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Governo a maggioranza latina e senza rappresentanti zurighesi

I due neo eletti in governo, Elisabeth Baume-Schneider e Albert Rösti
I due neo eletti in governo, Elisabeth Baume-Schneider e Albert Rösti © Keystone / Marcel Bieri

L’ex presidente del partito di maggioranza relativa - l’Unione democratica di centro (UDC, destra) – e un’outsider socialista sono i due nuovi consiglieri federali che dal primo gennaio faranno il loro ingresso nel Governo elvetico al posto degli uscenti Ueli Maurer (UDC) e Simonetta Sommaruga (PS).

Se in casa democentrista il pronostico è stato rispettato con l’elezione al primo turno da parte dell’Assemblea federale di Albert Rösti, che con 131 voti contro 98 ha superato l’altro candidato ufficiale indicato dal suo partito, l’accademico zurighese Hans-Ueli Vogt, desta una certa sorpresa la designazione di Elisabeth Baume-Schneider, decima donna a ricoprire un incarico governativo a Berna e prima giurassiana in assoluto (il cantone francofono è stato istituito solo nel 1979).

Alla vigilia era indicata come favorita la basilese Eva Herzog, che vanta una lunga esperienza nel dipartimento cantonale delle finanze (un indubbio pregio agli occhi dei parlamentari del vasto schieramento di centrodestra) e aveva già corso per il Consiglio federale nel 2010, quando gli fu preferita Simonetta Sommaruga.

Ma nelle audizioni con i vari gruppi parlamentari l’approccio empatico e spontaneo dell’ex consigliera di Stato giurassiana le ha fatto recuperare posizioni nei confronti della concorrente e al terzo scrutinio l’ha spuntata di misura con 123 voti (la quota minima per l’elezione), sette in più dell’altra candidata presentata dal Partito socialista.

La capitale economica resta a bocca asciutta

Sul significato del rinnovo parziale del Governo – due consiglieri federali su sette – si sono moltiplicate le analisi e i commenti giunti dai partiti. Il primo aspetto che è stato rilevato riguarda la maggioranza latina in seno all’esecutivo (tre svizzerofrancesi e un italofono) che governerà un Paese a prevalenza germanofona.

Si tratta della seconda volta nella storia dello Stato federale. Il precedente risale al 1917 quando il ginevrino Gustave Ador sostituì il sangallese Arthur Hoffmann. In governo c’erano già Giuseppe Motta (Ticino), Camille Decoppet (Vaud) e il grigionese Felix-Louis Calonder, primo rappresentante romancio eletto in governo. Il suo seggio fu poi ripreso da un tedescofono nel 1920.

Tant’è che dai banchi “borghesi” sono emerse le prime pressioni indirizzate al socialista friburghese Alain Berset, futuro presidente della Confederazione, indicato come probabile prossimo partente.

Un’altra presunta anomalia riguarda l’assenza di ministri zurighesi: l’uscita di scena di Ueli Maurer fa venire meno una rappresentanza diretta a Berna del popoloso centro economico e finanziario elvetico, dove proprio l’UDC ha una delle sue roccaforti, soprattutto dopo la svolta antieuropeista impressa negli anni ’90 dal suo leader carismatico Christoph Blocher. Il discorso vale anche per altri grossi centri urbani, in particolare Ginevra e Basilea. Rimane peraltro scoperta anche la Svizzera Centrale, culla storica della Confederazione. 

Dipartimenti contesi

Ma la vera partita si gioca nei prossimi giorni. Si profila infatti un possibile rimescolamento dei dipartimenti che potrebbe spostare gli equilibri in Governo. Venerdì infatti i membri del Consiglio federale decideranno, in totale e piena autonomia, la ripartizione delle rispettive competenze e la scelta avviene per anzianità.

Considerato il peso dei dipartimenti presieduti finora da Maurer e Sommaruga, rispettivamente Finanze e DATEC (ambiente, trasporti, energia e comunicazioni), difficilmente i nuovi arrivati andranno ad occupare gli stessi uffici. Con l’avvicinarsi delle elezioni legislative dell’autunno 2023 i sette consiglieri federali potrebbero essere tentati di consolidare la loro azione di Governo da posizioni più salde e solide.

Il commento del responsabile dell’informazione della Radiotelevisione svizzera RSI, Reto Ceschi.

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