Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
è bello a volte uscire dai propri confini e guardare al di là del proprio orticello. E in questo nostro inverno freddo ma senza neve fa notizia quella scesa la scorsa notte su Gerusalemme. Una coltre di 20 centimetri ha imbiancato tutti i luoghi più famosi della città, dal Muro del Pianto al Santo Sepolcro, dalla Spianata delle Moschee alle Mura della Città Vecchia.
Gerusalemme è stata così svegliata dalla neve, anche se scende senza far rumore, proprio nel Giorno della Memoria celebrato un po’ ovunque nel mondo. E lo facciamo anche noi con il primo contributo. Buona lettura.
Per il Giorno della Memoria vi raccontiamo due storie. Una collettiva, quella degli Zagabri e l’altra individuale di Bruna Cases, accomunate dal fatto di aver trovato la salvezza in Svizzera.
La prima storia riguarda oltre 200 persone internate ad Aprica in Valtellina a una ventina di chilometri dal confine elvetico: gli ‘Zagabri’, così chiamati perché provenivano dalla Croazia degli Ustascia. Non tutti erano ebrei: tra loro anche qualche dissidente politico, alcuni comunisti e persone di religione ortodossa.
Arrivati a inizio 1942, il gruppo si era ben integrato ad Aprica. Ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a seguito dell’invasione nazista nel Nord Italia, la situazione è precipitata. Così due giorni dopo fuggirono in Svizzera passando dalle montagne. Ma non tutti trovarono braccia aperte ad accoglierli. Molti di essi dovettero attendere giorni e notti all’addiaccio prima di trovare la salvezza in terra elvetica.
L’altra è la storia toccante di una bambina ebrea di nove anni di Milano. Il Corriere della Sera ha pubblicato il suo diario: “Prendevo appunti dove capitava. Foglietti, biglietti, i bordi di un foglio di giornale. Scappavamo e io non volevo dimenticarmi niente”. Così ricorda oggi Bruna Cases quei momenti bui della storia personale e mondiale.
“Da Milano sfollammo a Parma, poi riuscimmo a fuggire in Svizzera. Papà ci precedette con la nonna. Io, mamma e le mie sorelle li raggiungemmo dopo. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di vedere quel filo spinato che separava l’Italia dalla salvezza”. Una volta in salvo, Bruna ha trasformato quei bigliettini in un diario. Pagine che oggi sono custodite dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.
- La storia degli Zagabri del collega Michele Novaga sul nostro sito tvsvizzera.it.
- Il racconto di Bruna Cases ospite della puntata di Storie della RSI che parla della senatrice a vita italiana Liliana Segre che non trovò rifugio in Svizzera.
- Il Diario di Bruna Cases pubblicato sul Corriere della SeraCollegamento esterno e la sua storia raccontata in un libro ‘Sulle ali della speranza’Collegamento esterno.
- Il racconto della recente presenza ticinese di Bruna Cases sul blog naufraghi.chCollegamento esterno.
Pubblicano online video di propaganda islamista: condannati due membri del Consiglio centrale islamico svizzero.
Già condannati dal Tribunale penale federale nell’ottobre scorso, Qaasim Illi e Nicolas Blancho non hanno trovato clemenza presso la Corte d’appello dello stesso tribunale. La condanna ai due, membri del Consiglio centrale islamico svizzero, è stata confermata per aver violato la legge che vieta i gruppi “Al-Qaeda” e “Stato Islamico” pubblicando e promuovendo due filmati che fanno appello alla jihad armata.
I due filmati in questione, “The Islamic State and I” e “L’aube véritable”, sono stati girati nell’autunno del 2015 in Siria da un altro membro del Consiglio centrale islamico svizzero che è già stato condannato a una pena di 20 mesi sospesa con la condizionale. Su YouTube i due video sono stati visionati rispettivamente 25’000 e 100’000 volte.
