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La corsa alla presidenza lombarda in ottica italo-svizzera

Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale, vista da lontano.
Lunedì sapremo chi sarà il nuovo o la nuova presidente della Regione Lombardia. tvsvizzera.it

Un po’ in sordina, la Lombardia si appresta a rinnovare i poteri regionali per i prossimi 5 anni. Tra i temi affrontati nella campagna elettorale non poteva mancare la sanità che per alcuni aspetti coinvolge anche la Svizzera. In generale, il fenomeno del frontalierato - che vede tra l’altro la fuga del personale medico e infermieristico lombardo verso il Ticino - se non gestito bene, può danneggiare ambedue le realtà di confine. Ne abbiamo parlato con i candidati.

Le cittadine e i cittadini lombardi sono chiamati alle urne domenica 12 e lunedì 13 febbraio. A contendersi la presidenza due candidate, Letizia Moratti (sostenuta dal Terzo Polo) e Mara Ghidorzi (Unione popolare, estrema sinistra) e due candidati, l’uscente Attilio Fontana (destra) e Pierfrancesco Majorino (centrosinistra).

Lunedi in serata, ma forse anche prima (le urne chiudono alle 15), sapremo chi sarà la o il prossimo presidente della Regione Lombardia. Non è infatti previsto nessun ballottaggio e non viene richiesta la maggioranza assoluta per decretare il vincitore. Sebbene in Italia i sondaggi siano vietati nei giorni precedenti le elezioni, le ultime proiezioni danno vincente l’uscente Attilio Fontana che dovrebbe superare il 45% delle preferenze.

Il candidato del Centrosinistra Pierfrancesco Majorino è dato attorno al 35% mentre Letizia Moratti, sempre secondo gli ultimi sondaggi, non dovrebbe arrivare al 15%. Per la quarta sfidante, Mara Ghidorzi, restano pochi voti sparsi. La corsa sembra dunque restringersi a due.

Mara Ghidorzi, 41 anni, sociologa e ricercatrice, si candida per Unione Popolare. È sostenuta da Rifondazione comunista, Potere al popolo e Dema.

Letizia Moratti, 73 anni, ex vicepresidente e assessora al welfare della regione, si candida con una lista civica sostenuta dal Terzo polo, composto da Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. A sostenerla, in spaccatura con il resto del partito schierato con Fontana, anche la sezione Monza e Brianza del Partito repubblicano.

Pierfrancesco Majorino, 49 anni, parlamentare europeo per il Partito democratico dal 2019, è il candidato della coalizione tra centro sinistra e Movimento 5 stelle. A sostenerlo, oltre a Partito democratico e Movimento 5 stelle, la lista Patto civico per Majorino presidente, la lista dei Verdi e Sinistra italiana e alcuni esponenti di Volt, Possibile e dei Radicali.

Attilio Fontana, 70 anni, presidente uscente, è il candidato del Centrodestra, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito repubblicano, Alternativa Popolare e dalla sua lista civica Lombardia ideale per il presidente Fontana.

La campagna elettorale si è concentrata molto sulla sanità. Anche perché, al di là dell’ultima emergenza Covid-19 (che ha smascherato diverse lacune nel sistema), la tutela della salute è la voce più importante dei bilanci regionali e assorbe all’incirca l’80% delle risorse lombarde su un budget che si aggira attorno ai 26 miliardi di euro.

Gli aspetti critici della sanità lombarda emersi durante la pandemia, e che ora bene o male tutti i candidati affrontano, riguardano soprattutto le liste l‘attesa troppo lunghe e il vuoto di assistenza medica sul territorio (medicina territoriale). Sempre d’attualità restano poi i rapporti della regione con la sanità privata accreditata e con il servizio sanitario regionale.

Rapporti con il Ticino e la Svizzera

I candidati alla presidenza della Regione Lombardia hanno ben presente anche l’importanza di avere ottimi rapporti con la Confederazione e in particolare con il vicino Canton Ticino, che dà lavoro a oltre 70’000 frontaliere e frontalieri lombardi.

