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Frontiere chiuse sulla rotta balcanica

Mentre migliaia di migranti e rifugiati restano al confine Grecia-Macedonia, la Slovenia blocca gli accessi e altrettanto faranno Serbia e Croazia

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 marzo 2016

Mentre migliaia di migranti e di rifugiati restano bloccati in Grecia, al confine con la Macedonia chiuso ormai da 48 ore ai migranti illegali, lungo la rotta dei Balcani sono diversi i Paesi che hanno bloccato la loro frontiera come la Slovenia, che ha deciso reintrodurre le regole Schengen.

Il parlamento sloveno ha votato martedì le misure per limitare l'arrivo e il transito di migranti. Ha approvato una nuova e restrittiva legge sull'asilo e ha reintrodotto le regole Schengen.

"La rotta balcanica sta chiudendo", ha osservato il premier sloveno Miro Cerar, "e come Paese d'ingresso all'area Schengen è nostra responsabilità lasciar attraversare il confine dell'Unione Europea solo a coloro che hanno i documenti in regola o soddisfano i requisiti per l'asilo. Questa è la legge e la faremo rispettare."

Poco dopo, anche la Serbia ha annunciato la chiusura delle sue frontiere con la Macedonia e la Bulgaria a tutti coloro che non hanno documenti validi e altrettanto farà la Croazia con i suoi vicini. Austria, Ungheria e Slovacchia hanno già da tempo ripristinato i controlli ai loro confini.

Così, migliaia di migranti restano bloccati in Grecia perché anche la Macedonia ha chiuso i suoi confini ai profughi. Da mezzanotte non sono stati più accolti nuovi migranti nel centro di Gevgelija e nessun profugo è entrato in Macedonia dalla Grecia, dove la situazione delle migliaia di persone bloccate a Idomeni si è fatta intollerabile.

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