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I “baby boss” sono tornati

"Se vuoi essere capo devi essere capace di uccidere". Napoli fa i conti con millennials esclusi che non hanno paura di niente.

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Non hanno paura di nessuno. Se vuoi essere un boss, un capo, non puoi averne di paura. Parlano i minori delle strade di una Napoli che vive questa nuova fase criminale. Stese, raid, rapine, coltelli e aggressioni: questo è lo stile di chi vuole comandare tra vicoli e locali by night. E in mezzo ci vanno gli innocenti, feriti se gli va bene o uccisi dai proiettili vaganti. Vittime come Genny Cesarano, Maikol Russo e Ciro Colonna. E, in ordine di tempo, un uomo ferito a Ponticelli nell’agguato in pieno giorno a pochi passi da una scuola lo scorso 15 novembre.

“Non è camorra”, dice in un’intervista il pm antimafia Antonello Ardituro. “Non può contrastarli solo la magistratura”, ribatte il presidente del Tribunale di Napoli, Ettore Ferrara. “Più che a bande di camorra somigliano a bande di delinquenti colombiani” racconta, davanti alle nostre telecamere, Michele Spina, Primo Dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli, che spiega questa nuova dinamica. E sono proprio i ragazzi che sono passati per quelle strade e che ora scontano la pena nella comunità dell’Associazione JonhatanCollegamento esterno a dirci che:  “Non ti puoi far chiamare boss se ti metti paura, chi è di intralcio alla tua vita lo levi di mezzo”.

Siamo di fronte a un processo culturale e sociale, prima che criminale. Vale la pena vivere poco tempo, ma da capo temuto piuttosto che una vita a 1000 euro al mese in un cantiere. Questa è la filosofia del potere che una generazione nella città divisa dalle disuguaglianze sociali – tra salotto buono e periferie escluse – pervade i millennials napoletani senza nome. 

“Non hanno il concetto di futuro, sono ragazzi che diventano genitori a 17 anni. Sono ragazzi che non hanno il senso del limite e si sentono onnipotenti in modo smisurato”, dice Silvia Ricciardi. Lei è responsabile dell’Associazione che gestisce, tra vari progetti, due comunità per minori dell’area penale e civile in età compresa tra gli 11 e i 18 anni. Su quel fronte ha imparato i linguaggi e la mentalità di questi giovanissimi pronti a tutto, senza paura.

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