Svizzeri gran bevitori di caffè anche se una tazzina sfiora i 5 franchi
Il rito quotidiano del caffè in Svizzera si fa sempre più caro. Mentre il Paese si conferma sul podio mondiale per il consumo pro capite, con una media di quasi tre tazze e mezzo al giorno a persona, nella Svizzera tedesca il costo della singola consumazione al bar si avvicina inesorabilmente alla soglia psicologica dei cinque franchi.
A Zurigo, capitale economica della Confederazione, una tazzina di caffè macchiato (il cosiddetto “caffè crème”, il caffè più bevuto in Svizzera tedesca) costa oggi in media 4,91 franchi (5,30 euro). Un’escalation dei prezzi che non sembra destinata a fermarsi e che riflette le tensioni economiche che attraversano il settore della gastronomia, stretto tra costi operativi inarrestabili e un mercato in continua evoluzione.
Il quadro emerge con chiarezza dall’annuale conferenza stampa di CafetierSuisseCollegamento esterno, l’associazione mantello che rappresenta gli interessi di 1’400 caffetterie, bar-pasticcerie, ristoranti, take-away e sale da tè della Svizzera tedesca, che il 24 novembre ha presentato i risultati della sua 38esima indagine sui prezzi e sul consumo di caffè. Un’analisi che, al di là dei numeri, racconta la storia di un’abitudine irrinunciabile per gli svizzeri, ma anche le sfide crescenti per i gestori di bar e caffetterie, costretti a un difficile equilibrismo per mantenere a galla le proprie attività.
La corsa dei prezzi
L’aumento dei prezzi è una realtà tangibile in tutta la Svizzera tedesca, dove il prezzo medio di un caffè macchiato ha raggiunto i 4,65 franchi, con un incremento di 7 centesimi rispetto al 2024 (+1,53%). Un rialzo apparentemente modesto, ma che si inserisce in una tendenza di lungo periodo: negli ultimi vent’anni il costo di una tazzina è aumentato di 1 franco e 8 centesimi, mentre negli ultimi dieci anni è cresciuto di 45 centesimi.
Con 1’237 tazze pro capite consumate nel 2024, la Confederazione si conferma al terzo posto nella classifica mondiale dei maggiori bevitori di caffè
È nelle grandi città che la soglia dei cinque franchi è ormai a un passo. La classifica è guidata da Zurigo, dove il prezzo medio è salito come detto a 4,91 franchi. Seguono a ruota Zugo (4,85 franchi) e Lucerna (4,83 franchi), che registrano anch’esse prezzi ben al di sopra della media nazionale. Anche a Berna (4,75 franchi) e Basilea (4,75 franchi) la tendenza è chiaramente al rialzo. Queste cifre non sono solo statistiche, ma rappresentano un indicatore della crescente pressione economica sui centri urbani, dove i costi di gestione sono notoriamente più elevati.
E se il caffè crème si avvicina ai 5 franchi, altre preparazioni l’hanno già superata. Per la prima volta, l’indagine di CafetierSuisse ha rilevato anche il prezzo medio del cappuccino, che nel 2025 si attesta a 5,37 franchi, un livello che lo posiziona già in una fascia di prezzo superiore e che potrebbe anticipare il futuro anche per il più tradizionale caffè macchiato.
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La Svizzera sul podio mondiale del consumo
Se i prezzi salgono, la passione degli svizzeri per il caffè non accenna a diminuire. Con 1’237 tazze pro capite consumate nel 2024, la Confederazione si conferma al terzo posto nella classifica mondiale dei maggiori consumatori di caffè, preceduta solo dai paesi nordici, Finlandia (1’528 tazze) e Svezia (1’250 tazze). Un dato impressionante, che si traduce in quasi tre tazze e mezzo di caffè al giorno per ogni abitante, neonati inclusi. (Il dato è calcolato partendo dalle statistiche di import/export dell’ICOCollegamento esterno – International Coffee Organization – che misurano tutto il caffè che entra nel Paese. Dividendo il totale per la popolazione e calcolando 7 grammi di caffè per tazza, si ottiene il consumo complessivo).
Questo amore per il caffè supera di gran lunga quello di nazioni tradizionalmente associate al caffè come l’Italia (805 tazze) e la Francia (711 tazze), e posiziona la Svizzera ben al di sopra della media dell’Unione Europea (802 tazze). Nonostante una leggera flessione rispetto al picco del 2023 (1’334 tazze), il consumo rimane a livelli eccezionalmente alti, a testimonianza del ruolo centrale che questa bevanda riveste nella cultura e nella vita sociale elvetica. Il caffè rappresenta un momento di pausa e di incontro che gli svizzeri non sembrano disposti a sacrificare, nemmeno di fronte a prezzi crescenti.
