La ticinese Elly Schlein è candidata al posto di segretaria del Partito democratico italiano.
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Il PD italiano potrebbe diventare un po' svizzero: domenica il movimento sceglierà i suoi nuovi vertici e la scelta si farà tra la ticinese Elly Schlein e il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
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tvsvizzera.it/mrj
Domenica il Partito democratico italiano (PD) sceglierà i suoi nuovi vertici e la Svizzera potrebbe essere protagonista. È infatti una battaglia tra due contendenti: da una parte il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e dall’altra la ticinese Elly Schlein.
La 37enne, nata e cresciuta a Lugano, madre italiana, padre americano, sta tentando la scalata a uno dei maggiori partiti di centrosinistra europei, il cui rilancio parte proprio da qui, dopo la sconfitta elettorale di settembre.
Schlein si è avvicinata alla politica ai tempi del liceo. “Sono andata a scuola con tante compagne e compagni che venivano da altri Paesi. Quindi forse la cosa che più mi ha forgiata è l’imparare quanto, al di là delle nostre differenze, è importante avere uguali diritti e opportunità di futuro”, ha dichiarato la candidata ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana.
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Dopo il liceo ha frequentato l’università a Bologna, dove si è laureata in giurisprudenza. In seguito si è recata negli Stati Uniti, a Chicago, dove ha fatto da volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama. Il “grande salto” è avvenuto nel 2014, quando viene eletta europarlamentare per il PD. Partito che, però, abbandona l’anno seguente in dissenso con l’allora segretario Matteo Renzi. La sua attività politica però continua e nel 2020 fa il pieno di voti alle elezioni in Emilia-Romagna e diventa la vicepresidente del partito, a fianco di Stefano Bonaccini che oggi sfida per la leadership. Il PD, dice, ha bisogno “di una sinistra, più che di me. Una sinistra che torni a ricostruirsi attorno a tre aggettivi fondamentali: che sia ecologista, progressista e femminista insieme.
Per Elly Schlein, però, la vera sfidante è Giorgia Meloni. Nell’ottobre 2019, l’attuale premier si presentava con “Io sono Giorgia. Sono una donna. Sono una madre. Sono italiana. Sono cristiana.” Nel 2022 la ticinese le risponde con “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono madre. Ma non per questo sono meno donna”. Per molti elettori ed elettrici, la ticinese è la “anti-Meloni”: c’è chi spera che questo “personaggio di rottura, molto forte e credibile” riesca a estrarre dal partito nuove risorse e nuove energie. Anche perché attira molto le e i giovani e quella parte di centro-sinistra “che negli ultimi anni si è molto astenuta”. Anche se c’è chi dice che sia “troppo di sinistra”.
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