La televisione svizzera per l’Italia
Una manifesstazione dei sindacati del primo maggio.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

le alte temperature, la mancanza di pioggia e la conseguente siccità sembrano essere la causa di tutti i mali. Una specie di capro espiatorio, questo caldo africano. Se da un lato comprendiamo che le alte temperature delle acque possano uccidere i pesci nei fiumi o che la mancanza di piogge sia deleteria per l’agricoltura, capiamo meno il nesso tra alte temperature e il prezzo della benzina.

Perché, nonostante il prezzo del petrolio si trovi al livello più basso dall'inizio del conflitto in Ucraina, la benzina costa sempre di più? Tutta colpa del caldo! Il basso livello del fiume Reno costringe le navi a trasportare un quarto delle merci, con un conseguente aumento dei costi di trasporto. Il tutto ricaricato sul prezzo finale della benzina che costa più di due franchi al litro!

Speriamo allora che aumenti anche il salario, come rivendicato dai sindacati nella prima notizia. Buona lettura.

Una manifesstazione dei sindacati del primo maggio.
© Keystone / Michael Buholzer

Per compensare l’inflazione, l’Unione delle arti e mestieri non è contraria all’aumento salariale richiesto dai sindacati.

A dirlo è il presidente dell’Usam, il ticinese Fabio Ragazzi in un’intervista pubblicata oggi dalla Tribune de Génève. Seppur molto aperto, Regazzi puntualizza però che la questione “deve essere affrontata caso per caso” considerato che ci sono ancora settori pesantemente colpiti dalla pandemia o dalla guerra.

Se da un lato il presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard prevede disordini sociali e politici in autunno, Regazzi è del parere che tutto dipenderà dall’atteggiamento dei sindacati. “Se sono pronti a discutere tranquillamente per trovare soluzioni accettabili allora i rischi sono limitati, mentre se continuano ad alzare i toni, la situazione può degenerare in fretta”.

Le imprese, riconosce Regazzi, hanno un ruolo importante: per cercare di compensare l’inflazione galoppante (3,4%) si può certamente puntare sull’aumento salariale, ma – ricorda Regazzi – le stesse aziende non possono continuamente fare i pompieri e aumentare i salari all’infinito. A suo avviso anche lo Stato deve “fare uno sforzo”, agendo sulla fiscalità ed esplorando altre piste.

Peter Maurer su una barca in Colombia.
Keystone / Boris Heger / Icrc / Handout

Peter Maurer dopo dieci anni alla testa del Comitato internazionale della Croce Rossa si ritira. Un bilancio della sua presidenza.

La presidenza di Peter Maurer del CICR è stata segnata da molte crisi: guerra in Siria, Afghanistan e Ucraina e persecuzione della minoranza musulmana Rohingya in Myanmar. In un’intervista a Swissinfo.ch, Maurer volge uno sguardo indietro su dieci anni a capo dell’organizzazione internazionale con sede a Ginevra.

Dieci anni intensi, ricorda Maurer: “Provo una grande soddisfazione per quello che sono riuscito a fare. Sono convinto che ora è il momento giusto per smettere. Sento anche un po’ di malinconia, perché in questo periodo ho conosciuto molte persone e ho avuto numerosi colloqui interessanti”. Maurer è particolarmente fiero: il CICR non si è mai tirato indietro davanti a nessun grande conflitto internazionale.

Negoziare con le due parti in conflitto resta complicato. Ci vuole una forte dose di diplomazia. “La diplomazia è sia una professione che un’arte”, ricorda Maurer. “Bisogna imparare, provare e commettere errori. Rendersi conto di aver frainteso l’atmosfera nella stanza. Per me, questo processo è stato il più interessante degli ultimi dieci anni. Mi ha sempre affascinato. Ed è anche l’essenza di ciò che cerchiamo di fare al CICR”.

La segnalaione del passaggio di un gasdotto in Svizzera, vicino a Yverdon.
© Keystone / Jean-christophe Bott

Se l’Italia decidesse di chiudere i rubinetti, il Ticino resterebbe senza gas, perché non connesso alla rete svizzera.

La crisi energetica colpisce a tutti i livelli. Se parliamo di gas, per la Svizzera questa fonte energetica rappresenta solo il 10,9% del fabbisogno globale. Però, per il suo approvvigionamento, la Confederazione dipende dall’estero. Se a nord delle Alpi il gas arriva da Francia, Germania e Austria, il Ticino dipende dall’Italia tramite il gasdotto Bizzarone-Lugano, come spiega Carlo Cattaneo, vicedirettore delle Aziende industriali di Lugano.

Proprio per questa totale dipendenza dall’Italia, il Ticino ha chiesto al Consiglio federale di concludere un accordo solidale per le forniture di gas con l’Italia. Questo accordo permetterebbe, qualora l’Italia dovesse ridurre il flusso di gas in caso di penuria, di non far chiudere i rubinetti verso il Ticino. Senza un’intesa con l’Italia il canton Ticino si troverebbe inoltre isolato, poiché non è connesso al resto della rete elvetica.

Ricordiamo che l’utilizzo di gas in Svizzera è una soluzione di transizione. Il problema è contingente, riguarda forse il prossimo inverno. L’Italia poi avrà eliminato completamente la dipendenza dal gas russo e così anche il resto dell’Europa. Inoltre, sottolinea Carlo Cattaneo, la strategia energetica della Svizzera prevede il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili entro il 2050

  • L’articolo della collega Marija Milanovic su tvsvizzera.it.
  • Il Consiglio federale non esclude la riduzione di consumo di gas in Svizzera quest’inverno, come abbiamo scritto su tvsvizzera.it.
  • Tutte le informazioni sull’approvvigionamento di gas in Svizzera e il suo utilizzo sul sito gazenergie.chCollegamento esterno.
Una trota nel Blausee.
Keystone / Anthony Anex

Fiumi e corsi d’acqua sempre più caldi: i pesci soffrono e alcune specie autoctone sono a rischio di estinzione.

La morìa di pesci è di proporzioni storiche. Così si esprime la Federazione Svizzera di Pesca (FSP). La causa è una sola: la calura persistente. Già temperature dell’acqua di 20 gradi comportano un forte stress per alcuni pesci. Al di sopra dei 23 gradi la situazione diventa critica e attualmente, in molti corsi d’acqua, si registrano temperature al di sopra dei 25 gradi.

Particolarmente colpite dalla mortalità le specie che per sopravvivere hanno bisogno di acque fresche e più ossigenate, quali i temoli e le trote. Ora si teme che un numero ancora maggiore di specie ittiche autoctone possa scomparire per sempre: secondo la federazione, infatti, tre quarti di tutte le specie ittiche autoctone sono in pericolo, minacciate di estinzione o già estinte.

Ora spetta alla società e la politica muoversi, scrivono i pescatori, e adottare finalmente misure efficaci contro il cambiamento climatico e la crisi della biodiversità. I fiumi e i torrenti devono essere riportati il più rapidamente possibile al loro stato naturale. Solo in questo modo i pesci potranno assorbire l’impatto delle alte temperature.


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