Dietro il bancone i veri motivi dell’aumento
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la corsa dei prezzi non è primariamente legata alle fluttuazioni del mercato internazionale del caffè. Sebbene il costo della materia prima rimanga volatile, il suo impatto sul prezzo finale della tazzina in Svizzera è limitato. Secondo CafetierSuisse, i veri responsabili degli aumenti sono da ricercare nei costi operativi interni, che gravano sempre di più sui bilanci dei gestori.
Al primo posto ci sono i costi del personale, una voce di spesa significativa in un settore ad alta intensità di manodopera. A questo si aggiungono i continui rincari dei costi energetici, gli affitti sempre più onerosi, soprattutto nei centri urbani, e un’inflazione generale che si ripercuote su tutte le forniture.
La situazione è tutt’altro che rosea. L’indagine di CafetierSuisse rivela un dato allarmante: circa il 10% dei locali contattati ha dichiarato di aver chiuso i battenti, temporaneamente o definitivamente, nel corso dell’ultimo anno. Un segnale inequivocabile della pressione che il settore sta subendo. Dopo una breve ripresa post-pandemica, il 2025 ha visto un nuovo rallentamento, con un calo del fatturato che si prevede si accentuerà entro la fine dell’anno. A questo si aggiunge un cambiamento nelle abitudini dei consumatori: il lavoro da casa ha ridotto le visite spontanee durante la settimana, mentre la concorrenza si è allargata a nuovi attori, come negozi di moda e centri benessere, che offrono anch’essi caffè e snack.
Il confronto con l’italia
Se in Svizzera il prezzo del caffè si avvicina ai 5 franchi, al di là del confine la situazione non è meno preoccupante, anzi. In Italia, patria dell’espresso per eccellenza, il prezzo medio di una tazzina al bar ha subito un’impennata senza precedenti negli ultimi cinque anni (vedi grafico). Secondo un rapportoCollegamento esterno del Centro studi dell’associazione di aziende Unimpresa, il costo è passato da 0,87 euro nel 2020 a oltre 1,30 euro nel 2025, con un incremento superiore al 40%.
Il quadro italiano complessivo ritratto da Unimpresa mostra una netta frattura territoriale: mentre nelle aree alpine e in alcune grandi città del Nord il caffè si avvicina a 1,40 euro (1.43 euro a Bolzano), nelle regioni meridionali e insulari si trovano ancora listini inferiori a 1,10 euro, con punte minime a Catanzaro sotto l’euro.
Le previsioni indicano che entro la fine del 2025 il prezzo medio potrebbe raggiungere i 2 euro, segnando un rincaro complessivo superiore al 50% rispetto al 2020.
Anche in Italia, come in Svizzera, l’aumento non è attribuibile unicamente al costo della materia prima, ma a una concatenazione di fattori, non da ultimo le nuove normative europee contro la deforestazione, che impongono sistemi di tracciabilità e certificazioni, che hanno comportato costi aggiuntivi trasferiti sui listini finali.
Nonostante i rincari, il mercato italiano del caffè resta solido, con consumi annuali pari a 327 milioni di chili e un valore complessivo di 5,2 miliardi di euro, destinato a superare i 6 miliardi entro il 2030. Come sottolinea Mariagrazia Lupo Albore, direttrice generale di Unimpresa, citata nel rapporto, “per i consumatori italiani la questione non è soltanto economica. Il caffè incide per meno dell’1% sulle spese annuali delle famiglie, ma ha un valore simbolico enorme”. Una considerazione che vale anche per la Svizzera, dove il caffè rappresenta un rito quotidiano irrinunciabile, indipendentemente dal prezzo.
Cosa aspettarsi nel 2026
Le previsioni per il prossimo anno non lasciano intravedere un’inversione di tendenza. CafetierSuisse si attende ulteriori aumenti moderati dei prezzi, in linea con il trend degli ultimi anni. I fattori trainanti rimarranno gli stessi: personale, energia e costi di gestione.
Hans-Peter Oettli, presidente di CafetierSuisse, riassume la situazione con pragmatismo: “Ci aspettiamo anche per il 2026 aumenti di prezzo moderati. I principali fattori trainanti rimangono interni. I prezzi delle materie prime giocano un ruolo, ma ciò che è decisivo è che gli esercizi lavorino in modo economicamente sostenibile e offrano al contempo un’offerta di alta qualità”.
Il caffè in Svizzera si conferma un bene prezioso. E anche se il tetto dei cinque franchi ormai si avvicina, una cosa è certa: gli svizzeri non sembrano disposti a rinunciare al loro amato rito quotidiano, anche se questo dovesse costare qualche centesimo in più.
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