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Un Mes ultraleggero attivo da metà maggio

Il simbolo dell euro davanti alla banca centrale di Francoforte
Un po' di luce... la nuova di linea di credito sarà di 240 miliardi di euro dedicata alle spese sanitarie della pandemia, senza condizionalità. Keystone / Michael Probst

I ministri delle finanze dell’Eurozona si sono messi d’accordo per concedere prestiti agevolati ai paesi membri colpiti dal coronavirus che ne faranno richiesta, utilizzando i fondi del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). È uno dei pilastri della risposta europea alla recessione, conseguenza delle misure di confinamento

La nuova di linea di credito sarà di 240 miliardi di euro dedicata alle spese sanitarie della pandemia, senza condizionalità. Gli Stati che la vorranno avranno tempo fino a dicembre 2022 per chiederla e dovranno restituire i suoi prestiti, a tassi bassissimi, entro dieci anni. 

Le richieste potranno partire già da metà maggio, non appena il board dei governatori del Mes si riunirà, mentre le risorse saranno disponibili dal primo giugno. Dopo di allora, starà solo ai Governi scegliere se attivare il prestito che può arrivare al 2% del Pil.

Nessun controllo “stile Grecia”

Dopo settimane di negoziati e polemiche, stavolta l’Eurogruppo ha approvato le conclusioni sul Mes in poche ore. Molto ha aiutato la lettera scritta dai commissari Dombrovskis e Gentiloni al presidente Centeno, che ha chiarito uno dei punti più controversi: a che tipo di monitoraggio dovranno sottoporsi i Paesi che chiederanno gli aiuti. Se ne occuperà la Commissione, nell’ambito delle tradizionali missioni che conduce nei Paesi della zona euro durante il Semestre europeo, quindi non ci saranno missioni ad hoc in stile troika come per la Grecia. 

Un tasso d’interessi molto basso

I prestiti hanno le condizioni più convenienti attualmente esistenti sul mercato: scadenza a dieci anni, un tasso annuo di 0,1%, un costo una tantum di attivazione di 0,25% e un costo annuale per la gestione di 0,005%. E, come ha ribadito Gentiloni, ha “un solo requisito di condizionalità” legato alle spese sanitarie dirette e indirette e “la sorveglianza si concentrerà solo sull’uso coerente dei fondi”. Quali saranno le spese eleggibili sarà quindi la Commissione a valutarlo, perché l’Eurogruppo non è entrato nei dettagli, dandole mandato anche su questo.

E l’Italia che farà?

In Italia, dove l’aiuto può arrivare fino a 37 miliardi di euro, il dibattito sulla sua utilità è ancora acceso. Per il premier Giuseppe Conte, non è abbastanza. Mes, Sure e Bei ammontano “ad una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie”, per questo serve un Recovery Fund “di notevole dimensione, almeno 1 trilione di euro, per portare la dotazione totale della risposta europea in linea con le necessità finanziarie complessive dell’Ue”. 

Ma su questo, l’Ue è ancora molto indietro. La proposta della Commissione non arriverà prima di un paio di settimane, e nel frattempo restano intatte le riserve di chi non vuole fare sforzi ulteriori nel bilancio comune, come Olanda, Danimarca e Svezia.

Ecco il servizio del Tg:

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