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mazzetti di banconote svizzere

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori,

avete seguito in diretta il lancio della missione Artemis 1 della NASA avvenuto oggi? Si tratta del primo passo per riportare l'uomo sulla Luna a 50 anni di distanza dalle missioni Apollo. Il nome della missione non è stato scelto a caso: Artemis è infatti il nome della dea greca della caccia, sorella gemella proprio di Apollo.

Per quanto mi riguarda, la Luna preferisco osservarla da molto lontano, al sicuro in casa, eventualmente con un telescopio. Se la Luna invece non vi interessa per niente, ho anche altre notizie da proporvi qua sotto.

Buona lettura,

uomo in giacca e cravatta seduto in una poltrona
Keystone / Pawel Kula

“La Svizzera si rende complice di Vladimir Putin”: è l’accusa lanciata dall’ex campione del mondo di scacchi e oppositore russo Garri Kasparov, che invita la Confederazione a rivedere la sua neutralità, alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina. 

“Ciò che sta succedendo non è semplicemente una guerra”, ha affermato il 59enne in un’intervista pubblicata dal quotidiano Tages-Anzeiger e testate consorelle. “Chiunque non aiuti l’Ucraina acconsente a un genocidio. Non si tratta di schierarsi con una parte in guerra. Si tratta di schierarsi dalla parte dell’umanità.” 

Secondo lui la decisione del Consiglio federale di non permettere l’esportazione di armi all’Ucraina fa della Confederazione una complice del presidente russo: “Se la Svizzera fornisce armi, contribuisce a salvare degli ucraini innocenti; se non lo fa, accetta che donne e bambini vengano uccisi. È una colpa indiretta, ma è un dato di fatto”. 

Lo scacchista si dice anche convinto che Putin perderà la guerra e giudica “molto basso” il pericolo che l’esercito di Mosca ricorra alle armi nucleari.  


mazzi di banconote svizzere
© Keystone / Ti-press / Alessandro Crinari

Le aziende elvetiche quotate in Borsa hanno sorpreso gli esperti finanziari, vendendo più di quanto questi si aspettassero. Secondo uno studio dell’agenzia economica AWP, i ricavi messi a bilancio sono stati nei due terzi dei casi superiori alla media delle previsioni degli analisti. Solo un terzo ha registrato ricavi minori.  

Le società, quindi, sono riuscite a ribaltare sui clienti più rapidamente del previsto l‘aumento generale dei costi in vigore da diversi mesi ormai.  

Le sorprese più positive sono giunte dal produttore di componenti elettronici LEM e dallo specialista di imballaggi SIG, che hanno presentato vendite superiori di circa l’11% rispetto alle previsioni. In entrambi i casi gli aumenti di prezzo hanno avuto un ruolo importante

Una sorpresa negativa è arrivata da Credit Suisse: gli osservatori più pessimisti si aspettavano una perdita di 600 milioni di franchi, ma il rosso si è rivelato di 4 miliardi. Il concorrente UBS ha invece superato le aspettative del 18%. 

uonmo con mascherina osserva scultura fatta di placchette di farmaci
Keystone / Laurent Gillieron

I venti farmaci più costosi, a carico dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie, rappresentano un quinto di tutte le spese per i medicamenti (1,7 miliardi di franchi su un totale di 8 miliardi). A rivelarlo è un’analisi effettuata dall’associazione delle casse malati svizzere Curafutura.  

L’associazione, poi, critica anche la scarsa trasparenza tariffaria di almeno sette di questi preparati: “Solo se sappiamo quale prezzo è stato concordato fra l’Ufficio federale della sanità pubblica e l’azienda farmaceutica possiamo agire”, ha spiegato il direttore di Curafutura Pius Zängerle.  

Il prezzo di questi medicinali, inoltre, è aumentato del 13% in un anno: si tratta di un incremento molto più marcato rispetto ad altri preparati che vengono rimborsati dalle casse malati, la cui crescita si è attestata intorno al 5%.  

Tra i farmaci chiamati in questione ci sono Trikafta, usato contro la fibrosi cistica, vari preparati antitumorali, trattamenti contro la sclerosi multipla o la psoriasi. Le assicurazioni affermano di avere le mani legate poiché non conoscono l’ammontare del prezzo negoziato fra autorità e produttori

scritta climate justice now
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Secondo un’analisi internazionale, la Svizzera è il donatore più generoso quando si tratta di aiutare finanziariamente i Paesi in via di sviluppo a far fronte alla crisi climatica, ma diverse ONG svizzere di aiuto allo sviluppo non sono convinte di questa generosità.

La quota che i Paesi industrializzati dovrebbero versare a quelli in via di sviluppo viene calcolata dal sito specializzato in scienza e politica dei cambiamenti climatici Carbon Brief sulla base delle loro emissioni di CO2.

Secondo le ONG elvetiche, però, si tratta di cifre falsate poiché, a loro dire, dovrebbero essere prese in considerazione anche le emissioni di gas a effetto serra dovute alle importazioni. Così facendo, infatti, quelle elvetiche sarebbero superiori del 209% rispetto a quanto risultano essere attualmente.

La Confederazione, stando agli ultimi dati raccolti da Carbon Brief ha versato il 436% di quanto era tenuta a fare: questo denaro (659 milioni di franchi nel 2020) è stato donato principalmente sotto forma di aiuti diretti. Solo il 3% dei contributi è stato erogato sotto forma di prestiti.

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