La televisione svizzera per l’Italia

La piazza finanziaria ticinese dall’età dell’oro alla fine del segreto bancario

Il logo del Banco di Lugano
Una delle tante banche scomparse nel tempo... KEYSTONE/Martin Ruetschi

[Prima parte] Negli anni ’80 del secolo scorso la piazza finanziaria ticinese ha conosciuto una crescita imponente grazie ai soldi che arrivavano soprattutto dall’Italia. Questo importante flusso di denaro ha plasmato la piazza ticinese specializzandola nel private banking. Un ‘monoservizio’ che ha retto le sorti delle banche fino alla fine del segreto bancario nel 2017.

Nel 2020 in Ticino vi erano 39 istituti bancari, che impiegavano complessivamente 5’443 persone. Appena dieci anni prima ve ne erano 72, con quasi 7’046 persone alle loro dipendenze. Quasi un dimezzamento. Inoltre, la parte relativa delle banche in mano straniera è diminuita dal 57% al 44%, a significare una riduzione di attrattività della piazza per gli operatori internazionali. Come si è arrivati a questa situazione?

Ticino come l’Eldorado

La crescita per certi eccezionale della piazza finanziaria ticinese a partire dagli anni ’80 del secolo scorso è iscrivibile all’espansione della finanza offshore caratterizzata dalla possibilità di amministrare capitali sfuggiti all’erario del Paese d’origine, principalmente l’Italia. La piazza finanziaria, ancora poco preparata, subì questa ‘invasione’ di capitali che provocò una crescita incontrollata del settore bancario ticinese. Con anche le conseguenze del caso, truffe, malversazioni, fallimenti, processi.

“A un certo momento non si contavano più i soldi, si pesavano. Il Ticino era un vero Eldorado che raccoglieva i tanti soldi che gli italiani trasportavano in Svizzera con grandi borsoni”

Nei racconti di allora non era inusuale sentire parlare di italiani che si presentavano agli sportelli delle banche ticinesi con sacchi pieni di soldi. “A un certo momento non si contavano più i soldi, si pesavano. Il Ticino era un vero Eldorado che raccoglieva i tanti soldi che gli italiani trasportavano in Svizzera con grandi borsoni”. Così scrive il giornalista Francesco Lepori nel suo libro “Il Ticino dei colletti sporchi, i processi bancari dagli anni settanta a oggiCollegamento esterno”. Da un lato un Paese – l’Italia – che diventa sempre più ricco ma politicamente instabile, dall’altro le banche ticinesi che non chiedono la provenienza dei soldi. Un connubio ‘perfetto’.

Ticino, la meta perfetta per i capitali italiani

Questo flusso di fondi privati italiani verso il Ticino era dovuto anche alla vicinanza geografica e culturale (il fatto che si parlasse italiano ha facilitato il loro arrivo in Ticino) ma anche grazie alle garanzie legislativo-istituzionali svizzere e alla stabilità economica della Confederazione.

In un breve lasso di tempo la piazza finanziaria ticinese ha potuto contare sull’arrivo di ingenti somme di denaro e da allora è caratterizzata da un ‘monoservizio’ (private banking) e orientata a una determinata clientela geograficamente delimitata.

Altri sviluppi
La copertina del Libro Il Ticino dei colletti sporchi di Francesco Lepori

Altri sviluppi

Quando il Ticino era l’Eldorado italiano

Questo contenuto è stato pubblicato al Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso sul Ticino si riversarono tonnellate di soldi e con essi truffe, malversazioni, fallimenti, processi.

Di più Quando il Ticino era l’Eldorado italiano

Un limite. “Certamente. Il limite – racconta René Chopard, già direttore del Centro studi bancari di Vezia – è dettato da un rischio accresciuto legato a possibili cambiamenti, anche repentini, delle condizioni quadro o del mercato di riferimento che hanno stimolato la piazza ticinese. Ancora più fondamentale è che in queste condizioni lo sviluppo, o meglio la crescita, viene piuttosto subita che gestita, con la conseguenza di un certo disorientamento nel momento in cui i fattori esterni (soprattutto di contesto), sui quali non si ha nessuno controllo, sono soggetti a cambiamenti, soprattutto se improvvisi. È il caso dell’adozione dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale”.

Temi questi approfonditi e sviluppati da René Chopard nel suo saggio “Il sistema finanziario ticinese: dalla crescita al suo sviluppo” pubblicato grazie al finanziamento del programma Interreg 2014-2020, nel volume “La piazza finanziaria ticinese e l’economia del Nord Italia. Per uno sviluppo integrato”Collegamento esterno.

