha ‘bruciato’ l’identità di una spia kosovara”
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