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Sale a oltre 300 morti il bilancio della strage in Sinai

È salito a 305 morti, di cui 27 bambini, e 128 feriti il tragico bilancio della strage perpetrata ieri nella moschea di al Rawdah, nel nord del Sinai, da parte di un commando di terroristi, di cui oggi sono stati forniti ulteriori particolari da parte degli inquirenti egiziani.

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Quando è iniziata la preghiera del venerdì i jihadisti – tra i 25 e i 30 uomini armati, alcuni a volto coperto, con folte barbe e capelli, pantaloni militari e maglie nere – hanno accerchiato il luogo di culto posizionandosi all’entrata e alle 12 finestre. Ed hanno iniziato a sparare all’impazzata con armi automatiche contro i fedeli e fatto esplodere ordigni all’esterno dell’edificio.

I terroristi sono quindi penetrati nella moschea continuando a sparare contro i civili inermi. Testimoni riferiscono che gli assalitori, che hanno anche allestito posti di blocco prima dell’arrivo della polizia, si sono accaniti contro i fedeli in fuga e hanno aperto il fuoco contro le ambulanze che trasportavano i feriti verso l’ospedale di Al Arish.

Le forze di sicurezza hanno risposto con alcuni raid dell’aviazione militare che, secondo fonti dell’esercito, hanno colpito veicoli coinvolti nell’attacco terroristico, uccidendone gli occupanti. La controffensiva è proseguita con attacchi di terra coordinati con l’aeronautica contro un certo numero di siti terroristici.

Intanto però il Ministero dell’interno ha decretato lo stato d’allerta massimo in tutti i governatorati e sono state rafforzate le misure nei luoghi sensibili (edifici di culto, sedi governative, commissariati e caserme, locali pubblici e vie principali).

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