Tra scudi e voluntary disclosure

I tempi sono cambiati. Inizialmente nella stretta dei problemi economici e dei deficit pubblici, i vari governi di tutto il mondo hanno fatto pressioni sulle piazze finanziarie internazionali con l’obiettivo di stimolare il rientro dei capitali dei loro residenti.

“La pressione da parte di organizzazioni internazionali e di singoli governi – chiarisce Chopard – derivava dal bisogno di finanziare le economie nazionali e i bilanci statali. Per tale obiettivo è stato utilizzato il volano della lotta all’evasione fiscale”.

Alle pressioni politico-commerciali internazionali sulla Svizzera per il Ticino si è aggiunto un susseguirsi di tentativi del Governo italiano di spingere i propri residenti di far rientrare, almeno nominalmente, i loro patrimoni.

Due finanzieri alla dogana di Chiasso.
Un “autovelox fiscale”, presentato nel 2002, che avrebbe dovuto porre fine ai trasportatori di denaro. Speciali telecamere a infrarossi installate su un furgone registrano ogni giorno, 24 ore su 24, le targhe di tutti gli italiani che entrano in Svizzera. Ti-Press / Francesca Agosta

Ricordiamo gli scudi fiscali per incentivare la regolarizzazione di attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero in modo illegittimo e non indicate nella dichiarazione dei redditi (2001, 2002 e 2009 quando in totale emersero circa 153 miliardi di euro di cui 123 miliardi circa dalla sola Svizzera) e la voluntary disclosure (da quella del 2015 emersero altri 60 miliardi di euro, quasi il 70% dei quali provenienti dalla Svizzera mentre da quella del 2017 emerse un miliardo di euro circa) che hanno avuto un effetto negativo sulla piazza ticinese.

“Direi un effetto dirompente – racconta Chopard –. Si tratta di una formulazione schietta perché la realtà è schietta. Le tempistiche della ‘offensiva’ in ambito fiscale non fanno pensare a motivi etici legati al carattere ridistributivo dei sistemi tributari, ma piuttosto a bisogni economici, in relazione alla ricerca di maggiori entrate finanziarie per risolvere problemi strutturali dei conti pubblici”.

La fine del segreto bancario

La vera svolta arriva il primo gennaio 2017 con l’introduzione dello scambio automatico di informazioni ai fini fiscali con la conseguente fine del segreto bancario per la clientela estera. Nel rapporto tra Svizzera e Italia, l’adozione dello scambio automatico di informazioni ha rappresentato un momento storico di discontinuità.

“Scudo fiscale e Voluntary disclosure hanno avuto un effetto dirompente sulla piazza finanziaria ticinese”

René Chopard, già direttore del Centro studi bancari di Vezia

Uno dei più importanti vantaggi competitivi della Svizzera è venuto meno, spostando la concorrenza dal contesto al mercato. Questo può significare che prima non c’erano dei veri meriti della piazza ticinese: “Intendiamoci, i banchieri e i bancari del nostro Paese – sottolinea Chopard – hanno sempre svolto il loro lavoro con competenza grazie a un importante sviluppo delle conoscenze nell’ambito della finanza e dei mercati internazionali. Da aggiungere inoltre, che le banche erano e continuano ad essere molto efficienti dal punto di vista organizzativo e nel rapporto con i clienti; ne è la prova il volume di patrimoni che seppur dichiarati sono comunque rimasti negli istituti ticinesi. Non bisogna però nascondere che nel passato l’efficacia delle scelte finanziarie sono state anche ‘dopate’ dalla ‘esenzione fiscale’, permettendo al cliente di incassare quello che l’economista chiamerebbe un extraprofitto”.

Altri sviluppi
Piazza Riforma a Lugano vista dall'alto.

Altri sviluppi

La piazza finanziaria ticinese e la nascita di un distretto economico transfrontaliero

Questo contenuto è stato pubblicato al Dopo la fine del segreto bancario la piazza finanziaria ticinese ha dovuto reagire. Da un ‘monoservizio’, ovvero il private banking, il settore ha cercato una maggior integrazione transfrontaliera fra imprese italiane e istituti bancari e parabancari ticinesi.

Di più La piazza finanziaria ticinese e la nascita di un distretto economico transfrontaliero

A ridurre il vantaggio competitivo tra il sistema-Svizzera e il sistema-Italia, oltre alla fine del segreto bancario, si deve aggiungere l’introduzione dell’euro il primo gennaio 2002 che ha portato a una maggiore stabilità monetaria in Italia, e a una maggior fiducia nella moneta da parte dei suoi residenti.

Inoltre, per quanto riguarda gli aspetti politico-istituzionali, aggiunge Chopard “in Italia si assiste a una minor instabilità dei governi, mentre la Svizzera sta vivendo una maggior polarizzazione dello spettro politico, con l’aumento della conflittualità tra i partiti”.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR