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grano

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori, 

questi giorni di fine anno sono giorni di bilanci: personali, economici, climatici…  

Ma anche… zoologici: stando al rapporto 2022 del WWF, l'anno che sta per concludersi è stato particolarmente negativo per renne, rinoceronti bianchi e pinguini imperatori. A livello elvetico il rischio maggiore lo corrono le lepri comuni: in 30 anni la densità della loro presenza si è ridotta della metà a causa dell'agricoltura intensiva, che si appropria di terreni sui quali poi usa fertilizzanti, pesticidi e macchinari dannosi per la salute di questi animali. Nel rapporto figurano anche insetti e piante la cui sopravvivenza è a rischio, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici.  

Su questa nota, purtroppo poco allegra, vi lascio alla lettura delle notizie del giorno. 

banconote di euro e di franchi le une accanto alle altre
© Keystone / Christian Beutler

Stando agli esperti, l’euro rimarrà più debole del franco nel 2023, come già lo è stato negli ultimi sei mesi. A dirlo sono gli analisti contattati dall’agenzia economica AWP. 

Attualmente la moneta unica è scambiata a circa 0,985 franchi, quasi il 5% in meno rispetto a inizio 2022. In settembre ha raggiunto il punto più basso, quando veniva scambiata a 0,9405 franchi. Bisogna risalire al 2015, quando la Banca nazionale svizzera (BNS) ha abolito la soglia minima di cambio, per trovare un euro ancora più debole di quanto lo è adesso.  

Uno dei fattori fondamentali per questa situazione è la differenza dell’inflazione in Svizzera e nell’Eurozona. Se nella Confederazione il carovita si è attestato in novembre al 3%, nell’eurozona si è arrivato al 10%. 

Secondo Caroline Hilb, responsabile delle strategie d’investimento della Banca cantonale di San Gallo, un altro punto da tenere in considerazione è che l’euro è una valuta a “carattere ciclico”: è particolarmente richiesto quando l’economia è in buona forma e le Borse risultano in crescita. Viceversa, soffre quando i mercati azionari vanno male. Nei periodi economici negativi, sono piuttosto franco e dollaro a fare la parte del leone. 

grattacielo di notte con scritta NOVARTIS
Keystone / Georgios Kefalas

Tre multinazionali rossocrociate fanno parte della top 100 delle società di maggior valore del mercato azionario mondiale: si tratta di Nestlé, Roche e Novartis. Lo rileva uno studio della società di consulenza EY. 

Nestlé si piazza al 23esimo posto, Roche al 32esimo e Novartis al 45esimo, a dimostrazione del fatto che la Confederazione continua a fare affari con successo nel contesto internazionale e, come Paese relativamente piccolo, svolge un ruolo importante nell’economia europea e globale, sottolineano i consulenti di EY. 

Altre sei società elvetiche fanno parte della top 300, evidenzia lo studio: Chubb Limited (posizione 144), Glencore (153), Richemont (182), Zurich (190), UBS (238) e ABB (246). 

Grazie a queste aziende, la Confederazione si piazza al quinto posto tra gli Stati che contano il maggior numero di società tra le 100 capitalizzazioni mondiali.   

cupola del palazzo federale di berna
© Keystone / Peter Klaunzer

La Svizzera dovrà affrontare alcuni grandi dossier politici nel 2023. Primo fra tutti le elezioni federali che si terranno a ottobre. A questo proposito, secondo il primo barometro elettorale della Società svizzera di radiotelevisione SSR, la stabilità della rappresentanza parlamentare non dovrebbe subire contraccolpi in questo periodo di crisi. 

Ad essere seguiti con attenzione saranno i primi passi di Albert Rösti come capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). La crisi climatica, infatti, rimane la principale preoccupazione della popolazione elvetica.  

L’immagine internazionale della Confederazione, seppur ancora positiva, si sta incrinando e toccherà al ticinese Ignazio Cassis, a capo del Dipartimento federale degli affari esteri, difenderla.  

Un altro grande dossier che dovrà essere affrontato, infine, è quello della migrazione: rifugiate e rifugiati ucraini in primis, ma anche l’arrivo di profughe e profughi da altri Paesi. Mentre il numero di queste persone è in aumento, Germania e Svizzera hanno adottato a novembre un piano d’azione congiunto per combattere la criminalità legata al traffico di esseri umani e per rimpatriare sistematicamente coloro che sono considerati migranti “economici”. 

mano prende cibo da piatto di metallo
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A causa dell’aggravarsi della crisi alimentare globale, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha approvato un nuovo finanziamento di 14,5 milioni di franchi svizzeri per il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM).  

Il contributo elvetico per il 2022 supera così i 100 milioni di franchi, ossia 25 milioni in più rispetto a quanto versato negli anni precedenti la pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina.  

Queste due situazioni di crisi, ha dichiarato Cassis, hanno fatto aumentare drasticamente il numero di persone che dipendono dall’assistenza umanitaria. Da 150 milioni sono passate a 350 milioni.  

Il PAM è la più grande organizzazione umanitaria che combatte la fame e la malnutrizione nel mondo ed è uno dei principali partner della Svizzera nell’aiuto umanitario. Nel 2021, ha assistito più di 128 milioni di persone in oltre 120 Paesi. 

Altri sviluppi

Dibattito
Moderato da: Daniele Mariani

Di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale, bisogna rinunciare all’agricoltura biologica?

Le rese dell’agricoltura biologica possono essere inferiori fino al 50% a seconda del prodotto e il consumo di terreno è più grande, poiché le superfici devono essere più estese. Per evitare una catastrofe alimentare mondiale sarebbe perciò meglio evitare questo tipo di coltura. Le dichiarazioni di Erik Fyrwald, amministratore delegato del colosso basilese dell’agrochimica Syngenta,…

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