La televisione svizzera per l’Italia
sacchetti spesa fotografati dall alto

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori,

in questi giorni le acque del lago di Zugo si sono tinte di rosso, ma niente panico: non si tratta di un segno dell'Apocalisse (o almeno è quello che speriamo!). La colorazione è dovuta alla presenza dell'alga Planktothrix rubescens che "di solito si moltiplica a basse temperature in inverno", scrivono le autorità del cantone. Nessun pericolo per gli esseri umani (anche perché ho dei forti dubbi sulla voglia di qualcuno di farsi una nuotata in queste acque e con questo freddo), ma i proprietari di cani sono invitati a prestare attenzione ai loro animali.

Per quanto mi riguarda, aspetterò comunque l'estate per farmi una nuotata nel lago, per ora mi limito alla piscina, di preferenza una con acque termali. Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno.

biglietto da 20 franchi e moneta da 1 franco
© Keystone / Georgios Kefalas

La popolazione svizzera è pessimista sull’andamento dell’anno che è alle porte: secondo il barometro annuale delle preoccupazioni di Comparis, era dal 2017 che la popolazione non guardava al nuovo anno con tanto pessimismo.

“Sono soprattutto le persone con un reddito basso ad aspettarsi un 2023 difficile”, afferma Michael Kuhn, esperto di finanze e consumi del portale di confronti online, commentando i risultati dell’inchiesta rappresentativa pubblicata oggi.

Tra le persone con un reddito lordo mensile fino a 4’000 franchi, pessimiste e pessimisti sono il 41,8%. Nelle fasce di reddito 4’000-8’000 franchi e oltre 8’000 sono preoccupati rispettivamente il 28,1% e il 21% degli interrogati.

Il 75,5% delle persone intervistate cita come motivo principale del proprio pessimismo il forte rincaro dei premi di cassa malati (l’anno scorso erano il 37,1%). Seguono al secondo posto con il 38,1% gli aumenti dei prezzi degli affitti e delle ipoteche (14,8% in precedenza). Infine, il 14,9% teme che i propri investimenti di capitale perderanno valore (10,1%).

artem rybchenko
Keystone/cyril Zingaro

La Svizzera è uno dei dieci Paesi più importanti per il sostegno all’Ucraina. È quanto ha dichiarato alle testate del gruppo CH Media Artem Rybchenko, ex ambasciatore di Kiev a Berna.

A suo avviso sono però necessari nuovi strumenti per fare in modo che gli oligarchi russi con denaro nella Confederazione coinvolti nella guerra non possano usarlo per i loro hobby o trasmetterlo ai figli. “È appropriato che vanga utilizzato per la ricostruzione dell’Ucraina”, ha puntualizzato il diplomatico in un’intervista pubblicata oggi.

Il sostegno elvetico all’Ucraina è comunque già forte, ha aggiunto Rybchenko, da poco nominato ambasciatore per la ricostruzione, citando per esempio gli aiuti invernali, la Conferenza di Lugano o il sostegno allo sminamento del Paese e alla costruzione di rifugi.

Non mancano gli elogi per il presidente uscente della Confederazione Ignazio Cassis, “un grande amico dell’Ucraina”, ha sottolineato Rybchenko, precisando che la comunicazione con lui e i suoi collaboratori è sempre stata molto positiva, aperta e trasparente.

due agenti di polizia fotografati di spalle
© Keystone / Salvatore Di Nolfi

Mancano migliaia di agenti di polizia in Svizzera e la Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP) lancia un appello affinché la professione sia resa più attrattiva e la politica assicuri sufficienti risorse.

L’ONU raccomanda a ogni Paese di dotarsi di 300 poliziotti per 100’000 persone, il che su scala elvetica (considerando gli 8,7 milioni di abitanti) si traduce in 26’000 agenti. Nella Confederazione mancano quindi circa 7’000 poliziotte e poliziotti (all’inizio del 2021, infatti, la Confederazione contava su 19’000 agenti sul campo), secondo le cifre della Conferenza dei comandanti delle polizie cantonali (CCPCS).

Interrogata sulla questione da Keystone-ATS, la CCPCS non ha voluto entrare in un dibattito basato su numeri: i problemi di sicurezza variano molto da un Paese all’altro e non possono essere affrontati con delle semplici cifre, dicono. La sicurezza interna della Svizzera non è compromessa, affermano, anche se la polizia a volte deve dare la priorità a un intervento piuttosto che a un altro. In diversi Cantoni ci si sta sforzando per rimpolpare l’organico, viene comunque assicurato.

Per la FSFP però, il problema potrebbe essere risolto a lungo termine solo con adattamenti strutturali e un sostegno dal mondo politico. Gli organi che rappresentano gli interessi dei e delle agenti reclamano migliori condizioni di lavoro, tra cui una compensazione al 100% del rincaro e un incremento reale dei salari.

sede della radiotelevisione romancia rtr
© Keystone / Gaetan Bally

Il romancio grigionese perde terreno, ma solo geograficamente: i comuni di Surses e Muntogna da Schons non sono più attribuiti alla regione caratterizzata da questa lingua, ma alla Svizzera tedesca. Lo ha fatto sapere oggi l’Ufficio federale di statistica.

La ragione, però, non è il fatto che ci siano meno persone che parlano questa lingua: il loro numero è stabile da decenni (poco più di 40’000 persone). Circa il 40% di loro vive in territorio romancio, che occupa il 60% del Cantone dei Grigioni.

Il cambiamento è piuttosto da ricondurre al fatto che nelle regioni romance ci siano sempre più germanofoni.  È già successo nel 1888 per le località turistiche dell’Alta Engadina e tra il XIX e il XX secolo per i comuni del Domleschg.

L’ultima ridefinizione delle regioni linguistiche è avvenuta nel 2017. I confini linguistici erano rimasti stabili dal 2000. Oggi gli unici a subire modifiche sono stati solo Surses e Muntogna da Schons.

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