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La Svizzera primitiva e il “no” alla legge Covid

Un immagine delle applicazioni Covid svizzere.
Nel canton Svitto il 60% di chi è andato alle urne ha detto no. Keystone / Laurent Gillieron

La legge Covid-19 qui non piace. Nel comune di Unteriberg nel canton Svitto è difatti stata respinta da quasi 9 votanti su 10. 

Nella sessione estiva delle Camere federali – chiusa ieri – il Parlamento ha accettato in votazione finale la legge Covid, approvata alle urne domenica scorsa, ma con un risultato meno netto del previsto. La legge è addirittura stata respinta in alcuni cantoni, in particolare nella cosiddetta Svizzera primitiva. Davide Paggi è andato alla ricerca di risposte per capire come mai lì una legge che non veniva osteggiata da nessun partito e nessuna grande organizzazione sia stata bocciata.

Nel canton Svitto, la percentuale di chi è andato alle urne per affossare il testo in voto si attesta al 60%. Ma è tutta la “Svizzera primitiva” – anche Obvaldo, Nidvaldo e Uri, oltre a Glarona ed altri tre cantoni – che ha bocciato la legge. Come spiegarselo? Lo chiediamo a un rappresentante svittese di un partito che ha sostenuto la legge.

“Il canton Svitto è un cantone che dice spesso no. preferisce dire una volta di troppo di no piuttosto che dire una volta di troppo di sì. Lo ha fatto anche respingendo questa legge”.

Facendo la stessa domanda al rappresentante di un partito che sulla legge Covid – a livello nazionale – ha dato libertà di voto, non se ne dice sorpreso. “C’è stata una forte campagna dei contrari, c’era una forte opposizione nella popolazione della Svizzera centrale, che non capiva perché  bisogna creare una società che distingue in classi vaccinati e non vaccinati”.

Ma il no a quelle che sono state recepite come imposizioni di Berna ha radici anche altrove, ci spiega un politologo. “In quei cantoni le condizioni politiche per un no alla legge c’erano tutte. L’UDC aveva dato libertà di voto e i gruppi amici della costituzione e le organizzazioni corona-scettiche sono molto organizzate e radicate nella regione. Inoltre lì c’è un terreno fertile: si vuole essere liberi dal troppo Stato, dalle ingerenze della Berna federale”.

Nella Svizzera delle origini, insomma, si ha meno voglia di altrove di ingerenze e costrizioni federali, anche se la  situazione è di emergenza.

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