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Una tassa per le automobili straniere in transito in Svizzera 

Code al San Gottardo
Per evitare le code sulle autostrade svizzere, la mozione Chiesa chiede di tassare gli automobilisti stranieri in transito. Keystone / Urs Flueeler

Le persone straniere che attraversano la Svizzera in automobile da un confine all’altro senza significative soste dovranno pagare una tassa di transito. Lo ha deciso il Consiglio degli Stati che ha approvato giovedì all'unanimità la mozione del senatore ticinese democentrista Marco Chiesa.  

La decisione segna una svolta nella gestione del traffico alpino. Nonostante la contrarietà del Consiglio federale, la Camera alta ha scelto di dare un segnale forte sulla necessità di trovare un equilibrio tra il ruolo di crocevia d’Europa e la salvaguardia del fragile ecosistema alpino. 

La proposta di Chiesa non è un semplice pedaggio, ma un meccanismo complesso pensato per modulare i flussi di traffico. L’idea è di introdurre una tassa di transito (TT) il cui importo non sarebbe fisso, ma varierebbe dinamicamente in base a tre fattori chiave: la densità del traffico, la fascia oraria e il giorno della settimana. L’obiettivo dichiarato è di scoraggiare l’attraversamento della Svizzera durante i momenti di picco, come i fine settimana festivi che regolarmente paralizzano l’asse del San Gottardo, e di spingere chi viaggia a scegliere orari o giorni meno congestionati.  

Il servizio del TG 20.00 della RSI del 25 settembre 2025:

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Come ha sottolineato Chiesa “non si tratta però di una misura punitiva”. Secondo la mozione, questo sistema di road pricing colpirebbe selettivamente i veicoli che utilizzano la Svizzera come mero corridoio, entrandovi da un Paese confinante per uscirne verso un altro senza generare un reale valore aggiunto economico nella Confederazione. I proventi, vincolati per legge, andrebbero ad alimentare il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRACollegamento esterno), assicurando che le risorse generate dal traffico vengano reinvestite nel potenziamento e nella manutenzione delle infrastrutture stesse. 

La proposta di Marco Chiesa, depositata il 9 dicembre 2024, non è un’iniziativa isolata: a luglio una mozione Collegamento esternoidentica è stata presentata al Consiglio nazionale dall’urano Simon Stadler (Centro), sostenuta da ben 75 consiglieri nazionali di tutti gli schieramenti politici e dall’intera delegazione ticinese alle Camere federali. Questa convergenza trasversale testimonia l’urgenza percepita dalle regioni di transito. 

La posizione scettica del Consiglio federale

Nonostante la proposta sia stata giudicata compatibile con gli accordi bilaterali con l’Unione Europea – fatto sottolineato da tutti i senatori che sono intervenuti nella discussione – il Consiglio federale, per voce del ministro Albert Rösti, ha ribadito in aula la sua presa di posizione del 3 settembre 2025, raccomandando di respingerla. Le obiezioni del Governo sono sia di natura giuridica che pratica.  

Il principale ostacolo, secondo Albert Rösti, è l’articolo 82 della Costituzione federale, che sancisce il principio della gratuità dell’uso delle strade pubbliche. Sebbene siano ammesse deroghe, il ministro ritiene che la tassa proposta da Chiesa, avendo un’applicazione generale su tutta la rete e non limitata a singole opere, richiederebbe una modifica costituzionale, un processo lungo e dall’esito incerto.  

A questo si aggiungono le complessità amministrative. L’implementazione presenta sfide significative. La tariffazione dinamica richiede algoritmi sofisticati per calcolare in tempo reale le tariffe appropriate. Per l’identificazione dei veicoli soggetti alla tassa sarà inoltre necessario sviluppare un sistema che permetta di distinguere tra il traffico di transito e quello destinato al territorio svizzero, evitando di penalizzare i residenti e i visitatori che contribuiscono all’economia locale.  

La tecnologia moderna offre però diverse soluzioni per questo tipo di sfide, dalle telecamere per il riconoscimento automatico delle targhe ai sistemi di telepedaggio elettronico. Il senatore del Centro Fabio Regazzi ha ricordato al Governo che 177 valichi di frontiera sono già equipaggiati con un sistema di riconoscimento automatico delle targhe.  

L’implementazione di tali sistemi, che richiederà investimenti significativi, dovrà anche garantire il rispetto della privacy e della protezione dei dati personali.  

