La televisione svizzera per l’Italia
Concerto dei Krokus.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

come potete leggere nell’ultima notizia che vi presentiamo oggi, in Svizzera è tornata la voglia di partecipare ad eventuali culturali, a ormai quasi tre anni dalla pandemia. E proprio su questa scia, il Filmpodium di Zurigo ha comunicato che dal primo gennaio fino al 15 febbraio renderà omaggio all’attrice italiana Monica Vitti scomparsa il 2 febbraio 2022 all’età di 90 anni.

Attrice dal volto bellissimo e misterioso, dalla voce roca e pastosa, musa di Michelangelo Antonioni con il quale ha girato la trilogia dell’incomunicabilità, l'antidiva del cinema italiano sarà agli onori del Filmpodium con ben 15 film, tra cui “La ragazza con la pistola” di Monicelli e naturalmente i film girati con Antonioni.

Una secondina con un detenuto in un carcere elvetico.
© Keystone / Michael Buholzer

Lo Stato deve fare in modo che anche chi si macchia di reati gravi muoia dignitosamente dietro le sbarre.

La questione della morte dei criminali in carcere è stata sollevata solo negli ultimi anni in Svizzera. Il rilascio di autori di reati violenti e sessuali da una struttura di custodia o di detenzione non è più tollerato dalla società. Così si esprime sui giornali del gruppo editoriale Tamedia, l’esperto di carceri Benjamin Brägger.

Con l’allungamento delle pene e delle detenzioni, il problema della morte dietro le sbarre sta diventando di attualità. Allo stesso tempo, le autorità sono restrittive quando si tratta di interrompere la carcerazione, anche per morire. Un tempo le autorità non volevano che si verificassero decessi nelle carceri e di solito concedevano ai malati terminali di morire a casa.

Benjamin Brägger ritiene che lo Stato, se attribuisce tanta importanza alla sicurezza e non lascia più uscire i moribondi, debba fare in modo che i detenuti invecchino e muoiano dignitosamente. La Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia non esclude quindi più il suicidio assistito nel sistema penale.

La targhetta Travail.Suisse a indicare i posteggi del sindacato.
Keystone

Aumenti salariali: i più alti da vent’anni a questa parte ma non compenseranno il rialzo del carovita.

La confederazione sindacale Travail.Suisse ha tracciato un bilancio in chiaroscuro dei negoziati salariali per il 2023. Una cosa è certamente positiva: i dipendenti elvetici hanno ottenuto gli aumenti più elevati da 20 anni a questa parte. Questi aumenti (attorno al 2,5%), però, non riusciranno a compensare il carovita salito a livelli record a causa dell’inflazione (stimata al 3%).

Travail.Suisse si rallegra comunque del fatto che il 97% dei negoziati si siano conclusi con aumenti generali dei salari. Positivi soprattutto gli accordi raggiunti nell’orologeria, nella costruzione delle tratte ferroviarie, nella falegnameria così come nel settore alberghiero. Un aumento, in questo ultimo caso, che non risolve il problema della ‘grave penuria di personale’ della ristorazione.

Delusione invece nel commercio al dettaglio. Visti gli utili record dei supermercati e considerate le difficili condizioni di lavoro durante la pandemia il sindacato di categoria si aspettava aumenti tra il 3% e il 5%. Un altro settore fortemente toccato dalla pandemia, quello sanitario, è pure deluso. Anche in questo caso, i risultati sono ben inferiori al 5% richiesto e il sindacato non ha esitato a parlare di un “affronto” fatto al personale.

Aula universitaria durante l insegnamento ex cathedra
© Keystone / Christian Beutler

I laureati che lavorano a tempo parziale approfittano della società. È una denuncia del professor Stefan Wolter dell’università di Berna.

Secondo il professore, che si esprime sulle colonne del quotidiano zurighese ‘Tages Anzeiger’, i laureati che lavorano a tempo parziale approfittano di una formazione a carico della società, ma non pagano poi sufficienti imposte per rimborsare i costi da loro causati. A passare alla cassa è così chi è meno istruito.

“Con il perdurare della tendenza al lavoro part-time, l’istruzione non sarà più un investimento conveniente dal punto di vista della società, poiché i costi rimarranno invariati ma il gettito fiscale di chi ha studiato non li coprirà più nel corso della vita lavorativa“, sostiene il direttore del Centro di ricerca per l’economia formativa dell’ateneo della città federale.

Per risolvere questa ingiustizia, il professore propone tasse di studio posticipate. Vediamo. Un’istruzione terziaria costa 100’000 franchi. Una persona senza istruzione terziaria paga 5’000 franchi all’anno di tasse sul reddito. Con un periodo di ammortamento di 25 anni l’accademico dovrebbe pagare 4’000 franchi in più di tasse all’anno. Se paga quella cifra (9’000 franchi) o più non pagherà l’imposta posticipata. Ma se paga solo 7’000 franchi in un anno, 2’000 franchi dovranno essere pagati in arretrato.

  • L’articolo del Tages Anzeiger è stato ripreso in italiano da tio.chCollegamento esterno.
  • Quanto costa studiare in un’università svizzera? La risposta su tvsvizzera.it.
  • Ecco perché il sistema formativo svizzero è unico al mondo: articolo su tvsvizzera.it.
Concerto dei Krokus.
© Keystone / Peter Schneider

Gli svizzeri hanno ricominciato a partecipare nuovamente alla vita culturale dopo quasi tre anni di pandemia.

Commissionato dall’Ufficio federale della cultura, oggi è stato pubblicato il quarto sondaggio per capire quanto gli svizzeri e le svizzere hanno voglia di cultura. Ne esce che due terzi della popolazione ha voglia di assistere a manifestazioni culturali, anche se una parte importante della popolazione (53%), a causa della pandemia, ha sviluppato un’abitudine casalinga.

A restare a casa sono soprattutto gli anziani e le donne. Questa parziale rinuncia può essere spiegata con lo sviluppo di nuove abitudini ma anche per motivi finanziari. Il telelavoro, inoltre, sembra essere un fattore aggravante: le persone che lavorano da casa hanno una tendenza maggiore a voler rimanere ancora più a casa. 

Sempre oggi, il Kunsthaus di Zurigo ha comunicato che ha battuto il record di affluenza con 520’000 entrate nel 2022. Il precedente primato risaliva al 1982 (504’000)… Tanto per fare un paragone, lo scorso anno le entrate erano state 383’000. Va aggiunto che quest’anno è stato anche il primo anno di attività completa dall’estensione degli spazi del museo d’arte.


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