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Estradati in Italia tre presunti membri della ‘ndrangheta

L aula che ha ospitato il maxi processo contro la ndrangheta nel gennaio del 2021
Nell'immagine d'archivio l'aula che ha ospitato il maxi processo a Lamezia Terme contro la 'ndrangheta nel gennaio del 2021. Lapresse Valeria Ferraro / Lapresse

Nuovi sviluppi sul fronte della maxi operazione contro la 'ndrangheta coordinata la settimana scorsa dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Milano, Livorno e Reggio Calabria: tra i sei indagati residenti in Svizzera, tre hanno accettato l'estradizione semplificata.

Settimana scorsa, le autorità italiane avevano emesso provvedimenti di fermo contro 104 persone, indagate a vario titolo per associazione mafiosa, spaccio, traffico di armi. Sei di queste, come detto, sono residenti in Svizzera.

L’Ufficio federale di giustizia ha confermato lunedì che tre degli indagati hanno accettato la procedura semplificata di estradizione. Si tratta di tre cittadini italiani: un 59enne residente nel Luganese, dove era gerente di un pub, uno residente del canton San Gallo e uno nei Grigioni.

È poi emerso che nel bar del 59enne lavorava come cameriere l’altro indagato in Ticino, un 41enne arrivato nell’aprile 2017 e titolare di un permesso G per frontalieri.

Secondo gli inquirenti era lui che effettivamente gestiva il traffico di stupefacenti e di armi. Tanto che – come si legge dalle carte dell’inchiesta  – il lavoro del 41enne era considerato “una copertura per beneficiare dei permessi di soggiorno” .

Nel frattempo il 59enne venerdì è stato consegnato alle autorità italiane. Sabato invece è stato consegnato l’altro indagato, sempre italiano residente nel canton San Gallo. Un terzo ha accettato anch’egli la procedura semplificata ed è in attesa dell’estradizione.

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