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Pechino e Washington ai ferri corti

Persona con bandiere USA in mano.
Alcuni manifestanti di Hong Kong ringraziano Trump e gli Stati Uniti. Copyright 2018 The Associated Press. All Rights Reserved

Pechino ha reagito con rabbia alla risoluzione sottoscritta dal presidente statunitense Donald Trump a sostegno delle manifestazioni pro-democrazia a Hong Kong. Forse a rischio l'intesa commerciale tra le due superpotenze economiche. 


Per la seconda volta in quattro giorni, l’ambasciatore statunitense a Pechino è stato convocato al ministero degli affari esteri cinese, che ha invitato Washington a non mettere in atto il testo.

L’Hong Kong Human Rights and Democracy ActCollegamento esterno, approvato la scorsa settimana dal Congresso statunitense e promulgato mercoledì da Donald Trump, è un modo per “dissimulare sinistre intenzioni”, ritiene il ministero, che ha sottolineato prenderà delle “contromisure”. 

La normativa “rappresenta un’interferenza negli affari interni” della Cina e una violazione delle leggi internazionali, mostrando inoltre “uno sfacciato supporto ai criminali violenti”, si legge nella nota pubblicata giovedì.

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In concreto, la risoluzione minaccia di sospendere lo statuto economico speciale accordato da Washington all’ex colonia britannica se i diritti dei manifestanti non saranno rispettati. 

Oltre alla verifica annuale sullo stato dell’autonomia e delle libertà di Hong Kong, necessaria per mantenere lo status di partner commerciale privilegiato, c’è anche il divieto di vendita di lacrimogeni, proiettili di gomma e di tutto quanto possa essere utile alle forze di sicurezza locali per stroncare le proteste, in corso ormai da oltre 5 mesi.

Resta ora da capire se la decisione metterà a rischio le trattative tra le due potenze economiche, le quali hanno recentemente annunciato che i delicati negoziati che dovrebbero mettere fine alla guerra commerciale, combattuta attraverso il rincaro dei dazi doganali, stanno procedendo positivamente.

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