La televisione svizzera per l’Italia
Una selezione di formaggi svizzeri.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

i commenti pesanti e inopportuni sui social possono letteralmente costare il posto di lavoro. È quanto è accaduto a un giudice distrettuale del canton Argovia.

Giorgio Meier-Mazzuccato, così si chiama il giudice della nostra storia, si è dimesso con effetto immediato per aver definito sui social il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, “vassallo degli USA e della NATO” e un “implacabile assassino”.

Attenti dunque a come usate la tastiera, potreste davvero pentirvene amaramente.

Un carrarmato nella fabbrica Ruag di Thun.
© Keystone / Peter Klaunzer

Nel 2021 è calata leggermente l’esportazione di materiale bellico elvetico nel mondo.

Per capire quanto pesi l’industria bellica per l’export elvetico, sappiate che le esportazioni di armamenti nel 2021 corrispondono a una quota dello 0,2% del totale delle esportazioni di merci dell’economia svizzera. Dato reso pubblico oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco).

Lo scorso anno, con l’approvazione della Confederazione, le imprese elvetiche hanno così esportato materiale bellico per un valore di 740 milioni di franchi in 67 paesi. Rispetto al 2020, si tratta di una flessione di circa il 18%. I due principali clienti sono stati la Germania (123 milioni) e la Danimarca (96 milioni).

Tra i prodotti maggiormente richiesti figurano veicoli blindati (40%) e munizioni (25%). Va segnalato pure che è stato venduto materiale bellico per un valore di 51 milioni all’Arabia Saudita, paese coinvolto nello Yemen in una guerra sanguinosa. Nel 2021 la Confederazione ha respinto solo tre delle oltre 2’500 richieste di esportazione.

Manifestazione delle donne contro innalzamento dell età pensionabile.
Keystone / Peter Schneider

Se le donne debbano andare in pensione a 65 anni lo deciderà il popolo. Riuscito il referendum.

Oggi sono state depositate alla Cancelleria federale oltre 150’000 firme, ovvero oltre il triplo delle sottoscrizioni necessarie. Il comitato che ha lanciato il referendum “Giù le mani dalle nostre pensioni!” teme lo smantellamento a lungo termine della pensione. Si voterà il prossimo 15 maggio.

L’alleanza di PS, Verdi, sindacati e associazioni femminili ha lanciato ad inizio gennaio il referendum contro il nuovo progetto “AVS 21” perché, a suo avviso, costituisce l’inizio di un generale, e voluto, peggioramento delle assicurazioni sociali e non rispetta la promessa fatta di rendite dignitose per tutti.

La nuova legge prevede tra l’altro l’aumento dell’età pensionabile delle donne da 64 anni a 65. Secondo il comitato, farebbe risparmiare circa 10 miliardi di franchi. Ciò significherebbe un taglio delle rendite di circa 1’200 franchi l’anno a danno delle donne, sebbene le lavoratrici registrino già pensioni inferiori di un terzo.


Una selezione di formaggi svizzeri.
© Keystone / Urs Flueeler

In Svizzera lo scorso anno ogni persona ha mangiato 23,2 chilogrammi di formaggio.

La pandemia, lo abbiamo sperimentato su noi stessi, ci ha spinti a mangiare un poco più del solito. Anche di formaggio, come raccontano i Produttori svizzeri di latte (PSL). Nel 2021 il consumo di formaggio in Svizzera è stato di 23,2 chili a persona, con un lieve incremento di 100 grammi (+0,4%) rispetto al 2020

In cifre assolute, nel 2021 la popolazione svizzera (circa 8,8 milioni abitanti) ha consumato complessivamente circa 203’896 tonnellate di formaggio indigeno o straniero, ossia oltre 1’089 tonnellate in più (+0,5%) rispetto all’anno precedente.

Vanno forte le varietà regionali ma reggono sempre bene i formaggi tradizionali a pasta semidura, in particolare quelli della Svizzera romanda (Tête de Moine AOP, Vacherin Fribourgeois AOP, Raclette du Valais AOP e il formaggio da raclette svizzero). Da ultimo, il 57,4% del formaggio fresco acquistato nella Confederazione era di origine nazionale.

Alina Kabaeva ai tempi quando praticava la ginnastica ritmica.
Keystone / Martial Trezzini

Che fine ha fatto la presunta amante di Putin, Alina Kabaeva? Le autorità negano che si trovi in Svizzera.

Alcune settimane fa vi abbiamo scritto che Alina Kabaeva (e i quattro figli avuti presumibilmente da Putin) si potrebbe trovare in Svizzera, forse in Ticino. Così come scriveva la testata statunitense online ‘pagesix.com’.

La storia è giunta ovviamente anche alle orecchie del governo federale, tanto che la questione della presenza di Alina Kabaeva e i possibili danni all’immagine per la Svizzera sono stati discussi dall’unità di crisi sull’Ucraina del Consiglio federale.

Ora la Confederazione comunica che non ci sono indicazioni che queste persone si trovino in Svizzera, secondo i controlli fatti dal Dipartimento federale di giustizia e polizia. Questo naturalmente non esclude che la donna e i figli possano nascondersi in Svizzera sotto falso nome.

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