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Intesa nel G7 sulla tassazione delle multinazionali

I ministri delle finanze del G7 riuniti a Lancaster House a Londra.
I ministri delle finanze del G7 riuniti a Lancaster House a Londra. Keystone / Henry Nicholls

I ministri delle finanze del G7 hanno raggiunto un accordo sulla tanto attesa riforma dell'imposizione delle società a livello internazionale per porre fine alle pratiche elusive del fisco da parte dei grandi gruppi tecnologici, come Google, Amazon e Apple.

Con un tweet il ministro britannico Rishi Sunak ha infatti anticipato l’intesa “sul principio di una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, applicata Paese per Paese”.

Dopo due giorni di discussioni i rappresentanti dei sette paesi “più industrializzati” si sono accordati sulla soglia minima di imposizione (15%) e sul principio che le tasse debbano essere pagate nei paesi in cui le società vendono i loro prodotti e servizi.

A rilanciare il dibattito, giunto a un punto morto, era stato il presidente americano Joe Biden che all’opposto del suo predecessore aveva proposto un’aliquota del 15%, superiore a quella applicata in diversi paesi come l’Irlanda (12,5%), ma inferiore a quella minima adottata a livello di G7.

Secondo Londra “le maggiori imprese globali, con margini di profitto di almeno il 10%, vedranno il 20% di tutti gli utili al di sopra di tale soglia riallocato e tassato nei Paesi dove effettuano vendite”.

Una volta che questa soluzione globale sarà operativa scomparirà la necessità di tasse nazionali sui servizi digitali, che sono state introdotte in alcuni paesi europei per contrastare l’elusione delle imposte da parte dei giganti del web.

Si tratta di un “impegno senza precedenti che metterà fine alla corsa al ribasso nella tassazione aziendale, assicurando equità per i lavoratori negli Stati Uniti e in tutto il mondo”, ha invece commentato in una nota la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen.

Gli Stati cercavano da parecchi anni di accordarsi su una vasta riforma fiscale internazionale che impedisse alle grandi multinazionali digitali di dichiarare i loro profitti, grazie ai diversi regimi tributari, nei paesi con tassazione ridotta piuttosto che in quelli dove svolgono la loro attività.

I ministri si sono messi d’accordo anche nell’uniformare maggiormente le modalità con cui le società dichiarano l’impatto ambientale delle loro attività, su cui aveva insistito in particolare Londra.

Secondo molti osservatori questa iniziativa metterà fine alle disparità fiscali di cui si giovano attualmente le multinazionali e garantirà risorse finanziarie per centinaia di miliardi di euro utili a dar ripartire l’economia mondiale duramente colpita dalla pandemia.  

La proposta sarà esaminata ora al G20 di Venezia che si terrà tra un mese.

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