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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Chi di noi non vorrebbe venire sorpreso nella vita dall’arrivo di una qualche donazione o eredità? È successo allo zoo di Basilea, che ha ricevuto ben 20 milioni di franchi dal gruppo farmaceutico Roche. La donazione coincide con il 125° anniversario del gigante farmaceutico renano e non è nemmeno tutto qui: alla somma va ad aggiungersi un lascito dal patrimonio del patron dell’azienda, Luc Hoffmann, morto nel 2016. Lo zoo utilizzerà il denaro per rinnovare ed ampliare il parco. A noi invece, più che sperare nel miracolo, conviene tornare a lavorare!

Buona lettura!

Gli svizzeri all’estero e i loro familiari, che non hanno l’assicurazione malattie obbligatoria in Svizzera, così come i frontalieri dovrebbero potersi vaccinare in Svizzera.

La proposta è arrivata oggi dal Consiglio federale che ha posto in consultazione la modifica dell’ordinanza sulle epidemie allo scopo di incoraggiare la vaccinazione di chi è attivo sul territorio del Paese e di venire in aiuto ai confederati all’estero che hanno difficoltà a farsi vaccinare.

Fino ad ora, dato il numero limitato di dosi disponibili, solo i residenti, i frontalieri che lavorano in strutture sanitarie e in generale coloro che hanno un’assicurazione malattie obbligatoria avevano la possibilità di vaccinarsi in Svizzera. Ora che ci sono sufficienti dosi, il Governo federale ritiene che l’accesso alla vaccinazione debba essere esteso.

Per i frontalieri i costi verranno assunti dalla Confederazione, in quanto trovandosi regolarmente in Svizzera possono influenzare l’andamento della pandemia. Per gli svizzeri all’estero, invece, le opzioni al vaglio sono due: spese a carico della Confederazione o degli espatriati. 

I numeri del disastro di Haiti sono vertiginosi e il sostegno al Paese è più che mai necessario.

La scossa di magnitudo 7,2 che sabato ha colpito l’isola ha infatti provocato fino ad ora 2’000 morti, 10’000 feriti e più di 60’000 case distrutte. Almeno 800’000 sono le persone colpite dalle conseguenze del terremoto che ha gettato Haiti nel caos, soprattutto nei dipartimenti di Grand’Anse, Sud e Nippes e in particolare nelle città di Jérémie e Les Cayes.

Allo scopo di soccorrere il più tempestivamente possibile la popolazione, la fondazione umanitaria svizzera Catena della Solidarietà è in contatto con le sue organizzazioni partner, che sono già attive sul terreno con progetti esistenti e stanno chiarendo i bisogni. Le donazioni possono essere fatte sul conto postale 10-15000-6 con il riferimento “Haiti” o direttamente tramite il sito.

Attiva in loco anche la Croce Rossa Svizzera che hauna delegazione presente sul posto fin dal sisma di magnitudo 7 che nel 2010 devastò l’isola, causando 230’000 vittime e coinvolgendo più di 3 milioni di persone.

Un bebè in braccio al papà.
© Keystone / Gaetan Bally

Cinque trattamenti, quando destinati a neonati, bambini o adolescenti, sono generalmente inutili o addirittura dannosi.

Fra questi vengono inclusi per esempio i farmaci contro la tosse, che è un normale meccanismo di difesa del corpo umano, viene spiegato in un documento redatto dall’associazione “Smarter medicine” e dalla Società Pediatrica Svizzera.

I farmaci contro la tosse sono inefficaci contro i raffreddamenti e possono anche essere pericolosi perché spesso contengono diversi principi attivi. Inoltre, può verificarsi un sovradosaggio in combinazione con altri farmaci, aggiungono i pediatri.

Un trattamento deve essere usato solo se contribuisce alla salute e al benessere dei pazienti, spiegano gli esperti che mirano a combattere le cure mediche “inappropriate” e l’eccessiva medicalizzazione.

Cioccolato svizzero.
© Keystone / Gaetan Bally

La guerra del cioccolato rischia di rappresentare una minaccia per le materie prime e per il costo finale dei prodotti svizzeri.

Nel tentativo di accaparrarsi una fetta più grande della produzione del caratteristico dolce a base di cacao, i produttori in Costa d’Avorio e Ghana guardano verso la Cina per ottenere finanziamenti e un nuovo mercato.

Con questa strategia ci sarebbero meno materie prime disponibili dall’Africa occidentale per le aziende svizzere del settore. I produttori come Nestlé e Lindt potrebbero quindi dover pagare prezzi più alti per le fave e il burro di cacao.

Un costo extra che verosimilmente si ripercuoterà sui consumatori.

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