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Viaggiatore in aeroporto internazionale

Oggi in Svizzera


Care lettrici e cari lettori,

forse non vi farà piacere sapere che mentre eravamo più o meno segregati a casa durante i momenti bui della pandemia c'era chi ci spiava e carpiva i nostri dati sensibili sul web.

È di oggi la notizia riportata dalla cronaca che due milioni di indirizzi email e informazioni sugli account sono stati carpiti in Svizzera dai pirati della rete.

Il consiglio quindi è quello di continuare a seguire pagine web sicure, come ovviamente le nostre…

Buona lettura!


Viaggiatore in aeroporto internazionale
Keystone / Salvatore Di Nolfi

Il Covid Pass sarà disponibile a partire dal 7 giugno e il suo uso sarà differenziato a seconda dei settori.

Il governo federale ha fornito le prime anticipazioni sul certificato che potrà essere fatto valere dalle persone vaccinate, guarite dall’infezione o risultate negative al test molecolare o antigenico rapido.

Sul posto di lavoro, a scuola, nei trasporti, manifestazioni private ed edifici amministrativi il passaporto sanitario non dovrà essere esibito poiché si tratta di ambiti che attengono alle libertà e i rapporti con lo Stato (settore verde).

In funzione dell’evoluzione epidemiologica il Covid Pass potrà essere richiesto nelle attività del tempo libero e ricreative (settore arancione): bar, ristoranti, strutture sportive, sale cinematografiche e altre manifestazioni fino a mille partecipanti. Sarà invece obbligatorio per i grandi eventi, nelle discoteche e nel traffico passeggeri internazionale. In proposito Berna ha assicurato che questa regolamentazione resterà in vigore “soltanto per il tempo necessario”.   

guardia in centro per rifugiati
© Keystone / Laurent Gillieron

Maltrattamenti nei centri per richiedenti asilo, la denuncia di Amnesty International in un rapporto.

Percosse, svenimenti, difficoltà respiratorie, ipotermia e crisi epilettiche sarebbero alcune delle situazioni che si sarebbero verificate tra gennaio 2020 e aprile 2021 nelle strutture federali in cui alloggiano profughi a Basilea, Chevrilles (FR), Boudry (NE), Altstätten (SG) e Vallorbe (VD) e riferite oggi dall’organizzazione umanitaria.

Nel documento, che riporta le testimonianze di 31 persone – tra le quali presunte vittime ed ex addetti alla sicurezza -, sono chiamati in causa gli agenti delle società private Securitas e Protectas cui la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha affidato la sorveglianza dei centri per richiedenti asilo.

Da parte sua il responsabile della Sem Mario Gattiker, che ha ricordato di aver ordinato un’inchiesta indipendente su alcuni episodi che hanno attirato l’interesse della magistratura penale, ha respinto le accuse di sistematica violazione dei diritti e di violenze, come peraltro confermato dalla Commissione nazionale per la prevenzione della tortura.    

vittima di violenze
Keystone / Britta Pedersen

Quasi un bambino su tre ha subito violenze fisiche a scuola o in ambito familiare in Svizzera, secondo quanto rivela uno studio promosso dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef).

Il 32% dei fanciulli e adolescenti interpellati – circa 1’700 individui tra i 9 e i 17 anni – dagli autori dell’indagine ha sostenuto di essere stato oggetto di maltrattamenti da parte di compagni mentre il 29% per mano dei genitori. Una certa rilevanza sembrano avere anche le aggressioni di natura psicologica che vengono lamentate in classe (42%) e, in misura inferiore, tra le mura domestiche (24%).

Va comunque precisato che la grande maggioranza dei minorenni si sente sicura o molto sicura in situazioni familiari e nel tempo libero, una percezione che non è condivisa però a scuola dal 15% dei partecipanti all’inchiesta e dal 32% su internet.

A preoccupare è semmai l’elevata quota di ragazzi e adolescenti (41%) che sostengono di essere stati vittime di discriminazioni, legate in particolare alle loro condizioni materiali o all’origine straniera. In questo contesto ad essere penalizzate paiono soprattutto le rappresentanti di sesso femminile.

Insegna della banca svizzera Ubs
Keystone / Melanie Duchene

Non si arresta l’emorragia degli impieghi nel settore bancario elvetico. Secondo fonti interne, riportate dall’agenzia Bloomberg, l’Ubs si appresta a sopprimere 700 posti di lavoro nei prossimi tre anni.

La misura, che si inserisce nel piano di risparmi da un miliardo annunciato lo scorso aprile, coinvolgerebbe i settori amministrazione patrimoniale, investment banking e attività in Svizzera e riguarderebbe indistintamente tutte le posizioni della scala gerarchica.

In base a queste indiscrezioni si tratterebbe solo di un intervento preliminare, che sarà seguito da altri tagli e andrà ad aggiungersi agli altri 125 impieghi di cui era già stata annunciata precedentemente la cancellazione.

Il nuovo management della banca, che non ha voluto confermare la notizia, aveva comunicato di aver messo a punto una strategia di ristrutturazione per finanziare programmi di crescita e di digitalizzazione del gruppo.

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