Nella sentenza pubblicata oggi, si legge che i due uomini hanno sostenuto i filmati in maniera incondizionata. Non hanno mostrato alcuno spirito critico. In tal modo – rileva la Corte d’appello – hanno espresso la loro approvazione per il ricorso alla jihad armata esplicitamente evocata dai filmati in causa.
- La condanna ripresa dalla RegioneCollegamento esterno e su blue NewsCollegamento esterno.
- La notizia della condanna in prima istanza su tvsvizzera.it.
- La condanna del terzo membro, autore del video, sempre su tvsvizzera.it.
- Un documentario sugli svizzeri e la jihad del settimanale di approfondimento della RSI, Falò.
L’intervento statale in nome di uno stile di vita sano sta limitando le libertà individuali nella scelta del cibo. Così la pensa Avenir Suisse.
Noi tutti stiamo diventando sempre più consapevoli a tavola. Ma secondo Avenir Suisse, il “serbatoio di idee” di matrice liberale, la pressione per evitare i cibi malsani, quali gli alimentari salati, le bevande zuccherate, grassi e lavorati, nonché tabacco e alcol, sta aumentando troppo anche in Svizzera.
Presentando un’analisi nella quale si confrontano numerosi esempi di regolamentazione statale, Avenir Suisse sottolinea che, in nome della prevenzione, le autorità stanno cercando di limitare il consumo di cibi e prodotti “malsani”, togliendo di fatto le libertà individuali… La tendenza è visibile all’estero, dove, per esempio, è stata introdotta una tassa sulle bevande zuccherate.
Secondo Avenir Suisse questa nuova ondata di regolamenti che colpisce anche la Svizzera deve essere messa in discussione. Dunque, consiglia tra l’altro di rinunciare alle tasse sulle derrate alimentari, che gravano maggiormente sulle famiglie a basso reddito (proprio la fascia della popolazione “vittima” del cibo spazzatura…), ricordando che il finanziamento della pensione dipende anche dal consumo di prodotti “peccaminosi”.
- La notizia è stata ripresa da blue NewsCollegamento esterno e dal Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Quella tassa sullo zucchero che non convince la Svizzera, un articolo della collega Katy Romy su swissinfo.ch.
- Migliorare l’alimentazione per combattere l’obesità, un articolo su tvsvizzera.it.
- Tutto su sovrappeso e obesità e su quanto questo costi alla società, sul sito dell’Ufficio federale della sanità pubblicaCollegamento esterno.
Le esportazioni elvetiche nel 2021 sono ritornate ai livelli di prima della pandemia, trascinate dalla farmaceutica.
Se la salute dell’economia elvetica si misura con l’eccedenza della bilancia commerciale, allora è in grande forma. Infatti, nel 2021 le esportazioni sono salite a 259,5 miliardi di franchi raggiungendo un nuovo record, e sono cresciute anche le importazioni (200,8 miliardi). Ciò significa che l’eccedenza nella bilancia commerciale sale addirittura a 58,7 miliardi di franchi.
Sono tutte cifre rese note oggi dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), che dal primo gennaio ha sostituito l’Amministrazione federale delle dogane. Come detto, le esportazioni sono ritornate ai livelli di prima della crisi del coronavirus. Nel 2019 l’export infatti aveva raggiunto i 242,3 miliardi di franchi.
Qual è il settore trainante dell’economia elvetica? Come sempre a contribuire maggiormente alla crescita sono stati i prodotti chimici e farmaceutici (130,87 miliardi di franchi). Ma sta bene anche l’orologeria: il giro d’affari realizzato all’estero ha raggiunto i 22,3 miliardi di franchi (+31%). Va sottolineato infine che gli Stati Uniti hanno spodestato, per la prima volta dal 1954, la Germania come mercato principale dei prodotti Swiss Made.
- Ecco nel dettaglio tutti i dati sulle esportazioni e importazioni in SvizzeraCollegamento esterno.
- Il record per le esportazioni è sottolineato dal Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Cosa importa e esporta la Svizzera? E dove? Le risposte sono fornite dall’Observatory of Economic ComplexityCollegamento esterno.
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