Scala di Milano: l’ultimo tassello di Mario Botta
Con la costruzione di una torre di 17 piani, si completa il masterplan degli interventi di ammodernamento della Scala di Milano cominciati con il progetto del 2002-2004 e firmati dall’architetto ticinese Mario Botta.
In poco più di due anni quella che era una profondissima voragine si è trasformata in un palazzo perfettamente integrato con gli edifici circostanti. Da via Verdi, la via che costeggia il lato sinistro del teatro alla Scala di Milano, i piani fuori terra visibili della nuova torre sono undici. In realtà, se si comprendono anche gli altri che si trovano sotto la sede stradale, si arriva a 17. Un edificio di 38 metri in altezza a cui si aggiungono 19 metri in profondità.
Ultimo tassello del progetto di ammodernamento del teatro scaligero cominciato nel 2002 con la costruzione della nuova torre scenica e della torre ellittica destinata alle sale prova. Allora come oggi la firma dell’opera (architettonica) è di Mario Botta che, insieme al fidato amico e collega Emilio Pizzi, ha realizzato il progetto.
17’000 metri cubi e un richiamo alla Torre Velasca
Entrarci è facile, orientarsi al suo interno con tutti quei livelli, per ora, un po’ meno. Dall’ultimo piano, nella sala prove del ballo di 145 metri quadri con il pavimento piano, alcune feritoie ritraggono il centro storico e i tetti della città di Milano come quadri dei vedutisti dell’800 mentre le due terrazze ai piani inferiori offrono spazio e profondità ad una costruzione, stretta e alta che richiama in alcuni punti la Torre Velasca.
“Siamo nel centro storico e abbiamo dovuto giocoforza guadagnare in altezza e profondità lo spazio per poter avere quei servizi di cui la programmazione odierna così intensa per balletto, spettacoli e concerti ha bisogno. Già in occasione della realizzazione del progetto dei lavori del 2002-2004, c’era l’idea di una torre dato che lo spazio a disposizione era ridotto e che bisognava costruire un edificio per espandersi in altezza e in profondità”, racconta a tvsvizzera.it l’architetto Mario Botta.
Un retropalco di 70 metri
Qui, nella parte fuori terra, ci sono anche gli uffici del teatro mentre per arrivare alla sala prove per l’orchestra non ancora terminata bisogna scendere fino al piano -6. È questo il vero gioiello del progetto che, una volta rivestito in legno in modo da rendere perfetta l’acustica grazie all’idea del progettista Yasuhisa Toyota, fungerà anche da sala di registrazione. “Per difenderla dalla falda acquifera – spiega l’architetto Emilio Pizzi – non è stato facile: abbiamo dovuto isolarla e proteggerla come un guscio”.
E poi c’è il capolavoro del retropalco, un cannocchiale visivo con la stessa inclinazione del palcoscenico, che grazie alla sua profondità fino al bocca scena della sala di 70 metri, consentirà l’ingresso di coreografie e, grazie all’enorme spazio, permetterà anche l’ingresso di cortei e linee di commedianti. “Fin dall’Ottocento si diceva che il teatro migliore non è quello che ha la sala più bella ma il palco più profondo perché l’illusione scenica è possibile quando vi è questa grande prospettiva in profondità. E la lotta, fra loro, dei teatri europei era quella di avere questa sorta di tubo catodico il più profondo possibile per rendere l’illusione scenica la più verosimile rispetto al racconto che l’opera necessita”, aggiunge l’architetto Mario Botta. Che sul prossimo progetto che lo attende non vuole sbilanciarsi. “Io sono un muratore che sa un poco di architettura. Il prossimo progetto è tutto da divenire perché l’architetto lavora su domanda e interpreta la cultura del proprio tempo per cui cosa arriverà è una sorpresa ma avrà come premessa l’ultimo lavoro che è stato fatto che è, appunto, questo”.
Nel nuovo edificio ad alta efficienza energetica con condizionamento con pompe di calore raffrescate utilizzando acqua di pozzo, sistema di teleriscaldamento e pannelli fotovoltaici in copertura e costato complessivamente 23 milioni di euro (calcolando oltre ai lavori anche l’acquisto e la demolizione della palazzina preesistente), avranno sede tutte le funzioni del Teatro alla Scala attualmente dislocate all’esterno.
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