Se in Ticino questa manodopera (in costante aumento negli ultimi anni: ora sono quasi 80’000 persone, venti anni fa erano circa 30’000) fa spesso storcere il naso ai residenti e i partiti di destra, come la Lega dei Ticinesi e l’UDC, cavalcano questo malumore, in Lombardia questa fuga di personale – spesso molto qualificato – impoverisce il mercato del lavoro locale.

Sul tema dei frontalierato abbiamo sentito i tre principali candidati alla presidenza. Iniziamo con Letizia Moratti che abbiamo incontrato a Salò, in provincia di Brescia, durante il suo tour elettorale in bus che tocca ogni angolo della Lombardia. In generale, ricorda Letizia Moratti, il problema esiste e la Lombardia perde manodopera qualificata. Lo si riscontra soprattutto nel settore sociosanitario, ma i frontalieri generano anche ricchezza per i territori lombardi.

Sono numerosi i dossier aperti tra Svizzera e Italia o semplicemente tra Ticino e Lombardia. Tra questi annoveriamo la nuova fiscalità dei lavoratori e delle lavoratrici frontalieri. Il nuovo accordo contro la doppia imposizione dovrebbe essere sottoscritto dalla Camera dei deputi entro poche settimane dopo che il Senato ha dato il suo via libera il primo febbraio scorso. Un accordo che a distanza di 50 anni dall’ultimo concordato, regola la nuova imposizione fiscale dei lavoratori italiani in Svizzera e viceversa. E come ricorda Pierfrancesco Majorino, incontrato al Teatro Litta di Milano durante un suo evento elettorale, quello del frontalierato è un dato strutturale che può portare benefici a entrambe le parti se si fanno delle buone politiche di accompagnamento al di qua e al di là del confine.

Tra i dossier più scottanti resta quello della sanità. La Lombardia da tempo deve fare i conti con la fuga del personale medico e infermieristico verso il Ticino. Il 12% delle persone impiegate presso l’Ente cantonale ospedaliero ticinese proviene da oltre confine. Per non parlare delle strutture private dove il personale italiano che ogni giorno varca la frontiera raggiunge percentuali molto più elevate (fino al 50% in certe cliniche del Luganese).

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infermiera all opera

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Durante la pandemia, la Svizzera è stato uno dei Paesi più colpiti dal coronavirus con uno dei tassi più elevati per milione di abitanti. Il sistema sanitario elvetico e ticinese ha retto. Questo anche grazie ai tanti lavoratori e alle tante lavoratrtici frontalieri attivi nel settore sanitario, in Ticino come nel resto della Confederazione.

Allora, siamo nel marzo 2020 in piena pandemia, il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis aveva ricevuto da Italia e Francia rassicurazioni: il personale sanitario frontaliero non sarebbe stato precettato. Cosa che poi è stato. Il presidente uscente Attilio Fontana intervistato in Piazza Duomo a Milano durante la cerimonia a tre anni delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, al di là del fatto che sono questioni che vanno discusse con le competenti autorità elvetiche, sottolinea che la Lombardia per trattenere il proprio personale sociosanitario deve rendere questi posti di lavori più competitivi e attrattivi.

Altro tema d’attualità è il disciplinamento del telelavoro. L’accordo amichevole stipulato nel giugno 2020 tra Italia e Svizzera – e rinnovato l’anno successivo – che in piena pandemia consentiva alla manodopera residente in Italia di lavorare da casa senza implicazioni di tipo fiscale e modifiche del loro status, è scaduto il 31 gennaio scorso senza che le parti abbiano trovato una nuova soluzione. Sindacati, lavoratori ma anche datori di lavoro elvetici chiedono che si possa trovare un nuovo accordo.

Non mancano dunque i dossier che il o la prossimo/a presidente della Regione deve affrontare per migliorare e normalizzare i rapporti della Lombardia con la Svizzera e con il Ticino. E noi ne abbiamo accennato solo alcuni. La lista è ancora lunga.

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