La televisione svizzera per l’Italia
Donna riceve da operatrice sanitaria una dose di vaccino; si intuisce da abiti e gioielli che si è in Paese Asia meridionale

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

vi spero bene! Domenica è la Giornata internazionale dei musei. La Svizzera ne conta 1'129 (dati 2019 dell'Ufficio federale di statistica UST). L'ultimo arrivato, il 2 maggio, è qui a sud delle Alpi: si chiama Cine Museo 65 ed espone 300 tra cineprese, proiettori e altri oggetti del cinema fai-da-te. Inoltre, secondo l'ultimo 'CityStatistics' dell'UST, Lugano è la città con più musei in assoluto. Peccato sia anche quella in cui il numero di visitatori per abitanti è minore. Ma questa è un'altra storia.

Buona lettura e state in salute,

Primo piano di mani di laboratorista con guanti blu che preleva e rilascia piccole quantità di liquido con una provetta
© Esther Michel

Cercare tracce di coronavirus nelle acque reflue in Svizzera si è rivelato utile. Ma il futuro del progetto è incerto.

In un reportage di SWI swissinfo.ch, i ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) mostrano come da febbraio 2020 filtrano e concentrano il liquido prelevato negli impianti di depurazione della città, per poi quantificare la presenza del SARS-CoV-2.

Un processo esteso intanto ad altri impianti (nel complesso, si testano le acque di scarto di circa un milione di abitanti di zone rurali e urbane) che è un importante strumento di controllo. Grazie a esso l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) indica che a contrarre il virus, benché i positivi registrati siano 665’000 su 8,6 milioni di persone, sono stati in realtà un abitante su tre. Allo stesso modo la presenza della variante britannica è stata tempestivamente individuata.

Ma è un sistema caro? Cos’altro permette di calcolare e scoprire, da renderlo utile ai piani di protezione? E perché il suo futuro è incerto?

  • Le risposte nell’approfondimento del mio collega Simon Bradley, che fa anche un confronto con studi del passato o altri Paesi
  • La acque reflue annunciano una terza ondata: lo stesso progetto visto da Zurigo in un articoloCollegamento esterno di Tio-20 minuti
  • Coronavirus: la situazione in Svizzera seguita giorno per giorno da SWI swissinfo.ch
Conducente (donna) in un abitacolo d automobile estrae da un portafogli verde la patente svizzera
© Keystone / Christian Beutler

Svizzera e Italia hanno rinnovato per cinque anni l’accordo per il riconoscimento reciproco delle patenti di guida.

L’intesa consente a chi si stabilisce nell’altro Stato di convertire facilmente la propria licenza di condurre, indica un comunicato odierno dell’Ufficio federale delle strade (USTRA). La firma posta giovedì a Roma dalla segretaria di Stato Livia Leu e dal sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova proroga fino al 2026 il testo in vigore da giugno 2016.

Il contenuto è stato adattato alle esperienze maturate. Ora, ad esempio, è esplicitato il termine entro il quale è garantita la conversione senza esami teorici né pratici (4 anni dal trasferimento in Italia, 5 in Svizzera).

L’accordo si applica inoltre solo alle patenti conseguite prima della partenza e le autorità competenti possono esigere documentazione aggiuntiva se sussistono dubbi sull’idoneità (o in caso di perdita del documento originale).

  • Questa e altre notizie (incluso un dossier sull’impatto del coronavirus sulla viabilità) sul sitoCollegamento esterno dell’USTRA
  • Nuove regole della circolazione stradale in vigore in Svizzera dal 2021 (utile a chi farà convertire la patente) in questo riassunto di inizio anno [SWI swissinfo.ch]
  • Novità anche per i veicoli autonomi: dovranno sottoporsi a un esame della vista come i conducenti umani (la notiziaCollegamento esterno riportata da La Regione Ticino)
Donna riceve da operatrice sanitaria una dose di vaccino; si intuisce da abiti e gioielli che si è in Paese Asia meridionale
Keystone / Jagadeesh Nv

La crisi sanitaria non ha messo in fuga i 650 svizzeri che vivono in India. Almeno non questa volta.

Daniel Eskenazi, giornalista che nel maggio 2020 ci aveva riferito delle esperienze di confinamento degli svizzeri che non erano riusciti a lasciare l’India o non avevano voluto farlo, ha ora raccolto per noi delle testimonianze relative alla seconda ondata.

Una crisi più facile da affrontare perché preannunciata, che ha fatto scomparire i turisti svizzeri ma non gli espatriati, i quali possono beneficiare di un’infrastruttura sanitaria di qualità. Come Karin Krucker, che vive a Goa (“uno stato piccolo e ricco” i cui ospedali gestiscono senza problemi il Covid), e Chris Frazen, direttore del Grand Hyatt Mumbai (che vive in hotel e può limitarsi a frequentare ambienti sicuri).

L’ex diplomatico e giornalista Bernard Imhasly, invece, sta per rimpatriare. Lui e la moglie sono vaccinati e sereni, e sottolineano che l’India è messa molto meglio di quel che può sembrare dai TG, ma ritengono che le incognite e i rischi siano ancora troppi.

  • Espatriati svizzeri in una bolla sanitaria in India, il reportage di SWI swissinfo.ch
  • Anche a 56 svizzeri all’estero sono stati concessi aiuti della Confederazione per far fronte alla crisi: il dispaccioCollegamento esterno Keystone-ATS riportato dal Corriere del Ticino
  • La pandemia dilaga in India: un servizio RSI di fine aprile, da tvsvizzera.it
Primo piano del volto di un giovane, biondo
Saulo Decarli

A fine 2020, oltre 770’000 svizzeri vivevano all’estero. Torniamo sulle tracce di alcuni di loro grazie alla rubrica di RSI Rete Uno ‘Espatriati’.

Dopo essere stati in Ruanda dalla giovane Sara, che sta svolgendo uno stage in un centro biomedico e ha fondato un’associazione grazie alla quale giovani e bambini bisognosi ricevono un’istruzione, questo venerdì ci spostiamo nel Vecchio continente.

Saulo Decarli è un calciatore professionista che ha lasciato Locarno diversi anni fa. Dal 2019 vive a Bochum, in Germania, dove gioca nella seconda Bundesliga. È solo l’ultimo di una serie di traslochi e cambiamenti i quali però, ora che è marito e padre, saranno un po’ meno frequenti.

Potete ascoltare la sua storia (ma anche quella di Sandra, che è ormai alla terza intervista dal Giappone, o di Diana, specialista in scienze forensi che si occupa di formazione sanitaria in Africa) qui di seguito.

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