La televisione svizzera per l’Italia

Le moschee alleate di Erdogan

Il presidente turco consolida il suo potere anche attraverso l'Islam, e molti temono che la repressione colpirà in futuro i non osservanti

Altri sviluppi

È venerdì. In Turchia, come in tutti i paesi islamici, è giorno di preghiera. Qui è il primo venerdì dopo il tentato colpo di stato della scorsa settimana. Durante il fallito golpe, le moschee avevano invitato la gente a scendere in piazza contro i golpisti e a favore di Erdogan.

Da quando è al governo, il presidente turco ha usato l’Islam anche come strumento per consolidare il suo potere. E molti temono che la repressione di questi giorni colpirà a un certo punto anche chi non segue la religione islamica.

A metà giornata la Moschea di Haci Bayram, la più antica e importante moschea di Ankara, è piena di gente. All’interno non c’è più spazio. Molti pregano fuori.

Questo per la Turchia non è un venerdì come tutti gli altri. Per la prima volta gli imam possono condannare ufficialmente il colpo di stato e la gente può ringraziare Allah: il loro governo non è stato rovesciato.

Quasi tutte le persone che sono qui sostengono Erdogan: “Erdogan garantisce la nostra democrazia”, ci dice un uomo. “E poi non è vero, come pensate in Europa, che stia discriminando i non islamici. In Turchia puoi essere di qualsiasi religione. Le minoranze vengono tutelate”.

In queste ore, almeno qui, l’oggetto di discussione è uno solo: il presidente turco è un vero salvatore: “Erdogan garantisce la mia religione e mi permette di fare una vita decente. Prima di lui non avevo nemmeno i soldi per comprarmi un vestito”.

Erdogan ha usato a suo favore una struttura – le moschee controllate dallo Stato – che è sempre esistita nella Repubblica Turca.

All’Università di Bilkent, la più importante Università privata di Ankara, cerchiamo di capire quale sia il legame tra Erdogan, l’Islam e il potere in Turchia.

“Erdogan ha sempre usato l’Islam per mobilitare le masse”, ossera Berk Esen, “e in questi anni di crisi economica per mantenere le sua base sociale. Ma non sta costruendo uno stato islamico. Non eliminerà le politiche secolari. Il suo non è un discorso radicale”.

Come spiegare allora la stretta di questi giorni?

“La Turchia è uno stato sempre più autoritario ma qui l’Islam non è importante. Sei a rischio se critichi il governo, non se non sei islamico. A Erdogan importa solo una cosa: la fedeltà.”

La repressione andrà avanti. Ma il governo turco non la farà in nome della religione islamica.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR