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Mosul, distrutta la “torre di Pisa irachena”

L’autoproclamato Stato islamico (ISIS), accerchiato dalle truppe irachene, ha distrutto mercoledì la moschea al Nuri e il suo minareto, uno dei più celebri monumenti dell’Iraq. Era anche il luogo nel quale il leader dell’ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, aveva proclamato la restaurazione del "Califfato".

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La distruzione della moschea di al Nuri e del suo minareto, soprannominato “la torre di Pisa irachena” è un gesto eclatante ma anche simbolico perché proprio dal pulpito di questo edificio nel 2014 il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, fece il suo esordio proclamando la restaurazione del “Califfato islamico”. A renderlo noto sono stati i militari di Baghdad.

La moschea nel 2014.
La moschea nel 2014. Keystone

Opposta la versione fornita dai fondamentalisti, che sul loro organo di propaganda Amaq hanno puntato il dito contro le forze militari statunitensi, che secondo loro “hanno bombardato la moschea”.

La distruzione del luogo di culto segna un punto di svolta nella battaglia per la riconquista di Mosul, iniziata circa otto mesi fa e che ha causato la fuga di 850’000 persone. Da settimane si combatte attorno al centro storico della città, dove nei giorni scorsi si erano levate dense colonne di fumo e incessanti boati di cannoneggiamenti. Asserragliata in una superficie di appena cinque chilometri quadrati, l’ISIS oppone una strenua resistenza in particolare nel settore nord-occidentale, mentre sono almeno 100’000 i civili intrappolati e in disperate condizioni.

Rimangono le macerie. US CENTCOM / Keystone

Condanna da parte dell’UNESCO

Al Nuri, il cui minareto è stato completato nel 1172, appare sulle banconote del paese ed è l’ultimo di una lunga serie di edifici storici rasi al suolo dallo Stato Islamico. 

Il minareto e la moschea “erano tra i siti più emblematici della città oltre ad essere un simbolo identitario per la popolazione”, ha detto Irina Bokova, direttrice dell’UNESCO, secondo la quale questa ennesima distruzione rappresenta un appello “a favore di una mobiliazione internazionale immediata”.


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