Le conseguenze dell'annessione della Crimea alla Russia
di Giorgio Cuscito (Limes)
Dopo il risultato plebiscitario del referendum, sono iniziate le procedure per incorporare la penisola nella Federazione Russa. Il rischio di una replica nell'Est dell’Ucraina e le differenze tra le sanzioni Usa e Ue.
Il 18 marzo il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro della Crimea hanno firmatoLink esterno l'accordo di annessione della penisola alla Russia. Per completare, il procedimento manca solo l'approvazione della Corte costituzionale e la ratifica del parlamento russo.
Appena due giorni prima, il 16 marzo, gli abitanti dell'ex regione ucraina avevano espresso mediante referendum la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca. La votazione – a cui ha partecipato l'81.3% degli aventi diritto - si è conclusaLink esterno con il 96.77% dei "sì": un vero plebiscito. La minoranza etnica dei tatariLink esterno – turcofoni di religione musulmana – e i russofobi hanno boicottato il referendum, considerato illegaleLink esterno dalla corte costituzionale ucraina.
Il processo di riannessione della Crimea alla Russia è iniziato de facto quando circa 20 mila militari russi privi di mostrine ne hanno preso il controlloLink esterno.
Nel 1954 la penisola a maggioranza russofona è stata donata a Kiev dal leader (ucraino) dell'Unione Sovietica Nikita Krusciov. Per Putin, riannettere la Crimea alla Russia significa correggere "un'ingiustizia storicaLink esterno". La penisola ospita la base militare di Sebastopoli, che l'Ucraina aveva concesso in affitto a Mosca fino al 2042Link esterno. Da qui la flotta russa accede velocemente al Mar Mediterraneo, alla penisola balcanica e al Medio Oriente.
Da un punto di vista geopolitico, due considerazioni sull'imminente annessione della Crimea alla Russia sono particolarmente interessanti.
Il primo è lo sviluppo di un meccanismo che Mosca potrebbe utilizzare in futuro per inglobare altre regioni russofoneLink esterno (vedi il Donbass) dell'Ucraina Orientale. Una sorta di "modello Crimea" composto dalle seguenti fasi: occupazione armata a difesa dei cittadini russi ritenuti in pericolo; appoggio a un governo locale russofilo e al referendum per la secessione dall'Ucraina; integrazione nella Russia. Durante il discorso per l'annessione della Crimea, Putin ha detto che non è interessato a invadere il resto dell'Ucraina, ma ha ribadito di avere il compito di proteggere i diritti dei russi che vivono all'estero. Il 15 marzo, Mosca aveva inviato truppeLink esterno nella regione di Kherson Oblast per difendere da attacchi terroristici la stazione di produzione di gas naturale della Chornomornaftogaz, compagnia ucraina che le autorità della Crimea hanno dichiarato di loro proprietà.
Il secondo dato è la diversa posizione di Usa e Ue nei confronti della Russia. Dopo il referendum, Stati Uniti, Ue, GiapponeLink esterno e CanadaLink esterno hanno applicato delle sanzioniLink esterno contro Mosca. WashingtonLink esterno ha imposto a sette funzionari russi e quattro leader separatisti ucraini il blocco dei visti e il congelamento dei beni. Bruxelles ha annunciato le medesime sanzioni contro 21 funzionari, di cui 13 russi e 8 ucraini originari della Crimea. Le due "liste nere" (1Link esterno,2Link esterno) hanno in comune solo quattro nomi: il primo ministro della Crimea Sergei Aksionov; lo speaker del parlamento di Crimea Vladimir Konstantinov; Leonid Slutski, segretario del Comitato della Duma per la Comunità degli Stati indipendenti (CisLink esterno), che raggruppa 12 ex repubbliche sovietiche; Andrei Klishas, presidente del comitato per la legge costituzionale del Consiglio federale, la Camera alta del parlamento russo. Le sanzioni Usa sembrano avere come obiettivi funzionari russi di alto livello. Quelle dell'Ue mirano a esponenti di medio livello ma coinvolti direttamente nel referendum. La diversità di obiettivi nelle "liste nere" di Usa e Ue evidenzia le incertezze di Bruxelles, che non desidera compromettere i rapporti economici con Mosca. L'Unione Europea è il principale partner commerciale della Russia con un interscambio pari a 267.5 miliardi di dollariLink esterno e dipende in maniera massicciaLink esterno dagli idrocarburi russi. Inoltre, i gasdotti diretti verso l'Europa del Sud passano per l'Ucraina.
Dopo che il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha dichiarato la sospensione della Russia dal G8, il presidente Usa Obama ha invitato gli altri leader del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti) a discutere della crisi ucraina la prossima settimana presso l'Aia. Usa e Ue dovranno studiare una linea comune più decisa. Altrimenti il tiro alla fune con Mosca diventerà troppo faticoso.
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