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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

sono due le notizie di oggi che abbiamo selezionato sulla pandemia, che pur non avendo un'attinenza diretta con l'evoluzione epidemiologica rivestono un certo interesse.

A Ginevra si è estesa l'inchiesta sui green pass falsi venduti a caro prezzo. Per i quattro finiti in manette si è trattato di un affare da ben 120'000 franchi che però ora gli indagati difficilmente riusciranno a godersi.

Intanto a Giswil, in Obvaldo, la direzione della locale casa anziani è finita sotto inchiesta per il mancato uso delle mascherine tra i dipendenti. Il problema è che in due settimane nove anziani sono morti di Covid. Ma oggi vi vogliamo parlare anche di altro.

Buona lettura.

casa anziani
Keystone / Francesca Agosta

La casa anziani di Giswil, nel Canton Obvaldo, è nella bufera dopo la morte di nove ospiti in due settimane a causa del Covid-19, su cui indagano gli inquirenti locali.

Secondo quanto sta emergendo il personale della struttura non avrebbe portato la mascherina sanitaria nell’adempimento delle mansioni quotidiane, anche in presenza dei pensionanti. Sui media sono addirittura comparse le testimonianze di ex dipendenti, secondo i quali la direzione dell’istituto avrebbe espressamente imposto loro di non utilizzare questo presidio sanitario.

Accuse gravi alle quali il direttore Daniel Kiefer ha replicato sostenendo di aver ritenuto di disporre, da parte delle autorità cantonali, di un certo “margine di manovra” nell’applicazione delle misure di protezione all’interno della struttura di Giswil e che comunque “è difficile lavorare con la mascherina in una Ems”.

Da parte sua il Dipartimento della sanità obvaldese non ha voluto commentare le affermazioni del direttore ma ha precisato che l’Ordinanza Covid-19 obbliga di portare la mascherina nelle strutture per la terza età. Sei dei nove anziani deceduti non erano stati vaccinati.

Ufficio della Fedpol
Keystone / Peter Schneider

La direttrice della Polizia federale (Fedpol) paventa il pericolo reale di infiltrazione mafiose e chiede altre misure per combattere il fenomeno.

Per la direttrice dell’Ufficio federale di polizia Nicoletta della Valle il problema principale riguarda la mancata comunicazione delle informazioni di polizia tra i cantoni e la Confederazione. Una mozione su questo tema è stata depositata dalla parlamentare liberale Corinne Eichenberger e potrebbero esserci miglioramenti in futuro.

Ma preoccupano le potenziali infiltrazioni delle organizzazioni criminali, di cui si sono già manifestati segnali, nell’economia – in particolare nella costruzione delle infrastrutture stradali e attraverso l’attività di riciclaggio – e tra le autorità.

Ma il rischio maggiore, sempre secondo Nicoletta della Valle, è dato dalla possibilità che la Mafia, sotto pressione in Italia, costituisca una propria base nella Confederazione, dove potrebbe trovare condizioni ideali (scarsa conoscenza del fenomeno, servizi finanziari concorrenziali, presenza di una folta comunità italiana).

  • Il servizio multimediale su rsi.chCollegamento esterno.
  • Sulle infiltrazioni del crimine organizzato in Svizzera il recente incontro a Lugano con il procuratore Nicola Gratteri riferito da tvsvizzera.it.
  • I numeri delle infiltrazioni mafiose in un recente servizio del Tg riportato da tvsvizzera.it.
Partecipanti alla sessione donne
Keystone / Peter Klaunzer

La parità di genere è il tema al centro della sessione delle donne che si apre oggi nell’aula del Consiglio Nazionale a Berna in occasione dei 50 anni del suffragio femminile.

Per due giorni 246 deputate ad interim, selezionate da Alliance F nella società civile, dibatteranno sulle proposte da sottoporre, sotto forma di petizioni, alle due Camere. Le otto commissioni in cui sono state distribuite le partecipanti dovranno elaborare richieste concrete ad ampio raggio, che vanno dal lavoro retribuito e dalla medicina, alla digitalizzazione e ai diritti civili.

Di particolare rilievo si preannunciano le discussioni sul congedo parentale, sulle strutture per l’infanzia e sulle pensioni, spesso ancora inferiori a quelle degli uomini.

In merito alla violenza di genere l’obiettivo è quello di erogare un finanziamento pari allo 0,1% del Pil ai servizi di protezione delle donne e di introdurre la nozione di consenso nel Codice penale.

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Keystone / Manuel Valdes

Inseguire un sogno, aiutare i bisognosi nei paesi più sfavoriti o soddisfare una passione innata.  Le storie degli espatriati svizzeri di questa settimana si occupano di Giorgio Salvadè, Monia Grassi e Luca De Grazia.

Non deve essere stato facile l’impatto con la realtà sanitaria del Togo per Monia Grassi, giovane di Roveredo (Grigioni) appena diplomata in cure infermieristiche che come prima esperienza ha deciso di raccogliere la sfida in un piccolo ospedale di Dedome. La sua voglia di essere utile in una regione africana è stata soddisfatta grazie al contributo dell’Associazione Amici di don Franck.

Dopo aver girato in lungo e largo il mondo Giorgio Salvadè, originario del Ticino e con varie esperienze nel commercio della ceramica e delle piastrelle, sembra aver trovato la terra ferma a Tulum, in Messico dove gestisce un albergo.

La musica a Vienna è di casa e Luca De Grazia, di professione musicista e insegnante di pianoforte, l’ha eletta a sua dimora permanente. E ora, a quanto pare, ha trovato nella città danubiana anche l’amore.

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