Un coro di voci per un cambio di rotta

Il sostegno bipartisan alla mozione si inserisce in un coro sempre più ampio di voci che chiedono un cambio di paradigma. Il malcontento delle regioni di transito, come il Ticino, i Grigioni e Uri (ma come ha sottolineato ancora Regazzi, riguarda un po’ tutti i Cantoni svizzeri che sono attraversati da arterie internazionali), è palpabile e politicamente trasversale.  

Già nel giugno 2023, un’alleanza civica guidata sempre da Simon Stadler aveva presentato una mozioneCollegamento esterno per un pedaggio dinamico limitato al tunnel del San Gottardo, raccogliendo un ampio sostegno e forte di un sondaggio di 20 Minuten che rivelava un sorprendente 69% di svizzeri e svizzere favorevoli. Quella mozione, però, è stata respinta dal Consiglio nazionale il 6 maggio 2025, spingendo i promotori a ripresentare una proposta più ampia a livello nazionale.  

>> La decisione del Consiglio federale di escludere l’introduzione di slot orari o pedaggi per il San Gottardo:

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L’idea di gestire i flussi non è nuova. Il Canton Uri aveva persino proposto un sistema di prenotazione digitale per l’attraversamento della galleria del Gottardo, un’ipotesi però bocciata in Parlamento. Queste iniziative, pur con approcci differenti, evidenziano un’urgenza comune: il sistema attuale, basato su una vignetta autostradale dal costo forfettario di 40 franchi all’anno, è considerato obsoleto e inadeguato a gestire la pressione crescente. 

L’Europa come laboratorio di soluzioni

Nel cercare una via d’uscita, la Svizzera può attingere a un vasto repertorio di soluzioni già testate in Europa. Le esperienze di congestion charge urbana, in particolare, offrono dati concreti sui benefici di una tariffazione mirata del traffico. 

Londra, pioniera del settore con l’introduzione della congestion charge nel 2003, ha dimostrato l’efficacia del modello: partita con una tariffa di £5 (poco più di 5 franchi), poi aumentata a £11,50 nel 2014, ha ottenuto riduzioni significative del 16% nelle emissioni di CO2, del 15% nel particolato PM10 e del 9% negli incidenti stradali già nel primo anno di applicazione, come evidenzia lo Studio comparativo su Londra, Stoccolma e MilanoCollegamento esterno  

Stoccolma, che ha adottato un sistema variabile con un massimo di 60 corone svedesi al giorno dal 2006 (circa 5 franchi), ha registrato cali del 13% sia per le emissioni di CO2 che per il PM10. Milano, con il suo sistema misto introdotto nel 2008 che combina tariffe basate sulle emissioni e una tassa fissa per la congestione, ha conseguito una riduzione del 15% del PM10 e un notevole calo del 21,3% degli incidenti stradali tra il 2007 e il 2011.  

Questi dati dimostrano che un prezzo applicato all’uso dell’infrastruttura stradale non solo riduce la congestione, ma genera anche benefici tangibili per la salute pubblica. Anche sul fronte dei pedaggi extra-urbani, il modello svizzero appare quasi un’anomalia. L’AustriaCollegamento esterno adotta un sistema ibrido che affianca alla vignetta annuale (103,80 € per il 2025) pedaggi specifici per i tratti alpini. La GermaniaCollegamento esterno ha implementato da anni un pedaggio satellitare (LKW-Maut) per i camion, mentre Francia e Italia utilizzano sistemi distance-based che rendono i lunghi attraversamenti assai onerosi. 

Un voto unanime

L’approvazione unanime della mozione Chiesa da parte del Consiglio degli Stati rappresenta un momento di svolta nella politica dei trasporti svizzera. Raramente la Camera alta si esprime con tale compattezza su questioni controverse, segno che la pressione del traffico di transito ha raggiunto livelli insostenibili anche per i senatori più prudenti. Il voto odierno invia un messaggio chiaro al Consiglio federale: nonostante le obiezioni tecniche e costituzionali, il Parlamento considera prioritaria la ricerca di soluzioni innovative per proteggere le regioni alpine. 

La decisione assume particolare rilevanza considerando che la mozione dovrà ora passare al Consiglio nazionale, dove gode già del sostegno di 75 deputati (su 200). Se approvata anche dalla Camera bassa, il Governo sarà formalmente incaricato di elaborare le basi legali per un sistema di tassazione del transito. La strada verso un sistema di road pricing nazionale è ancora irta di ostacoli, ma l’immobilismo – come ha sostenuto il senatore ticinese Chiesa – non è più un’opzione sostenibile. 

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